Berlusconi è stato l’unica vera rivoluzione avvenuta nella politica italiana dopo Mani Pulite, anzi, ne è stato l’epilogo, il Congresso di Vienna di Mani Pulite. Ed è stato una rivoluzione negativa, l’imbocco di una strada in discesa che ha drasticamente abbassato il livello qualitativo della politica italiana, inteso come livello culturale, di preparazione, di capacità politiche in senso stretto. Con Berlusconi è finita l’arte di fare politica, sono sparite la dialettica e la strategia, la cultura e l’intelligenza. Della politica di un tempo, quella dei Padri Costituenti per finire con Moro, Spadolini, Berlinguer, Almirante, lo stesso Craxi, ma anche di De Mita, Forlani, Longo, Zanone, Altissimo, non è rimasto quasi più niente se non la parte negativa. È come se prendessimo la figura di Andreotti, le togliessimo l’intelligenza e la capacità di governo e lasciassimo solo le cose ancora inspiegate e inspiegabili, il torbido.
Berlusconi ha aperto un nuovo modo di fare politica, un modo in cui non è stato più necessario avere una cultura solida, capacità dialettiche superiori, predisposizione alla mediazione e lungimiranza, ma basta avere un robusto consenso, anche fabbricato il laboratorio o con argomenti da masaniello. Al livello di Berlusconi si sono adeguati tutti i politici che sono scesi in campo dopo Mani Pulite, via via abbassando ulteriormente il livello qualitativo fino all’orrore a cui assistiamo ai giorni nostri.
Il Movimento 5 Stelle, qualitativamente, ha sempre lasciato a desiderare: impreparati, scarsi culturalmente, incapaci nella dialettica e nella mediazione, avevano a loro favore una spinta onesta al rinnovamento che dava speranza in un momento in cui in politica si vedevano solo torbidezza e inadeguatezza. È durato poco. Si sono berlusconizzati anche loro, non appena hanno messo piede nella stanza dei bottoni. Oggi il processo si conclude con il loro sostanziale appoggio al nuovo progetto per il ponte sullo Stretto di Messina. Il Movimento 5 Stelle, vicinissimo ai principi dei No-TAV, ecologista e antitetico a ogni forma di affare poco chiaro, diventa parte del sistema e rinuncia a tutto quello che rappresentava in termini di rinnovamento e moralizzazione.
Berlusconi è ormai vecchio, in politica pesa sempre di meno e, augurandogli lunga vita, prima o poi cesserà di esistere. Il berlusconismo pure, ma durerà molto ma molto più a lungo. Per nostra sventura.
Luca Craia