lunedì 10 maggio 2021

Il vero garantismo è la pace sociale e la tranquillità. Basta con l’ipocrisia, serve l’applicazione seria delle norme, non norme nuove.

 

È orribile il fatto del Ghanese preso a sprangate a Ventimiglia. È orribile la violenza, l’uomo regredire allo stato primitivo che prende a colpi di clava un altro uomo. È orribile, la premeditazione del gesto, l’idea di farsi giustizia da sé, la disumanità di riuscire a concepire il male verso l’altro anche se l’altro ha fatto male a noi. Ma è orribile anche questa tensione sociale, questa invasione di gente misera che ruba, spaccia e degrada la nostra società già sufficientemente degradata di suo. Ed è orribile il senso frustrante di impotenza dei cittadini per bene di fronte alla diffusa impunità.

Era impunito lo straniero, immigrato clandestino, colpito da espulsione eppure libero di circolare e rubacchiare in Italia. Resteranno probabilmente e sostanzialmente impuniti gli aggressori che a momenti lo ammazzavano per un telefonino. È un cortocircuito in cui il degrado si aggiunge al degrado, la violenza si somma alla violenza in un vortice senza fine che si allarga pericolosamente sfiorando tutti, lambendo la nostra tranquillità, la pace sociale che deve essere bene primario.

Serve un cambiamento radicale. Serve che in Italia non circoli più gente che non deve circolare, serve che tutti siano chiamati alle proprie responsabilità e se si commettono atti contro la società, contro la persona, contro il patrimonio, si paghi il conto e lo si paghi in maniera certa. Serve maggiore rigidità nell’applicazione delle leggi, non altre leggi. Perché il vero garantismo è garantire la pace sociale, la tranquillità di tutti, del cittadino che non deve subire un furto da parte di una persona che abbiamo fatto entrare in Italia con la promessa di una vita migliore e invece deve rubare per campare, ma anche la tranquillità di chi è venuto in Italia per un futuro migliore e trova miseria, sfruttamento e violenza. Tutto passa dalla stessa ipocrisia, un’ipocrisia che non possiamo più permetterci.

 

Luca Craia

 

La Sutor affronterà nel primo playout salvezza la Vega Mestre. Il momento dei gialloblù analizzato da Giuseppe Angellotti.


 

Sarà dunque la Vega Mestre l’avversaria della Sutor Basket Montegranaro nella prima serie dei playout salvezza. Il verdetto è emerso dopo che la Pontoni Falconstar Monfalcone ha avuto la meglio sulla Ristopro Fabriano, in uno dei tanti match di recupero di questo campionato causa Covid-19 e che il giorno dopo l’Aurora Jesi battendo l’Antenore Padova, si è garantita la salvezza.

Le prime due sfide si giocheranno a Mestre, domenica 16 (ore 18.00) e martedì 18 maggio (ore 20.30). Gara 3 si disputerà a Montegranaro venerdì 21 maggio (ore 20.30) e l’eventuale gara 4 si terrà sempre nella cittadina veregrense domenica 23 maggio (ore 18.00). La possibile bella ci sarà a Mestre mercoledì 26 maggio (ore 20.30). Quindi la sfida sarà anche tra due coach marchigiani, l’anconetano Piero Coen che da subentrato ha fatto molto bene in veneto e Marco Ciarpella che guida ormai da una vita la Sutor Montegranaro.

Con Giuseppe Angellotti abbiamo provato a capire il momento attuale della Sutor Montegranaro.

Giuseppe Angellotti, alla fine giocheremo con Mestre, che ne pensa si questo accoppiamento playout?

“Ci è capitato Mestre, un avversario ostico che ha giocato davvero bene contro di noi quando lo abbiamo incontrato. Ha un modo difensivo di approcciare alla partita che ci ha messo in difficoltà, sto parlando della loro difesa a zona che noi in quella occasione non siamo stati in grado di digerire bene. Però in questo momento dobbiamo pensare più a noi stessi che a chi andremo ad affrontare perché la squadra ha dimostrato in questa stagione, anche in partite dove il pronostico non era a nostro favore, di potersela giocare con tutti”.

La Vega è una squadra che grazie alla cura Coen è cresciuta tantissimo, come si spiega questo cambiamento in positivo dei veneti?

“Non so dirlo, da fuori è difficile. Però in questo finale di stagione, con alcuni risultati importanti ottenuti, Mestre ha dimostrato di poterci stare in questo campionato”.

Che torneo è stato quello che la Sutor ha dovuto affrontare in due fasi ben distinte coincise anche con l’avvento di nuovi giocatori?

“Voglio partire da un concetto preciso, questa è una squadra dove l’impegno di tutti non è mai mancato. Ci sono state due partenze importanti come quelle di Minoli e Stanzani e l’arrivo di due ragazzi bravi come Marini e Aguzzoli. I nuovi posso dire che si sono integrati bene e stanno facendo di tutto per dare il loro miglior apporto. Vedo bene la Sutor e spero che alla fine il traguardo che ci eravamo prefissati ad inizio anno, possa essere raggiunto”.


L’Ufficio Stampa

Sutor Basket Montegranaro 

Identificato il vandalo del monumento ai Carabinieri.

 


Ci hanno messo meno di una settimana, gli efficentissimi Carabinieri di Montegranaro guidati  dal comandante della stazione, il luogotenente Giancarlo Di Riscio,  per identificare l'autore dello sfregio ai danni del monumento ai carabinieri del campo boario.  Si tratta di un giovane montegranarese. Ricorderete che  la scultura dedicata all'Arma era stata imbrattata con della vernice spray,   causando lo sdegno di moltissimi Montegranaresi. La stessa Associazione Carabinieri locale si era mossa sporgendo querela.  A carico del giovane vandalo ora grava una denuncia a piede libero, in attesa di comparire davanti al Giudice che speriamo emetta una sentenza esemplare che aiuti questi ragazzi a capire dove sta il giusto.

Luca Craia 

domenica 9 maggio 2021

TA NÈA STRING QUARTET SCEGLIE MONTEGRANARO PER LA SUA MUSICA


Musica celestiale, quella che risuonava stamattina tra le volte di SS.Filippo e Giacomo, la magnifica chiesa barocca montegranarerse incastonata nel centro storico. Le note di Angel Pinero, eseguite da giovani talentuosissimi, il Ta Nèa String Quartet, quartetto d'archi con Lara Perticari, Alice Di Monte al violino, Samuele Ricci alla viola e Monica Del Carpio al violoncello, e l'inserimento della sublime chitarra di Luca Romanelli, si sono infilate tra gli stucchi, le tempere e gli altari del tempio settecentesco impreziosendolo ulteriormente. 

Non è tempo di concerti, ma i musicisti hanno scelto la chiesa della Prioria per registrare i brani che parteciperanno a un concorso che si terrà a fine maggio. Un bel momento, purtroppo senza pubblico, in attesa di poter tornare a fruire della vera bellezza della musica in ambienti magnifici come la chiesa che presto diventerà complesso monumentale, un bene prezioso per il turismo e la cultura nel nostro territorio. Montegranaro è paese di cultura e turismo per vocazione. Ora c'è da farlo capire ai Montegranaresi. Grazie per testimonianza e foto al preziosissimo Alberico Teodori.


Luca Craia 

9 maggio 1978. L'inizio della fine.


Il 9 maggio 1978 i rivoluzionari farlocchi e vigliacchi con la bandiera rossa e la mitraglietta riconsegnarono all’Italia il corpo di Aldo Moro e un futuro che, da lì a pochi anni, sarebbe degenerato verso una politica fatta di arrivismi e incapacità. 43 anni fa, Rita Algranati, Barbara Balzerani, Anna Laura Braghetti, Germano Maccari, Alessio Casimirri, Alvaro Lojacono, Raimondo Etro, Adriana Faranda, Franco Bonisoli, Raffaele Fiore, Valerio Morucci, Prospero Gallinari, Bruno Seghetti, Mario Moretti uccisero l’Italia delle speranze, del prestigio internazionale, del progresso e la sostituirono con l’Italia delle marchette, degli arrampicatori sociali, dei dilettanti allo sbaraglio. 
Moro morì subito, l’Italia no, ma è partita da lì una lenta agonia di cui oggi assistiamo probabilmente al tragico epilogo. Dentro quella Renault 4 rossa c’era il nostro futuro, insanguinato e oltraggiato da ideologie distorte e interessi inconfessabili, c’era il destino di un popolo, giovane e non ancora completamente popolo, deviato verso il precipizio di una classe dirigente che, da lì a poco, avrebbe preso in mano il Paese per buttarlo di sotto. Segniamocela, questa data, perché è una data tragica, non solo per la fine disumana di un grande uomo, ma anche per quello che rappresenta: l’inizio del buio, che ancora non è finito. E la luce ancora non si vede. 


Luca Craia

sabato 8 maggio 2021

Una campana come simbolo di rinascita. Partiti i lavori di ristrutturazione del campanine di San Francesco.

In genere, nel centro storico di Montegranaro, siamo abituati a vedere le impalcature come una cosa negativa, perché col tempo ne abbiamo viste piazzare molte e quasi sempre sono rimaste lì quasi per sempre, a puntellare invece che a riparare e ristrutturare. L’impalcatura che è stata tirata su la scorsa settimana in piazza Mazzini, invece, è un’ottima notizia e mette gioia, perché significa che stanno partendo i lavori di ristrutturazione del campanile di San Francesco.

La piccola torre, che contiene La Squilla, l’antica campana che chiama i fedeli alla messa da secoli, è quasi invisibile, incastonata tra la chiesa e l’adiacente palazzo Francescani che, con la sua imponenza, quasi al sovrasta e la nasconde. Non ci si fa caso, ma se ne è notato il silenzio, in questi ultimi anni. Almeno lo abbiamo notato noi, Montegranaresi di una certa età, che ricordiamo La Squilla segnare i giorni di festa coi suoi rintocchi,  e ne abbiamo sofferto il mutismo degli ultimi tempi.

I lavori di ristrutturazione della torre prevedono il rafforzamento della cella campanaria, e quindi la campana tornerà a suonare. Ci vedo una bella allegoria, un messaggio di speranza, un ritorno alla vita e alla gioia per il centro storico martoriato e avvilito da anni di abbandono, e per tutta la Comunità di Montegranaro, provata dalla crisi e dalla pandemia. Una campana che rintocca festosa potrebbe essere il simbolo della rinascita, di una nuova epoca per un paese che sa soffrire e che sa rinascere. Aspetto con ansia il primo rintocco.

Per sostenere l’opera di restauro con donazioni: bonifico con IBAN IT22Q0615069550CC0081002485 – beneficiario PARROCCHIA SS. SALVATORE.

 

Luca Craia

 


 

Lupini e Terzoni (Movimento 5 Stelle): “Inserire le Marche in politiche di coesione e aiuti per il Sud”

 

Movimento 5 Stelle in campo per nuove risorse con cui rilanciare i distretti industriali delle Marche

 

Comunicato integrale

 

Sempre in affanno l’economia delle Marche: si moltiplicano le notizie di chiusure, cessioni e delocalizzazioni. Una possibilità di invertire il trend verrà dalla nuova programmazione dei fondi europei: Bruxelles riconoscerà le difficoltà economiche delle Marche e dell’Umbria, inserendole tra le regioni cosiddette “in Transizione”. Ci sarà quindi l’occasione di accedere più facilmente a risorse dall’Europa, a condizione che lo Stato (co-finanziatore dei programmi europei) faccia la sua parte.

La Commissione UE ha certificato una situazione che è di grande difficoltà per la nostra Regione: i numeri ci dicono che lo Stato deve inserire Marche ed Umbria nella Politica nazionale di coesione, che già coinvolge le regioni in transizione come Abruzzo, Molise e Sardegna, e nei benefici fiscali previsti per le regioni del Meridione, come la decontribuzione del 30% sui dipendenti.” spiega Patrizia Terzoni, deputata del Movimento 5 Stelle, che ha depositato una mozione in tal senso alla Camera.

E sul tema, il Movimento 5 Stelle intende sollecitare anche la Regione a fare la sua parte, con una mozione firmata da Simona Lupini, consigliera regionale: ecco quindi una mozione, che fa eco a quella presentata in Parlamento dalla Terzoni, e che impegna la Giunta ad attivarsi, con il Governo e la Conferenza Stato-Regioni, per sostenere l’inserimento delle Marche negli aiuti della politica di coesione.

 “Le politiche di coesione e gli incentivi attualmente previsti per il Sud nascono per riequilibrare l’economia di territori in difficoltà: utilizzarle ci permetterebbe di rendere più competitivo i nostri distretti, con un intervento forte di politica industriale che potrebbe aiutare nuove piccole o medie imprese, e anche grandi attori industriali, a investire” ragiona Simona Lupini.

Le fa eco Patrizia Terzoni:Per territori che hanno forti problemi di riconversione industriale, agevolazioni fiscali e fondi per nuove attività o progetti di ricerca sono cruciali: dobbiamo ripensare i nostri distretti industriali, e le politiche di coesione possono essere fondamentali”.