Quanti click di accettazione della privacy vi tocca fare ogni giorno sul telefonino o sul computer? Tantissimi, praticamente ogni volta che apriamo un sito dobbiamo cliccare per dare il nostro consenso ai cookies, quella roba che si fa gli affari nostri ma, per farlo, ci chiede il permesso. Se noi clicchiamo subito sul pulsante che acconsente, si prendono i dati e ci fanno quello che vogliono.
Se invece abbiamo la pazienza, ma dobbiamo averne molta, di aprire le opzioni, possiamo limitare il fatto che si faccia mercato coi nostri dati. Ma non lo facciamo, perché ci vuole troppo tempo, perché è noioso, perché alla lunga ci si stufa di dover fare tutta questa manfrina per leggersi una notizia, togliersi una curiosità, aprire un sito di shopping. Così alla fine accettiamo tutto, se non altro per non perdere tempo.
Del resto, ci fanno comprare telefonini sempre più veloci e poi dobbiamo perdere minuti e minuti per tutelare la nostra privacy. Così va a finire che siamo noi stesi a dare l’autorizzazione perché si facciano un bel po’ di affari nostri e con quegli affari nostri ci facciano commercio, ci facciano i soldi. E tutto questo lo chiamano tutela della privacy.
Praticamente la tutela della privacy si riduce a costringerci ad autorizzare qualcuno a farsi gli affari nostri, a vendersi i nostri dati. Non vi sentite leggerissimamente presi per i fondelli?
Luca Craia