giovedì 13 maggio 2021

I tecnici dell’edilizia non dovrebbero fare politica.

 

Chi lavora o è titolare di uno studio tecnico non dovrebbe fare politica, almeno a livello locale. Questo semplicemente e lapalissianamente perché sarebbe in perenne conflitto d’interessi potenziale. Prendiamo, per fare un esempio ipotetico, un ingegnere che faccia anche l’assessore e che debba tutelare gli interessi di un suo cliente che ha un contenzioso con un altro privato che abbia aderito a qualche tipo di campagna pubblica (ce ne sono tante, dalle case a 1 Euro per rivalutare i centri storici alle varie agevolazioni che le amministrazioni comunali mettono in campo per risolvere problemi urbanistici e sociali). In quel caso, il Comune dovrebbe cercare di mediare tra i privati per risolvere il contenzioso nell’interesse di tutti. Invece, dovendo anche tutelare l’interesse del suo cliente, il tecnico in questo caso si troverebbe in grave imbarazzo, con un evidente conflitto tra l’interesse pubblico e quello professionale.

Un tecnico ha libero accesso agli uffici, alle carte, agli atti. È evidente che il tecnico che faccia politica e che sia in maggioranza abbia un vantaggio rispetto al tecnico che politica non la faccia o che non sia in maggioranza. E anche se il tecnico sia così corretto da non usufruire del suo vantaggio, rimarrebbe sempre un legittimo e inopportuno sospetto. Per questo, e per molti altri motivi, ritengo che i titolari e i dipendenti di studi tecnici dovrebbero evitare di fare politica, per evidenti ragioni di opportunità. Vedremo, alle prossime elezioni, quanti tecnici saranno in lista. Di solito ce ne sono tanti.

 

Luca Craia

mercoledì 12 maggio 2021

Risorgimarche capisce che non ha fatto e non farà risorgere le Marche. Ma farà buona musica. E non è poco.

 

Risorgimarche rinuncia alle sue velleità messianiche e, di fatto, ammette di essere quello che è e che è sempre stato: un festival di musica. Non salva niente, non fa risorgere niente, non lo ha fatto fino a oggi e finalmente ci dice che non lo farà in futuro. Quello che farà è una cosa molto bella e molto importante: farà musica. E non è poco. Ma nessuna missione salvifica se non quella insita naturalmente nella musica.

Con la nascita della rete dei Festival Italiani di Musica in Montagna, a cui aderiscono la storica manifestazione de I Suoni delle Dolomiti (Trentino), Musica sulle Apuane (Toscana), Musicastelle Outdoor (Valle d’Aosta), Paesaggi Sonori (Abruzzo), Suoni Controvento (Umbria), Suoni della Murgia (Puglia) TIME IN JAZZ (Sardegna) e, appunto, Risorgimarche (Marche), si crea un circuito culturale molti importante sia per l’arte della musica sia per la valorizzazione del territorio a livello turistico.

Il punto, in realtà, è sempre stato questo: chiamare le cose col loro nome. La pretesa che si era data Risorgimarche di aiutare le popolazioni terremotate era velleitaria, infondata e piuttosto fastidiosa, in un momento in cui di aiuto ce n’era davvero bisogno, e ce n’è ancora, ma di aiuto vero e non di aiuti dichiarati e mai attuati. Ora sappiamo, sia per quello che ci ha detto la storia che per quello di cui gli stessi organizzatori del festival ci stanno implicitamente informando, che Risorgimarche non ha fatto risorgere le Marche né pensa più di farlo, ma che si pone semplicemente l’obiettivo di fare buona musica per gli amanti della buona musica in luoghi meravigliosi dove ascoltare buona musica. E scusate se è poco.

 

Luca Craia

 

Costo della vita alle stelle, redditi ai minimi. Ci stanno impoverendo e il Governo non fa nulla.

La benzina è al massimo storico. Il carrello della spesa è aumentato a dismisura. Mangiare costa tantissimo, come costa tantissimo accendere la luce o il gas. È aumentato tutto, da un anno a questa parte, è aumentato il costo della vita in generale, ed è aumentato senza una spiegazione plausibile se non il rallentamento della circolazione delle materie prime che, però, non vale per tutto. È un’evidente speculazione, forse più politica che economica, e ha tutta l’aria di essere manovrata dalla Cina che si sta rivelando davvero un male cattivo per la nostra epoca.

Questo aumento indiscriminato dei prezzi, oltre a essere ingiustificato, arriva in un momento in cui la gente ha una capacità di spesa ridotta ai minimi termini, tra chi percepisce una cassa integrazione miserrima che arriva quando l’INPS se ne ricorda e chi non ha nemmeno quella essendo lavoratori atipici, parasubordinati, partite IVA che mascherano un lavoro dipendente senza alcuna tutela. L’aumento dei prezzi unito all’abbassamento della capacità di acquisto porta inesorabilmente alla miseria, alla povertà. È una carestia bella e buona, di quelle che abbiamo letto sui libri di storia e mai ci saremmo aspettati di vivere. E il peggio deve ancora venire. Verrà con la fine del blocco dei licenziamenti e il termine delle casse integrazione.

Intanto il Governo Draghi, ma anche quello prima, che fa? Nulla. Non si calmierano i prezzi, non si interviene su accise e tassazione indiretta. I prezzi aumentano, gli Italiani impoveriscono sempre di più, e il Governo sta a guardare. Nel frattempo, i giornali ci parlano di un settembre esplosivo, in cui torneremo a essere tutti ricchi e felici. L’ottimismo è il profumo della vita.

 

Luca Craia