lunedì 22 febbraio 2016

Finalmente parla la Strappa. E si adegua agli altri opponendosi all’opposizione



C’è una grande smania di dimostrare, da parte dell’amministrazione Mancini. Tutti gli assessori si sbracciano per evidenziare il loro operato, talvolta sconfinando nel millantato credito, e ora, con l’avvento del “comunicatore” e l’operazione simpatia in corso, assistiamo alla pubblicazione di comunicati sistematici che codificano quanto già si faceva prima: si attacca l’opposizione/ex maggioranza, ci si vanta di cose che si sarebbero comunque dovute fare, si fa credere di aver fatto chissà cosa quando, invece, si tratta di generalmente di topolini partoriti dalla montagna.
In questo meccanismo oggi apprezziamo finalmente la voce (ancorché scritta) di Cristiana Strappa che, dopo aver trascorso quasi due anni gestendo la delega per i servizi sociali in pressochè totale silenzio, sia in Consiglio Comunale che fuori, tanto da dare l’idea di essere in qualche modo una sorta di assessore robotizzato e gestito via telecomando dal Vicesindaco Ubaldi, se ne esce con un comunicato alfanumerico in cui esordisce denigrando l’operato Annalina ZIncarini, assessore allo stesso ufficio della Strappa durante la consiliatura Gismondi e, allora, uno degli assessori più apprezzati. Poi prosegue con un lungo elenco di cifre che dicono tutto e il contrario di tutto, dando l’impressione di un gran movimento che, però, il cittadino minimante attento alle vicende politico-amministrative montegranaresi sa che non ci sia stato.
Curiose sono due enumerazioni di servizi che, messe come sono state messe, sembrano chissà che ma, se facciamo due conti da seconda elementare, ci accorgiamo di quanto siano preoccupanti. In effetti sono preoccupanti perché se si pensa di dare dei servizi sociali effettivi con somme di questo tipo e di sortire qualche effetto positivo, credo che si abbia un’idea piuttosto onirica della realtà. Vediamo l’esempio:
- borse lavoro: stanziati 84.000 Euro per 31 soggetti lavoratori. Trovo vergognoso, sinceramente, che ci si vanti di questo. 84.000 Euro diviso 31 lavoratori fa la poco bella cifra di 2705 Euro a testa all’anno;
- fondo anticrisi: stanziati 8000 Euro per 26 richiedenti (chissà se Italiani o stranieri). Sono 307 a testa, cifra con cui, una famiglia normale di quattro persone, fa spesa sì e no per due settimane. Poi, per il resto dell’anno, torna la crisi.
Intenderei qualcosa di più per servizi sociali. Non mi fermerei ai piccoli interventi che enumera la Strappa. Sarebbero apprezzabili interventi strutturali, a sostegno dei lavoratori che perdono il lavoro ma anche degli imprenditori in difficoltà. Iniziative volte ad avere un quadro sociale chiaro in modo che si possa intervenire con maggiore efficacia. Iniziative che servano davvero a creare i presupposti per l’integrazione e non che discriminino ancora di più sia gli stranieri che gli Italiani (vedi il corso di lingua araba a scuola che, oltretutto, era stato sì sperimentato dalla passata amministrazione ma subito accantonato perché fallimentare).  Insomma: sono lieto di sentire (o quanto meno leggere) la Strappa finalmente, ma sarei stato più lieto di leggere qualcosa di più concreto.

Luca Craia

domenica 21 febbraio 2016

Unicam e i carolingi nel Piceno. Ancora non si sa nulla.



Ne ho scritto a dicembre e ci torno sopra a distanza di un paio di mesi perché, a tutt’oggi, ancora non si riesce a sapere nulla sugli esiti degli studi condotti dall’equipe del professor Gilberto Pambianchi dell’Università di Camerino sulla presenza carolingia nel territorio piceno. Sono studi che potrebbero aprire nuovi spiragli su un argomento controverso e molto dibattuto, seguito fino a oggi da un nutrito gruppo di studiosi extra-accademici che se ne occupa da anni seguendo le orme, e spesso divergendone, di quel don Giovanni Carnevale che gettò le basi della teoria ormai decenni fa, ma del quale mai, fino al 2014, il mondo accademico si era mai interessato.
Il mondo che ruota intorno alla teoria di Carnevale salutò la cosiddetta “conferenza di Camerino” del 2014 con un misto di interesse e irritazione, quest’ultima dovuta al fatto che l’Unicam mai una volta ha citato né mai ha reso il giusto riconoscimento a don Carnevale senza il quale, va detto, di Carolingi nel Piceno non si sarebbe, probabilmente, mai parlato. Sono stati stanziati finanziamenti importanti per sostenere le ricerche di Pambianchi e del suo gruppo e sarebbe giusto e opportuno che, a oltre un anno dall’inizio di questa avventura scientifica, qualcosa venga divulgato. Per questo era parsa un’ottima notizia l’organizzazione di un convegno a Camerino per il 20 febbraio 2016, dal titolo “Il patrimonio culturale delle Marche centro-meridionali dal Tardo Antico all’Alto Medioevo”.
Ci si aspettava di poter conoscere i risultati conseguiti in un anno di ricerche e, invece, si è avuta soltanto la delusione di arrivare fino a Camerino per apprendere che il convegno era stato annullato “per un imprevisto dell’ultimo minuto”. Nessuna ulteriore informazione, nessuna notizia che potesse evitare che tanti appassionati si recassero a Camerino a vuoto. A questo punto qualche dubbio pare sia legittimo: a che punto siamo? Che si è trovato? Direi che, in quanto a correttezza e trasparenza, probabilmente i blasonati accademici dovrebbero prendere qualche ripetizione da quegli studiosi forse meno titolati ma certamente più rispettosi e sicuramente più limpidi che da anni seguono la teoria storica in questione senza spendere un centesimo di denaro pubblico e sempre con il massimo rispetto per chi desidera conoscere.

Luca Craia

Lo stato sociale e l’immigrazione. Questo è il punto su cui interventire.



L’Italia è meta di immigrazione per molti motivi, primo fra tutti la collocazione geografica che ne fanno la porta d’ingresso per l’Europa più facile da raggiungere e più semplice da varcare. Ma ce ne è uno sul quale si potrebbe intervenire per scoraggiare il fenomeno senza esimersi dagli obblighi morali umanitari che ci vedono obbligati, in quanto essere umani, a soccorrere chi ha bisogno di aiuto. Mi riferisco all’accesso allo Stato Sociale da parte degli immigrati.
Lo Stato Sociale è una conquista del Popolo Italiano ed esiste, per quanto ne vengano quotidianamente smantellati pezzi fondamentali da governi sempre più inetti e delinquenziali, perché i cittadini italiani lo hanno costruito col proprio lavoro e le proprie tasse. Lo Stato Sociale è una sorta di assicurazione del Popolo Italiano, un’assicurazione che non è piovuta dal cielo ma è stata conquistata e pagata dagli Italiani. Per questo ritengo che debba essere ad uso esclusivo del Popolo Italiano.
Lo Stato Sociale deve essere utilizzato esclusivamente da cittadini italiani. Anche lo straniero ne dovrebbe poter usufruire, ma solo nel momento in cui cessi di essere straniero e diventi cittadino italiano, rinunciando definitivamente alla sua cittadinanza originaria. È stupido pensare a un periodo di tempo prestabilito perché questo accada; piuttosto è indispensabile che chi richieda di diventare cittadino italiano dimostri di essere perfettamente integrato, parlare la lingua e aver assimilato la cultura italiana.
L’immigrato deve poter venire in Italia, trovare lavoro e viverci, ma non deve poter accedere agli ammortizzatori sociali e ai sussidi sociali finchè non decide di diventare cittadino italiano e dimostri di averne i requisiti. Nel periodo in cui non sia possibile accedere allo Stato Sociale, lo straniero pagherebbe tasse e contributi che ne assicurerebbero il diritto futuro a usufruirne. Nel momento in cui lo straniero non sia più in grado di produrre un reddito e di pagare il proprio contributo alla socialità dello Stato Italiano, decadrebbe il motivo della sua permanenza in Italia e dovrebbe andarsene, non essere sostenuto a spese dei cittadini italiani.
In questo modo sarebbero salvaguardati i diritti umani degli immigrati e i diritti dei cittadini di essere padroni del proprio Paese. Tutto questo mi pare sia talmente chiaro e lampante che, in un paese normale, non dovrebbe nemmeno essere messo in discussione. In Italia, invece, tra ipocrisie di vario stampo, tra quelle cattoliche a quelle marxiste, il tutto si riduce a una finta tutela dei diritti mani che, in realtà, nasconde interessi lucrativi di gruppi di potere.

Luca Craia