È particolarissima la chiesetta di San Pietro Apostolo di Montegranaro, che i Montegranaresi puri ricordano col nome di “chiesa de lo Curatello”. La pianta stessa della chiesa la distingue e caratterizza, in quando ellittica in perfetta simmetria con la volta in camorcanna che riproduce le sembianze di una cupola.
La chiesa è costruita in un delizioso tardo barocco, impreziosita da stucchi molto fini e discreti e da pareti un tempo policrome e oggi imbiancate, nonchè da tra pale d’altare per altrettante mense, due delle quali molto interessanti. All’esterno la facciata presenta le classiche zigrinature di predisposizione alla rifinitura in marmo mai realizzata e un campanile a vela molto particolare in quanto parzialmente integrato nella struttura muraria.
Tornando all’interno, il pavimento è ancora quello originale, in cotto, dove possiamo ancora trovare la botola in pietra della cripta sepolcrale, cripta mai utilizzata, vedremo poi perché. Le pale degli altari laterali rappresentano rispettivamente San Liborio con Sant’Amico e Santa Rosa da Lima con Madonna, Bambino e Cherubini. La pala centrale raffigura San Pietro Apostolo. Dietro l’altare maggiore è stata posta da me e dai volontari di Arkeo la Vesperbild un tempo conservata in Sant’Ugo, al fine di proteggerla dall’umidità ma con scarsi risultati.
La chiesa è stata edificata nel 1771 ed era una “cura di anime”, ossia la chiesa di riferimento della gente patrizia residente fuori mura. Non una vera e propria chiesa parrocchiale, quindi, ma un tempio retto da un curato, da cui il nome popolare di “curatello”. La cripta vuota è dovuta al fatto che, poco dopo l’edificazione della chiesa, Napoleone emanò l’editto che vietava le sepolture dentro le mura cittadine, per cui nessun curato, a cui la cripta era dedicata, vi è mai stato sepolto.
La struttura della chiesa è parte integrante della cinta muraria esterna più recente, spiccando con la rotondità dell’abside verso sud tanto da far pensare a un’originaria funzione di torre rompitratta se non addirittura di avamposto a guardia di una possibile porta cittadina.
Attualmente la chiesa presenta lesioni importanti a livello strutturale, con un movimento di torsione della base che ha creato uno scompenso notevole della pavimentazione. Occorrerebbe un intervento di consolidamento che per l’Unità Pastorale di Montegranaro è impensabile. In un’ottica turistico-culturale, però, il bene è preziosissimo e andrebbe recuperato e salvaguardato. Un paese che voglia guardare al futuro nell’ottica di un’economia legata al turismo dovrebbe pensare a soluzioni a carico della collettività.
Luca Craia