sabato 17 dicembre 2016

Il dolce di Natale


Il rito del Frustingo cominciava una mesata prima di Natale, quando nonna andava da Mimi, il negozietto di generi alimentari, pieno di profumi e leccornie, che stava proprio di fronte casa nostra, a ordinare gli ingredienti. Perché, per fare un frustingo come si deve, occorrono ingredienti di primissima qualità. E Mimi era l’unica spacciatrice di queste prelibatezze. Prima di tutto i fichi secchi, poi i canditi, le noci, preferibilmente di Sorrento. Una volta arrivato tutto l’occorrente si riuniva la congrega delle donne.
Infatti il frustingo è un dolce che va fatto in gruppo, dove in genere c’è la specialista che conosce esattamente le dosi per farlo davvero speciale. Le altre donne fanno il lavoro manuale ma la specialista detta le istruzioni, le dosi, i ritmi di lavoro. A casa mia si riunivano le donne del vicinato: nonna Peppa, Marì de Baffì, la stessa Mimi, Pia, Fidarma. Poi c’era la specialista, Eda de Vastò, che in quell’occasione diventava capa capessa, leader indiscusso della congrega. Nonostante fossero anni e anni che tutte queste donne assistevano Eda nella preparazione del Frustingo, nessuna di loro era in grado di usurparle il ruolo di specialista.
Così, la settimana prima di Natale, in un pomeriggio convenuto, la congrega si riuniva, in genere a casa mia perché era quella con la cucina più grande, per preparare il frustingo comune al vicinato. La cucina diventava laboratorio alchemico e tutta la magia di quelle mani sapienti, che impastavano, sminuzzavano, mantecavano, versavano davano vita a un momento di pura poesia, fondamentale nella creazione dell’atmosfera natalizia tanto quanto presepe e albero.
Una volta pronto l’impasto veniva versato nelle teglie d’acciaio che ogni donna aveva portato con sé. Queste teglie dovevano andare in forno, ma non il forno di casa, perché per cuocere il frustingo ci vuole un forno potente. Una volta c’era quello a legna ma già all’epoca di cui vi parlo non ce l’aveva più nessuno. Per cui le donne, in processione, portavano ognuna la sua teglia al forno di Americo, poche decine di metri lontano. Lì, la mattina dopo, il rito del frustingo, questa magia natalizia tutta nostra, aveva il suo compimento. L’aria del centro storico si riempiva del suo odore dolciastro ed era Natale.
Non rimaneva che portare a casa, ogni donna alla sua, il dolce ben cotto e difenderlo per qualche giorno dagli attacchi di mariti, figli e generi. A casa mia nonna lottava a spada tratta con babbo che difficilmente sapeva resistere. Il frustingo doveva maturare qualche giorno, una volta cotto. Così era pronto giusto giusto per la vigilia di Natale quando, durante la tombola del dopo cenone, si inaugurava tagliando la prima fetta. 

Luca Craia

I Cinquestelle e le invasioni barbariche

Per chiarezza diciamo che ho votato il Movimento 5 Stelle più di una volta e credo che mi toccherà votarlo ancora, visto il panorama. Con questo dichiaro di essere perfettamente conscio della responsabilità che mi assumo. Ciò detto, vorrei ragionare sugli ultimi fatti romani e su come i duri e puri si siano rivelati, in questo frangente come in altri, molto al di sotto delle aspettative.
La Raggi non è una vittima. È carnefice di se stessa e del suo stesso Movimento di cui è espressione.  Per questo, col caso Marra, ha e deve assumersi tutte le responsabilità derivanti dal suo comportamento. Un comportamento scomposto e difficile da interpretare, in bilico tra buona fede e malafede, in cui il Sindaco di Roma (perdonatemi, ma Sindaca mi suona da presa per i fondelli) ha ampliamente dimostrato la sua inadeguatezza. Se Virginia Raggi era in buona fede è una sciocca e non può governare la Capitale. Se era in malafede è parte del sistema e non dovrebbe governare la Capitale. In entrambi i casi cambiano i fattori ma il risultato resta il medesimo.
Questo, però,  dimostra come il nuovo differisca dal vecchio per la forma. Il vecchio non si sarebbe fatto prendere in castagna così stupidamente, con tutti gli enormi danni allo schieramento che ne conseguono. Siamo di fronte a un’approssimazione politica disarmante, che crea in me timori qualora dovessimo far governare il Paese a persone così poco preparate.
Ma siamo di fronte alla fine di un’era. Le ere finiscono nell’approssimazione, con gente che si improvvisa nel rimpiazzare i poteri che ha appena abbattuto. Le ere finiscono con le rivoluzioni, nel sangue, e ci andrà bene se la nostra finirà con le cazzate della Raggi. L’Impero Romano crollò sotto la spinta dei barbari, tribù disorganizzate , disomogenee, ma con inseta la forza del cambiamento. Ecco quello che accade ora: il Movimento 5 Stelle è una forza barbarica probabilmente destinata a scardinare e sostituire il vecchio. Fa paura, farà un sacco di danni, ma pare che la storia vada in quella direzione. E poco potranno i magistrati addomesticati, i giornalisti servi e perfino le scelte stupide della Raggi.

Luca Craia

venerdì 16 dicembre 2016

Marciapiedone di viale Gramsci. Pubblicato l’atto preliminare per l’appalto.


                                                                                                                                       
Pareva quasi un fantasma, il progetto di rifacimento di viale Gramsci a Montegranaro. Un progetto che, un anno fa, veniva dato per approvato, poi diventava modificabile, poi tornava definitivo e poi veniva modificato sulla base dei suggerimenti dei commercianti. Oggi come sia e in che consista il progetto lo sa si è nò chi l’ha fatto, visto che, in definitiva, non è mai stato reso pubblico nella sua stesura che si presume finale, ma credo che si sia giunti davvero al punto definitivo. Infatti è stato pubblicato l’atto che fa da preambolo alla gara di appalto per l’affidamento dei lavori, un documento che si chiama “AVVISO PER MANIFESTAZIONE DI INTERESSE A PARTECIPARE ALLA PROCEDURA DI AFFIDAMENTO DEI LAVORI DI SISTEMAZIONE AREA VIALE GRAMSCI, LARGO CONTI E PIAZZA MAZZINI” che non è altro che un’indagine su chi voglia partecipare alla gara che verrà.
Il valore dell’opera e, quindi, dell’appalto è di 373.311 Euro a cui, aggiungendo l’IVA, si arriva alla bella cifra di 450.000 Euro di cui si è sempre parlato. Una cifra ragguardevole, per i tempi che corrono. Una cifra che, a molti, sembra inopportuno spendere su un opera tutto sommato voluttuaria, viste le tante problematiche che investono Montegranaro. Ma la Giunta Mancini ha così deciso di lasciare il proprio marchio pressochè indelebile sul paese che amministrano, a imperitura memoria di questo periodo storico, e così sarà, con buona pace di chiese lesionate dal terremoto, palazzi pubblici lesionati dal terremoto, scuole ad alto rischio sismico e un centro storico dimenticato e da dimenticare. Certamente quest’opera ci ricorderà, negli anni a venire, chi l’ha fatta e cosa non ha fatto.
                            
Luca Craia

Pieve Torina: la stalla è a 500 metri ma sono costretti a fare 20 km




Condivido e diffondo, come da loro espresso desiderio, la nota pubblicata ieri dall’Azienda Agricola dei Fratelli Angeli di Pieve Torina vittima del metodo moderno per far ripartire l’economia dopo il terremoto. Non aggiungo commenti ma copio e incollo quello che hanno pubblicato loro, è più che sufficiente. Leggetevelo.

Luca Craia

QUESTO È RIPARTIRE?!

Siamo qui a raccontarvi la novità di questa mattina. Come potete vedere dalla foto quei BLOCCHI DI CEMENTO sono stati messi dalla Provincia di Macerata nella strada che dal punto vendita arriva alla nostra UNICA stalla agibile. Secondo la provincia, noi, per poterci arrivare, dovremmo passare da Pieve Torina, Pieve Bovigliana e Fiordimonte facendo la bellezza di oltre 20 tortuosi Km (con i mezzi agricoli) contro gli scarsi 500 Mt che ci separano da lei. Tutto questo perché la casa di nostra proprietà, che si trova al di sopra della strada, è inagibile dal 24 di Agosto, e noi, abbiamo dato da subito la disponibilità di demolizione purché si riaprisse la strada per consentirci di lavorare normalmente.
Ora le nostre domande sono queste: Perché stiamo ancora aspettando le unità abitative per noi e delle strutture temporanee per i nostri animali? Dove dovremmo andare nel frattempo ora che sta anche arrivando la neve? Dovremmo abbandonare tutto per andare sulla costa? Lo SCEMPIO è questo.
Ci sono lavoratori e animali senza un posto dove stare, ma la cosa ancora peggiore è che invece di aiuti arrivano solamente azioni che ci impediscono di poter ricominciare.
Chiediamo la MASSIMA CONDIVISIONE, per noi e per tutte quelle persone che come noi, dopo il terremoto, non hanno più la possibilità di VIVERE e LAVORARE nel proprio paese, senza aiuti e senza niente.