Stamattina non mi sento
particolarmente ottimista. Sarà perché, andando al lavoro, Franca mi ha fatto
notare che a Montegranaro ci sono quartieri interi con il cartello “vendesi”
attaccato alle case, una cosa che sapevo ma che stamattina, un po’ il sonno e
un po’ la stanchezza di una settimana di lavoro sulle spalle, mi ha disturbato.
Ho pensato che è un segnale molto brutto che non sta cogliendo nessuno. È il
segnale che Montegranaro ha un destino piuttosto negativo davanti, un destino
che non è ineluttabile ma che va invertito ora, subito.
Il futuro che si prefigura è di un
paese in cui i giovani se ne stanno andando quasi tutti, gli anziani sono anziani
e le persone di media età si dividono in due categorie: quelli che hanno
maggiori possibilità economiche e quelli che non le hanno, la vecchia classe
media che media non è più. I primi hanno casa altrove e ormai a Montegranaro ci
passano sempre meno tempo, molti non ci vengono più; i secondi sono prigionieri
dei loro immobili, invendibili a meno che non li regali, e non hanno la
possibilità di andare altrove. Gente di media età (di medio gli è rimasto solo
quello) che invecchierà e a un certo punto non ci sarà più. E con loro se ne andrà
Montegranaro o, almeno, buona parte di Montegranaro. Rimarrà Santa Maria,
probabilmente, quartiere più nuovo e servito, mentre il resto sarà una distesa
di case disabitate o abitate male, una specie di Bronx postatomico.
Brutta scena, vero? Io spero di
sbagliarmi, ma credo che sia una possibilità seria, uno scenario piuttosto
futuribile e credibile. E penso che dobbiamo fare tutto il possibile per
evitarlo. Dobbiamo farlo ora, oggi, non dopo, non domani. E per farlo occorre
inventarsi qualcosa, occorre trovare un modo perché la gente non se ne vada, perché
i giovani rimangano, perché le case riprendano valore, perché valga la pena
vivere qui. E varrà la pena vivere qui solo se ci sarà lavoro e ricchezza, non
dico come nei gloriosi anni del boom della calzatura, ma almeno da poter
consentire di vivere bene e senza pericoli.
In questo sono ottimista, contraddicendo
l’incipit: ci sono delle strade da percorrere per poter salvare Montegranaro e
la sua economia. Qualcuna la indico da tempo, altre potrebbero venirci in mente
se solo ci mettiamo a ragionarci, anziché continuare il giochetto della
politica in perenne campagna elettorale. Sarebbe auspicabile un tavolo comune,
che comprenda istituzioni, politici, associazioni di categoria e culturali e
imprenditori; un tavolo dove mettere le idee, selezionarle, sceglierle e
cominciare seriamente a costruire un futuro. Sarebbe un buon inizio.
Luca Craia