Da anni ci arrovelliamo per riuscire a decifrare un’evidente allegoria contenuta nel ciclo pittorico primario della chiesa di Sant’Ugo, a Montegranaro. L’Adorazione dei Magi, affresco del 1299 del Maestro di Sant’Ugo, presenta diverse allegorie: la prima, chiarissima, riguarda le figure dei Magi, rappresentanti uomini di tre età diverse a simboleggiare l’universalità del messaggio evangelico. Il Re inginocchiato di fronte alla Natività di Nostro Signore, inoltre, oltre alla posizione di subalternità, la rimarca mostrando anche il capo privo di corona mentre offre il suo dono.
Altra allegoria, questa volta non evidentissima ma chiarita col tempo grazie al confronto con studiosi e storici, è quella che notiamo contando le zampe dei cammelli, che sono esattamente 7, ma anche la somma delle 4 zampe anteriori con le 3 zampe posteriori, tutti numeri perfetti secondo il simbolismo ebraico.
L’ultima allegoria era rimasta insoluta. La figura dell’albero che sembra nascere davanti alle tre cavalcature dei Magi e finire su un piano prospettico posteriore dava l’impressione di un errore macroscopico, forse troppo. È anche vero, però, che raffigurazioni simili esistono anche in altre pitture medievali, vedi per esempio l’affresco datato 1260 presente nel Duomo di Atri, L’Incontro dei tre vivi e dei tre morti. Anche in questo caso l’albero sembra nascere davanti alle cavalcature e finire dietro. Difficile a questo punto pensare che si tratti di un errore prospettico.
L’Incontro dei tre vivi e dei
tre morti - 1260 - Duomo di Atri |
E in effetti non lo è. Con ogni evidenza siamo di fronte all’ennesima allegoria. Solo che quest’ultima rimaneva indecifrabile. Fino alla scorsa domenica quando, accompagnando tre giovani seminaristi in visita a Sant’Ugo, ho intavolato con loro una discussione su queste allegorie, dalla quale è scaturita un’interpretazione che molto probabilmente è la spiegazione più logica al mistero dell’albero e dei cammelli. Si tratterebbe di un’allegoria legata alla crescita nella fede. L’albero rappresenta la crescita e parte dalle radici ben ancorate a terra – da qui il fusto che spunta dal limite inferiore della figura – e sale fino al cielo. In questa sua crescita viene intercettato dalla figura dei cammelli che, essendo in una sorta di estasi di fronte alla divinità della Natività, sono sganciati dalle cose terrene e quindi fluttuano, non toccano il terreno. Ecco l’equivoco di fondo: non c’è errore prospettico in quanto le cavalcature sono interamente su un piano anteriore rispetto all’albero, e l’illusione che quest’ultimo parta davanti, passi sotto e finisca dietro è dovuta a questa levitazione dei cammelli.
Trovo questa interpretazione teologica molto verosimile, e potrebbe essere la spiegazione a tutti i dubbi che avevamo circa questa allegoria misteriosa. Nasce dal confronto e dal dibattito, come quasi tutte le informazioni che abbiamo sulle allegorie contenute in quantità negli affreschi dell’antica chiesa montegranarese. Ovviamente tutto è confutabile, e il dibattito rimane aperto.
Luca Craia