L’Adorazione dei Magi del Maestro di Sant’Ugo è uno degli affreschi più interessanti del ciclo più antico contenuto nell’ecclesia montegranarese. L’interesse deriva dalla presenza simultanea di più allegorie, alcune delle quali di difficilissima interpretazione. La più semplice da comprendere è quella relativa al messaggio universale del Vangelo, rappresentata con le tre età diverse dei Magi: l’uomo anziano in ginocchio e in piedi quello maturo e quello giovane, a indicare come la Salvezza è per tutti gli uomini. Poi ci sono i cammelli.
Sui cammelli sono anni che si discute per capire cosa l’autore volesse comunicare con essi e con le “stranezze” che possiamo notare. Posto che la rappresentazione stessa degli animali è piuttosto anomala, cosa facilmente interpretabile col fatto che il pittore non conoscesse esattamente la vera forma di un cammello e l’avesse inventata, magari basandosi su qualche bestiario dell’epoca, da sempre si è discusso sul numero delle zampe e sul presunto errore prospettico della palma.
Le zampe dei cammelli sono sette e non dodici come dovrebbero essere. È possibile che il Maestro non le abbia dipinte tutte per semplificare, ma è molto più probabile che il numero sette sia stato inteso nella sua accezione sacra, rappresentando la perfezione, la totalità e l’enormità di quanto stava accadendo in quel momento, ossia la presentazione al mondo, attraverso i Magi, del figlio di Dio che si è fatto uomo.
L’errore prospettico è più complesso, proprio perché è evidente che non si tratta di un errore come potrebbe sembrare a prima vista guardando la palma che nasce davanti, sembra passare sotto il ventre dei cammelli e poi risale dietro. Anche ad Atri, nella Cattedrale, nell’affresco dell’Incontro dei Tre Re vivi coni Tre Re morti, possiamo osservare un “errore” pressochè identico, il che lascia supporre che non si tratti di un errore bensì dell’ennesima allegoria. Ma cosa significa?
Dopo anni di domande poste a critici d’arte ed esperti di iconografia antica, la risposta forse definitiva me l’hanno data tre seminaristi francesi in visita a Sant’Ugo. I ragazzi, con studi teologici approfonditi e freschi, mi hanno fornito la spiegazione che da anni cercavo: i cammelli non stanno toccando terra, sono in levitazione di fronte al miracolo del Dio che si fa carne, si staccano da terra e dalle cose terrene per anelare il cielo. Ed ecco che non c’è più alcun errore prospettico. Era semplice.
Luca Craia