mercoledì 5 maggio 2021

La fame dell’orditoio

 

L’orditoio è una macchina infernale. Me la ricordo, quando andavo a Montemurlo per lavoro, al tempo in cui trattavo tessuti per un paio di ditte del Pratese, ed è una macchina che incute timore, perché la vedi che può mangiarti. Non dovrebbe mangiarti, perché oggi la tecnologia permette di difendere chi ci lavora dalla famelicità dell’orditoio, ma lo fa lo stesso, va a capire perché.

Ieri un orditoio si è mangiato una bella ragazza di 22 anni, piena di vita e di entusiasmo, ci dicono, con un figlio piccolo e un sacco di speranze. Un attimo c’era e un attimo dopo era finita nel rullo, non c’era più. Ora c’è tutta l’Italia che piange, ci sono io arrabbiatissimo, ci sono sindaci piangenti, politici increduli, sindacati indignati. Durerà per un po’, magari per un po’ ci saranno più controlli, poi si tornerà a rischiare di morire mangiati da un orditoio, o da qualche altra macchina infernale, con leggerezza, mentre sindaci, politici e sindacati saranno impegnati in altre cose.

I sindaci avranno da inventarsi come prendere qualche voto in più, i politici che te lo dico a fare, i sindacati torneranno a non fare il loro lavoro di sindacati, a non interessarsi dei lavoratori, dei loro salari da fame, delle condizioni di lavoro, della loro sicurezza. Dei lavoratori, in Italia, in definitiva non interessa niente a nessuno finchè non se li mangia un orditoio. Poi arriverà l’ispettorato e controllerà se l’impianto elettrico è più o meno lungo di tot metri, se hai messo l’antiscivolo al gradino, se i registri stanno a posto, se c’è segnato tutto. Il sindacato tornerà a manifestare per i diritti degli immigrati o per quelli dei gay, dialogherà col governo o lo contrasterà a seconda se governano i suoi o gli altri. Ma gli orditoi continueranno a stare lì, pronti a ingoiare il prossimo. La prossima Luana.

Luca Craia

Le rivoluzioni vanno sempre a finire male, anche quelle stellate.

 

La figura di Napoleone è fondamentale nella storia europea e mondiale, eppure, insieme alla Rivoluzione Francese, a scuola viene molto trascurata, forse perché arriva alla fine del programma del quarto anno e non c’è tempo per approfondire. Eppure, senza capire bene cosa abbiano comportato i fatti avvenuti tra la presa della Bastiglia e il Congresso di Vienna si fa fatica a interpretare il seguito, l’800 e il ‘900. C’è però una cosa che pare chiara, un insegnamento che arriva direttamente dalla correlazione tra Rivoluzione Francese e Napoleone. Lo capisce anche un bambino: le rivoluzioni quasi mai vanno a finire bene.

La Rivoluzione Francese è finita nel terrore che ha portato alla dittatura di Napoleone e alla successiva restaurazione. Quella russa ancora sta influenzando in negativo la storia mondiale. Insomma, la rivoluzione che volevano dare i Grillini, tutto sommato, poteva finire anche peggio. Di danni ne ha fatti, intendiamoci: soldi sprecati, regalati addirittura a malviventi, mafiosi e camorristi, il concetto di assistenzialismo statale portato all’estremo, dilettanti che scorrazzano tra le varie istituzioni, il peggior governo della storia repubblicana. Ma poteva andare peggio, alla fine i danni più grossi se li sono fatti da soli.

In realtà, però, questi danni poi si ripercuotono su tutti e sulla concezione di politica comunemente intesa a livello popolare. Il Movimento 5 Stelle ha illuso tutti, per un po’ anche me, che si potesse fare politica in modo diverso e migliore, mettendo l’interesse comune davanti a quello particolare. Un’illusione talmente bella e forte che ha portato il partito fondato da Grillo (e da Grillo giustiziato in una sorta di eutanasia inconsapevole) a essere il primo partito in Italia. All’illusione è seguita la disillusione dello scoprire che, preso il potere, l’uomo dimentica i valori universali e abbraccia quelli pecuniari.

Della rivoluzione a 5 stelle è rimasto ben poco, anche se lo verificheremo alle prossime elezioni, presumibilmente tra un paio d’anni. Manca ancora la Waterloo, ma arriverà col voto, e a quel punto rimarranno soltanto i veterani, i nostalgici e qualche idealista che si è perso, come il Giapponese sull’isola deserta di un noto film di guerra. Tutto sommato è andata bene: di terrore ce ne è stato, ma nulla di paragonabile alle ghigliottine di Robespierre e soci, abbiamo visto qualcuno salire sul cavallo bianco ma è sceso quasi subito, disarcionato dalla storia. I danni fatti, però, rimarranno, soprattutto nella mentalità: come Berlusconi ha messo fine alla politica alta e colta del pre-tangentopoli, proponendo il modello Ruby, i 5 Stelle l’hanno trasformata nella politica delle cazzate, a volte accattivanti, ma sempre cazzate. E tutto questo è rimasto, ha contagiato tutti, da Salvini a Letta. Le rivoluzioni vanno sempre a finire male.

 

Luca Craia

martedì 4 maggio 2021

Il mistero delle spese postali del Comune di Montegranaro. Si spendono 4.60 Euro ma se ne addebitano 6.

 

Ci sono quelle piccole cose nella pubblica amministrazione che il cittadino comune fa fatica a capire. Parlo di piccole cose, intendiamoci, perché quelle grandi cominciamo tutti a rinunciare a capirle, tanto sembrano illogiche e prive di senso. Ma quelle piccole magari ci possiamo arrivare anche noi, se qualcuno ce le spiega. Per esempio, un lettore de L’Ape Ronza mi domanda, e io giro la domanda a chi mi sappia rispondere, come mai il Comune di Montegranaro spende per una raccomandata 4.60 Euro ma ne addebita al cittadino 6, di Euro.

Io non lo so, e mi piacerebbe che qualcuno lo spiegasse non tanto a me, quanto alla cittadinanza in generale. Il caso, in particolare, riguarda una cartella esattoriale per un ritardato pagamento. Sulla busta c’è scritto € 4.60 mentre sul calcolo di quanto c’è da pagare le spese postali ammontano a 6 Euro. Un bel mistero che sarebbe bello dipanare.

 

Luca Craia