lunedì 12 dicembre 2016

L’assessore chiede la presenza ma non la dà



È un curioso modo di promuovere le iniziative dell’assessorato alla cultura quello adottato dall’architetto Beverati: invita una ad una le associazioni culturali montegranaresi “a voler contribuire, con la loro presenza, alla riuscita della manifestazione”. Per carità, alla fine è cosa legittima, ma anche qui mi pare un modus operandi poco istituzionale e, soprattutto, poco coerente. La scarsa istituzionalità è evidente ma ci sta; ormai, su questo aspetto, abbiamo rotto gli argini. Sulla scarsa coerenza vorrei spiegarne il perché.
L’Assessore Beverati, così come i suoi colleghi di giunta, dovrebbero fare per primi quello che chiedono. Faccio un esempio? Il concerto dei FiorOscuro. Ve bene, l’organizzatore fisico ero io ed è evidente che non posso essere loro troppo simpatico, ma dietro c’erano quasi tutte le associazioni montegranaresi e, soprattutto, c’era uno scopo benefico, di fronte al quale il resto dovrebbe passare in secondo piano. Invece non ci è visto nessuno. Né Sindaco, né vice, né tantomeno l’Assessore alla cultura Beverati che, però, ora chiede alle associazioni di contribuire.
Bene, io lo farò come ho sempre fatto. Se non avrò impegni più importanti sarò presente e darò il mio piccolo contributo. Beverati, invece, si faccia un esamino di coscienza che, ogni tanto, specie sotto Natale, fa bene.

Luca Craia

Caso Emmanuel: la violenza dei non violenti querelata da Sandra Amurri.



Fa bene, molto bene, la giornalista de Il Fatto Quotidiano, Sandra Amurri, a ricorrere alle vie legali per tutelarsi contro i continui e gratuiti attacchi alla sua onorabilità portati avanti da un gruppo la cui utilità è ancora ignota, il Coordinamento 5 Luglio che, già dal nome, assume toni piuttosto preoccupanti. In questo coordinamento, che non si capisce esattamente cosa coordini, sono confluiti personaggi appartenenti alla galassia ex-comunista che gravitano localmente intorno al gruppo consiliare di opposizione a Fermo e sembra che il loro obiettivo sia mantenere alta l’attenzione sui brutti fatti della scorsa estate, quando vi fu un omicidio a sfondo razzista e l’imputazione collettiva di Fermo e dei Fermani da parte dei media e di certi benpensanti che, a quanto pare, non sono ancora sazi.
La giornalista marchigiana, qualche giorno fa, ha pubblicato per prima, proprio su Il Fatto Quotidiano, la notizia dell’informativa circa la presunta presenza di esponenti della mafia nigeriana al funerale dell’immigrato ucciso. Questo ha fatto, la Amurri, in un articolo di pura cronaca nel quale, seppur rileggendolo più volte, non ho trovato commenti o interpretazioni personali che potessero sbilanciare le valutazioni del lettore. Ma, solo per aver reso pubblica una notizia verificata e reale, si è tirata addosso l’ira funesta dei tutori della non violenza che, quando ci si mettono, sono in grado di fornirne a pacchi, di violenza, se non altro verbalmente, di infangare, insultare, denigrare senza problemi.
Ho avuto modo anche io, nel mio piccolo, di saggiare la cattiveria e l’ottusità di certe persone, commentando i fatti di Fermo sul profilo Facebook di un noto esponente della sinistra picena, il quale, nonostante la mia pacatezza, mi insultava per poi bloccarmi definitivamente. Potete immaginare il mio dispiacere, non ho mangiato per giorni. Fatto sta che tutto questo testimonia la profonda contraddizione in cui vivono questi soggetti, pacifisti e non violenti ma pronti a tutto per portare avanti la loro idea e, soprattutto, la loro immagine.
Resto dell’idea che iniziative come quelle di questo fantomatico coordinamento siano quanto di più deleterio si possa pensare per Fermo e il suo territorio. Auspicavo il rapido spegnimento dei riflettori su Fermo, il ritorno alla ragione di don Vinicio e il calo dell’interesse mediatico che tanto danno ha portato, e invece questa gente non demorde e continua imperterrita a mortificare il posto in cui vive e da cui trae di che sostenersi. Perché lo facciano sarebbe interessante da esaminare ma non lo farò, ognuno tragga le sue conclusioni. Resta il fatto che vederli operare spiega tante cose sul perché la nostra classe dirigente sia finita in mano a dei lestofanti e la sinistra o sedicente tale sia scomparsa quasi del tutto dalla scena politica.

Luca Craia

domenica 11 dicembre 2016

Gentiloni al governo: non c’era alternativa



Vorrei ricordare a tutti coloro che oggi si stracciano le vesti perché il Presidente della Repubblica ha incaricato il povero Gentiloni di formare un nuovo governo dopo Renzi, che abbiamo votato per un referendum e non per le elezioni politiche. Esiste ancora una maggioranza parlamentare, per quanto eletta con una legge illegale, ed è l’unica maggioranza possibile al momento. Mattarella, quindi, ha semplicemente rispettato la Costituzione, quella che abbiamo appena difeso e salvato da un attacco pernicioso condotto da quella stessa maggioranza che oggi andrà di nuovo a governare. È la Costituzione che lo dice e così deve essere.
Gentiloni è un poveraccio. Lo è sia perché politicamente ha il valore di una moneta da dieci Lire bucata, sia perché si trova una patata bollente tra le mani e non ha le capacità nemmeno per pelarla. È logico pensare che, dietro a questa ennesima marionetta, ci sia il solito burattinaio che ha manovrato le ultime tre. Nulla di nuovo, quindi, ma andiamoci piano ad accusare il Presidente della Repubblica che, in questo caso, ha semplicemente assolto al suo compito.
Ora c’è solo da augurarsi che questo miserabile governo faccia velocemente una legge elettorale passabile e che ci lasci votare quanto prima. Così non fosse la vedo davvero molto male, ma chi ha orchestrato questa situazione, che è stata progettata nel dettaglio, fino a prevedere anche il dopo Renzi e la sconfitta al referendum, lo ha fatto molto bene, facendo anche conto sull’inflessibilità del Movimento 5 Stelle. Temo che toccherà aspettare la fine del quinquennio, e non è, come semplicisticamente si vuole fare intendere, una questione legata alle indennità parlamentari da maturare. Il motivo è che, nel frattempo, si dovrà dirimere la questione dell’incostituzionalità della legge elettorale, magari facendone un’altra anche peggiore che metterà il Pd nelle condizioni di governare e riformare la Costituzione senza ulteriori problemi.

Luca Craia