venerdì 4 marzo 2022

Il negozio di dischi del "Palazzaccio"

Ai miei tempi (e con questa allocuzione denuncio la mia incipiente vecchiaia) non c’erano i mezzi di oggi. Per informarsi delle novità musicali oggi basta collegarsi con computer e internet ti apre il mondo. Puoi vedere le classifiche inglesi o americane, leggere tutte le recensioni che vuoi e, soprattutto, puoi ascoltare il brano che ti interessa e vederne il video. Ai miei tempi, se accendevi la radio, imperversavano i vari totocutugni e compagnia cantante e per tenerti aggiornato sulle novità, specialmente se eri un amante del rock e, oltretutto, di un rock particolare, che in Italia aveva ben pochi estimatori, dovevi procurarti delle riviste specializzate come Rockerilla, Rockstar o il meno specialistico ma godibilissimo Ciao2001.

Il procedimento, quindi, partiva quando io o i miei amici rockettari di provincia andavamo in edicola a comprare il “giornaletto”. Queste erano le nostre fonti di informazione. Si consultava la UK chart, la US chart, si trovavano i titoli o i gruppi più interessanti e se ne cercava la recensione (non sempre si trovava). Se la recensione era per noi interessante, occorreva ascoltare almeno un brano. Ora c’è Youtube. Allora c’era il negozio di dischi di Giampietro.

Aveva anche un nome, questo negozio, ma francamente non me lo ricordo. Era ubicato nel palazzo SOCOMO, meglio conosciuto dalle nostre parti come “palazzaccio”. Qui era il centro nevralgico della vita cittadina nel nostro piccolo centro, dove i giovani di allora si ritrovavano per poi passeggiare nell’attiguo viale Gramsci. La posizione strategica e il tipo di prodotto che vendeva ne faceva luogo di incontro e di svago, anche grazie al proprietario che, anche se non più un ragazzino, ragazzino continuava a sentirsi e accoglieva di buon grado noi adolescenti brufolosi anche se, il più delle volte, non compravamo nulla. Giampietro, dicevo, era il nostro operatore di preascolto, almeno quando ciò era possibile.

Infatti anch’egli era un amante del buon rock e, vuoi per la propria passione vuoi per opportunità commerciale, ogni tanto apriva il cellofan di un trentatré giri e lo metteva a disposizione per l’ascolto. Spesso era lui stesso a proporci un disco: “m’è arrivato questo nuovo, te lo faccio sentire. Che ne pensi?”. Più spesso eravamo noi a chiedergli se ci apriva un disco e ce lo faceva ascoltare. Giampietro manifestava istituzionalmente un certo fastidio ad accontentarci ma, in realtà, era piuttosto incline a soddisfare queste richieste in quanto anche lui era curioso di sentire questo e quel pezzo nuovo. Oltretutto il marpione sapeva che, se il pezzo era davvero forte, erano buone le probabilità di vendere il disco. E noi ne compravamo, le nostre paghette andavano quasi tutte e finire nel registratore di cassa di Giampietro. Il costo della passione.

La chiusura del negozio fu graduale ma impalcabile. I dischi aumentarono di prezzo ma, soprattutto, i giovani cominciarono a restare meno in città per andare a svagarsi nei vicini centri più grandi. Piano piano il viale si spopolò e mancarono gli acquirenti. Giampietro provò a convertirsi in noleggiatore di videocassette ma fu un fiasco colossale. Chiuse nei primi anni ’90, in piena era del Compact Disc e all’inizio della diffusione della rete. Fu una chiusura emblematica, allegorica, la fine di un’epoca, la fine della nostra giovinezza spensierata. Di Giampietro ho perso le tracce ma ho uno scaffale pieno di LP, la gran parte dei quali erano dischi ai quali ho fatto aprire il cellofan.

 

Luca Craia

giovedì 3 marzo 2022

Quando il PD mi linciò per aver chiesto sicurezza alle scuole medie.

A proposito dell’importanza che si dà alla scuola, ricordo un aneddoto che può chiarire un po’ di più chi lavora per il bene comune e chi fa solo propaganda. Il 2 novembre 2016, dietro segnalazione di un cittadino che mi mandò la foto, scrissi un post sul blog, poi pubblicato anche sulla pagina Facebook, per segnalare una crepa su una colonna della scuole medie di Montegranaro. La foto era molto ravvicinata, e non capii al momento che non si trattava di una colonna portante bensì di un montante, molto meno pericoloso. Ma la crepa oggettivamente c’era, ed era strano che pochissimo tempo prima era apparsa una comunicazione della Giunta Mancini che recitava: Effettuati gli ulteriori e necessari sopralluoghi negli edifici scolastici di competenza e che gli stessi non hanno evidenziato danni alle strutture”. Mi domandai quindi come mai questa crepa non era stata rilevata.

La conseguenza non fu che qualcuno andasse a controllare meglio. La conseguenza fu che tutta la nomenclatura del Partito Democratico, corredata dalla consuete immancabili truppe cammellate sempre pronte alla pugna, capeggiate dall’allora assessore Roberto Basso, effettuarono ai miei danni un autentico linciaggio verbale sui social, facendomi oggetto come minimo di derisione per arrivare a insulti e minacce. Cosa non nuova, negli anni, da quella parte politica, gli insulti e le minacce non sono mai mancati, nemmeno ora, anzi, men che meno ora.

Il punto è che l’11 dicembre 2018, ossia die anni dopo, uscì un'altra comunicazione della Giunta Mancini che recitava: “Nell'espletamento di questi studi (vulnerabilità sismica, n.d.r.) si è proceduto ai carotaggi e, rispetto ai precedenti, sono emersi dati anomali nel calcestruzzo relativamente al primo piano del padiglione B della scuola Media”. L’11 gennaio 2019 la scuola fu chiusa per non riaprire più. La domanda che mi pongo è questa: se, anziché linciarmi, anziché arrabattarsi tanto per dimostrare che avevo torto, che procuravo allarme, avessero controllato meglio, non è che per caso si sarebbero accorti dei problemi alla scuola e avrebbero evitato di mandare i ragazzi in classe in una situazione di oggettivo pericolo, tanto oggettivo da doverla chiudere, la scuola, ma due anni dopo?

L’attenzione al paese, alla sicurezza, al bene delle persone non può venire a fasi alterne e a seconda del ruolo che si gioca, se in maggioranza o all’opposizione. Oggi ci si dice molto attenti alle scuole, tanto attenti da contare le virgole di quello che dice la Maggioranza. Ma nel 2016 si è deciso di non dar corso a dei dubbi poi rivelatisi legittimi e di mandare a scuola i ragazzi in una struttura non sicura. Le conclusioni traetele voi.

 

Luca Craia


 

mercoledì 2 marzo 2022

Ucraina: Albano (FdI), ora aiuti a settori esposti a sanzioni


Comunicato integrale 

Roma, 02 Mar - "Le sanzioni imposte dall'Unione Europea alla Russia, approvate da tutto il Parlamento italiano, sono doverose: sono la legittima risposta alla violenza e al brutale tentativo di espropriare l'identita' e la sovranita' dell'Ucraina. Tuttavia, da diversi giorni, le aziende del settore calzaturiero delle Marche esprimono la loro preoccupazione, condivisa anche da altre aziende italiane, circa i possibili contraccolpi derivanti dall'imposizione delle sanzioni". Lo afferma Lucia Albano, deputata marchigiana di Fratelli d'Italia e componente della Commissione Finanze. "La Russia resta l'ottavo mercato per l'export marchigiano, con un trend in crescita negli ultimi mesi, dopo la flessione dovuta all'emergenza sanitaria. Ora, il crollo della valuta e l'impossibilità di effettuare transazioni finanziarie mettono a rischio la vendita della merce. Le conseguenze economiche delle sanzioni si sommano ad una situazione gia' fortemente precaria, indebolita prima dal terremoto, poi dalla pandemia e ora dal caro bollette. Fratelli d'Italia ha firmato una risoluzione, approvata all'unanimita', che impegna il governo a varare misure di sostegno alle imprese per gli oneri derivanti dall'applicazione delle sanzioni alla Russia. Riteniamo, pero', come sottolineato ieri da Giorgia Meloni, che anche l'Unione Europea debba fare la sua parte, introducendo aiuti economici, a fondo perduto, per ristorare i settori maggiormente esposti alle conseguenze delle sanzioni, come accaduto in passato durante la Brexit" conclude. 


A Montegranaro Pakistani che sfruttano altri Pakistani. E tutti zitti: sinistra e sindacati. Umani sì, ma fino a Lampedusa.


L’accoglienza, il restiamo umani, la commozione di fronte alla sventura di quel genere umano disperato che viene in Italia in cerca di un futuro, alla fine si traducono in un manipolo di Pakistani che sfruttano altri Pakistani e li portano a morire di fatica in un campo lavorando come schiavi. E questo non succede in Libia, nossignori. Non succede in Turchia. Succede a Montegranaro. Lo hanno scoperto i Carabinieri che, se andiamo a guardare, sono gli unici a tutelare questa povera umanità. Non sono stati i Sindacati, che non se ne sono accorti, chissà perché. Non sono stati i politici di sinistra, in tutt’altre faccende affacendati. Quindi diciamo che la nostra umanità si ferma a Lampedusa, o comunque ovunque questa povera gente tocchi terra. Poi, quello che di loro avviene, ci interessa poco. O magari ci interessa ma sono interessi che è meglio non dire.

 

Luca Craia