Eccesso di zelo o un tentativo per vedere che accade se uno
supera il limite e si mette la nostra privacy sotto i piedi? Che la
pedopornografia sia una piaga che va combattuta e sconfitta con tutti i mezzi
leciti possibili credo che possiamo essere tutti d’accordo. Che per farlo si
vada a rovistare tra le cose personali della gente, invece, penso che qualche
remora ce l’abbiamo tutti. Se, per esempio, qualcuno vi togliesse di mano il
telefono e cominciasse a rovistarci dentro, seppure non abbiamo niente da
nascondere, penso lo troveremmo in molti un sopruso inaccettabile, una
violenza.
Ebbene, la Apple ha fatto sapere che scansionerà tutte le
foto degli utenti iCloud, con l’intento di scovare materiale pedopornografico.
Dall’azienda fanno sapere che utilizzeranno codici cifrati che “non dovrebbero”
ledere la privacy. Intanto, però, ti rovistano tra le foto. Praticamente la
foto dovrebbe essere ridotta a un codice informatico, per poi essere
confrontata con un database di codici “incriminati”. Se dovessero riscontrarsi
delle corrispondenze, scatteranno i controlli più approfonditi.
Credo che siamo di fronte a una violazione della privacy
macroscopica e alla creazione di un precedente pericolosissimo. Una volta
accettato questo, si aprirebbe la porta al controllo diretto delle nostre cose
che, con estrema disinvoltura, affidiamo quotidianamente a servizi digitale che
poi ne fanno quello che vogliono. I pedofili si catturano con altri sistemi,
queste sono prove generali di dittatura. Queste sì, altro che le fregnacce per
cui certa gente va in piazza.
Luca Craia