Un giorno da dimenticare fra
ore di ricerche che non sono ancora terminate, ore di parole, commenti insulsi
e cattiverie gratuite di chi un’anima non l’ha più e forse non l’ha nemmeno
posseduta mai.
Io ho sempre pensato che se
mi fossi ritrovata a vivere in un luogo di guerra avrei fatto la stessa cosa
che vedo fare a tutte queste persone che si aggrappano alla speranza di potersi
concedere almeno una speranza, di non soccombere per meno di chi arriva a
privarli di quel poco che già hanno.
Si stanno arricchendo tutti
alle spalle della sofferenza, della povertà, della voglia di non darsi per
vinti e noi come sempre restiamo a guardare. È una Nazione che si da da fare
per tutto e tutti questa? O piuttosto una Nazione dimenticata sia dall’Europa
che dalle altre Nazioni che la sfruttano strizzandole l’occhio?
Avrei tante cose da
scrivere, tante parole di fuoco che mi girano in testa, ma da stamani mi sono
rinchiusa in un silenzio irreale, un silenzio che fa male, che mi fa immaginare
le mie onde e il mio mare come un luogo che non mi piace vedere come custode di
morte.
Io il mare lo adoro mi auguro solo che almeno lui sia clemente con queste
persone e possa donare loro un abbraccio di pace e di umanità cosa che non
riusciamo a fare noi “esseri umani”.
La mia risposta a quanti
sostengono di essere contenti di questa ennesima tragedia (che è una delle
tragedie più grandi dalla fine della seconda guerra mondiale), a quanti
sostengono che i mezzi che trasportano i migranti andrebbero affondati prima
che lascino le loro stesse terre, a quanti sostengono che queste persone
vengono a rubare il lavoro a noi “italioti”, a quanti non hanno occhi per
vedere ciò che ci stanno facendo e ciò che stanno facendo con le vite di queste
persone, a quanti li strumentalizzano e li usano per procacciarsi consensi
elettorali, voglio rispondere con questa testimonianza.
Aveva ventuno anni, non ne
compirà ventidue. Klodian Elezi, 21 anni, origine albanese ma tutta la famiglia
ormai radicata nell’operosa Chiari, provincia bresciana, dove comincia il
Nordest geografico e dove già è nel suo pieno fiorire quello
economico-industriale-paesaggistico: lunghe file di capannoni, aziende,
villette, fabbriche, strade intasate, eccetera. È morto qualche giorno fa, a
Pessano con Bornago, mentre lavorava (le cronache riferiscono “senza
imbragatura”): a dare la notizia o a rilanciarla sono stati il network di
informazione Today rilanciato oggi da Dagospia, Alessandro Gilioli, qualche
sito schierato nella lotta a Expo, i giornali di Brescia e Bergamo, e pochi
altri. O forse, nessun altro. La notizia non ha sfondato la barriera della
stampa locale e di quella antagonista salvo, appunto, poche lodevoli eccezioni.
Il cantiere di Tem è uno dei
tanti che ha accumulato ritardi in vista di Expo e adesso si lavora a pieno
regime per arrivare in tempo o, almeno, per contenere il ritardo. Tem, va
detto, è una delle grandi infrastrutture di cui si parla, a Milano e dintorni,
da ben prima che Expo fosse nella mente di chiunque. Expo doveva essere
l’occasione per accelerare, finalmente. L’ultimo annuncio vuole che la
Tangenziale Esterna di Milano, opera collegata a Expo, sarà inaugurata il 16
maggio. Con un paio di settimane di ritardo, insomma, ma si farà. Proprio il
cantiere in cui lavorava Klodian era stato interessato dalle inchieste sulla
Ndrangheta in Lombardia mentre dopo il suo decesso le Asl hanno rilevato
diverse irregolarità e quindi bloccato il cantiere. Le notizie però sono poche
e frammentarie, e vedremo se ne avremo altre nei prossimi. Lecito sperarlo, non
realistico crederci troppo.
Così come sarebbe bello
poter credere che, ricordando Klodian Elezi, chi si riempie continuamente la
bocca di scemenze sugli stranieri che emigrano in Italia al solo scopo – vuole
la vulgata di Salvini and friends – di rubare, stuprare e delinquere, provasse
un po’ di vergogna e facesse vincere l’istinto umano su quello animale, la
verità sulla propaganda. Non capiterà, lo sappiamo tutti. Klodian è morto
mentre lavorava, in fretta, stanco, pressato dalle scadenze, per dare
un’autostrada, una in più, ai cittadini lombardi e milanesi. Ricordiamoci di
lui, dal 16 maggio in poi, ogni volta che prendiamo la Tangenziale Esterna.
Ricordiamoci di un ragazzo italiano di origine albanese morto lavorando
alacramente per recuperare i ritardi accumulati da politici, faccendieri e
manager lungo i decenni. Loro, tutti italianissimi, of course.
Auguro vivamente a chiunque
non guarderà alle cose per ciò che realmente sono di rinascere in una prossima
vita in un Paese da cui saranno costretti a fuggire e di ritrovarsi nella
medesima situazione di chi oggi comunque e non per colpa sua è morto,auguro
loro di non ricevere aiuto , di fare i conti con la fame e la disperazione, lo
sfruttamento e la violenza e poi di raccontare a tutti noi come ci si sente nel
ritrovarsi a vivere così.
Mi auguro che l’umanità mi dia ascolto e ritorni!
Io a vivere in un mondo come
questo non riesco davvero più, continuerò a fare di tutto per non diventare mai
una persona arida e senza cuore anche se non avete idea di come questo faccia
stare male.
Anna Lisa Minutillo