giovedì 22 dicembre 2016

Il fondino anticrisi sale ma scendono i servizi sociali.



Certo che chiamare pomposamente “fondo anticrisi” una cosa (non riesco a definirlo) che vale 12.000 Euro e bearsi del fatto di averlo aumentato di 4000 Euro rispetto allo scorso anno fa un po’ ridere. Anche 300 Euro a famiglia per scacciare la crisi fanno pensare che chi ha concepito l’idea abbia una scarsa percezione della situazione reale (fortuna sua). Poi ci sono i criteri che, così come sono, finiranno per avvantaggiare, come sempre, come nel caso delle case popolari, le famiglie straniere rispetto alle italiane. E qui partirà il coro political correct a darmi del razzista ma rimango fermo nella mia posizione: se è vero che non bisogna svantaggiare gli stranieri, altrettanto vale per gli Italiani, anche considerando che, se gli stranieri hanno un cencio di stato sociale lo devono ai sacrifici di generazioni di Italiani. Ma questa è (forse) un’altra storia.
Stride però il clamore che si vuole suscitare con questi miseri, diciamolo, 4000 Euro in più rispetto all’anno scorso, se si guarda come viene gestito il comparto sociale da parte dell’Amministrazione Mancini: in calo drastico le assistenze domiciliari ai non autosufficienti mentre in aumento la partecipazione chiesta alle famiglie degli stessi; calo più leggero nell’assistenza scolastica che però cresce nei costi; idem dicasi per l’assistenza domiciliare scolastica, con meno utenti serviti a fronte di un notevole aumento della spesa.
In sostanza, si sta delineando il concetto di assistenza sociale di questa Amministrazione, molto incentrato sull’apparire e poco sul fare. I trecento Euro erogati alle famiglie in difficoltà sono una buona cosa anche se queste famiglie saranno in larga parte di origine straniera, ma sono poco se non nulla per aiutare veramente chi ha problemi. E fare articoloni sui giornali non serve certo a cambiare le cose. Chi amministra non può lavarsi la coscienza a Natale con pochi spiccioli elargiti magnanimamente e abbassare nel resto dell’anno i servizi sociali essenziali. Non è nemmeno tanto di sinistra.

Luca Craia

mercoledì 21 dicembre 2016

L’appello di Melchiorri risvegli le coscienze dei politici


Il Sindaco di Montegranaro, Ediana Mancini, in uno dei suoi viaggi a Roma

È preciso e circostanziato, Giampietro Melchiorri, Presidente di Confindustria Fermo, nel fare il quadro generale del comparto calzaturiero e della sua attuale situazione. È una situazione grave, e deve molte delle sue difficoltà non solo al momento contingente di crisi internazionale, profonda e prolungata, ma a scelte politiche inspiegabili da parte del Governo centrale unite all’inesistenza della politica locale che mai si è fatta carico di questi problemi.
Lo stallo diplomatico con la Russia, che vede delle sanzioni immotivate e inspiegabili applicate a uno dei partner commerciali italiani più forti e, per quanto riguarda le calzature, al principale cliente estero, ha fatto crollare le esportazioni verso il colosso dell’est. Sono sanzioni dettate dall’alto dall’alleato americano che poco hanno a che vedere con gli interessi italiani ma che, soprattutto, non sono motivabili con alcuna ragione politica, sia essa italiana che internazionale.
Alla cecità del governo centrale non si è mai contrapposta la politica locale, che pure conosce o dovrebbe conoscere il proprio territorio e la sua economia e dovrebbe ben sapere quali e quanti danni questa posizione stia producendo nel distretto calzaturiero che è uno dei principali della Regione Marche. Così non abbiamo registrato alcuna azione da parte del Governo regionale, né tantomeno, da quello provinciale che, oramai, ha ridotte al lumicino le sue prerogative. Per quanto riguarda il Comune stendiamo un velo pietoso: nei diversi viaggi compiuti a Roma dal nostro Sindaco, tutti ovviamente a spese della collettività, mai abbiamo avuto notizia di incontri con rappresentanti del Governo per poter illustrare le problematiche del nostro comparto industriale.
Del resto sono poche le cose che un Comune può fare, ma almeno quelle poche, le faccia.

Luca Craia

Visso nel Presepe. Il Presepe più bello.



È di un ragazzo di Visso che risiede a Roma, Francesco Carloni, e della sua famiglia il Presepe più bello dell’anno, secondo me, ovviamente. È un presepe domestico, realizzato in polistirolo ricreando con molta esattezza le sembianze di piazza Dei Martiri Vissani. La bellezza sta certamente nella realizzazione ma, soprattutto, sta nel vedere la piazza di questa splendida cittadina, così duramente colpita dal terremoto tanto da spopolarla quasi completamente, piena dei personaggi canonici del Presepe ma non solo: ci sono i pastori, i Re Magi, Gesù Bambino con Giuseppe e Maria, ma anche il pizzaiolo, l’ortolano dei sibillini, l’avventore del Bar Centrale. Sono riprodotte le botteghe con tanto di insegna, la chiesa, i portici illuminati. Una Visso viva, vivace come la ricordiamo e come ci auguriamo torni presto. È questo, in fondo, il regalo di Natale più bello per i Vissani e per tutti noi che amiamo questo posto magico: vederla di nuovo splendida come è sempre stata, vederla tornare la Capitale della Valnerina.

Luca Craia

L'intero album fotogradico è su Facebook