L'ospedale vecchio durante la ristrutturazione |
Non ci sono abituato a dare ragione al Sindaco, Ediana Mancini, ma
quando ce l’ha ce l’ha. Ha ragione quando dice che non si può pensare a un polo
culturale all’interno di un palazzo adibito a case popolari (trasformato, di
fatto, in un ghetto musulmano), anche se si tratta di un palazzo tra i più
antichi, prima sede del monastero agostiniano e poi ospedale cittadino; non si
possono condividere androne e scale tra chi ci risiede e chi va lì per fare
cultura, leggere, recitare, fare musica. Anche da un punto di vista pratico è
impensabile: immaginate un concerto con i vicini che vogliono dormire.
Ha anche ragione quando dice che si poteva evitare ma non lo si è
fatto. È pure vero che, senza i soldi del progetto “contratti di quartiere” non
sarebbe stato possibile ristrutturare il palazzo e ora avremmo ancora un enorme
problema urbanistico nel cuore del centro storico. Ora, invece, il problema è
sociale, ma sempre enorme. I soldi dei contratti di quartiere erano vincolati
all’edilizia abitativa e il Comune non poteva che destinare il palazzo a case
popolari. Solo che, in seguito, si potevano fare altre operazioni che non sono
state fatte.
Si poteva mettere mano ai regolamenti, e in verità la giunta Gismondi
ci provò senza successo, anche perché non fece in tempo in quanto sfiduciata.
Ma si poteva fare prima, anziché temporeggiare. Temporeggiare come sta facendo
ora l’attuale Sindaco sulla proposta di modifica dei regolamenti di
assegnazioni, quegli stessi regolamenti che sono la causa principale del ghetto nel
centro storico.
Ha, però, la memoria corta, la dottoressa Mancini. Non ricorda, per
esempio, che il progetto è nato con la
giunta guidata da Gianni Basso di cui era vicesindaco quello stesso Endrio
Ubaldi che è vicesindaco pure oggi. Vogliamo dare qualche responsabilità
anche a lui? Non ricorda, la Mancini, che lei stessa era all’opposizione e non
in vacanza mentre il sottoscritto scriveva ripetutamente e addirittura
presentava una petizione con 180 firme
(protocollata il 28 aprile 2012) per evitare che accadesse quanto accaduto
dell’ospedale vecchio. Era all’opposizione
ma non ha fatto niente. Se ben ricordo non firmò nemmeno la petizione né il
suo gruppo (tantomeno quello di Ubaldi) fece la minima battaglia in Consiglio Comunale.
Anche queste sono responsabilità.
E oggi, che ha il potere di decidere, faccia. Bene, sarebbe cosa opportuna
e giusta. Ma, visto che può, faccia anche in modo che queste cose non accadano
più. Metta mano a quei regolamenti di cui lei stessa parla. Li modifichi perché
non nascano nuovi ghetti. Eviti e faccia evitare ai suoi supporter tutta quella
trita demagogia che tanti, troppi danni sta causando nel nostro Paese. Lasci
perdere la dietrologia e la caccia alle streghe, che di responsabilità sono
pieni tutti, dal primo all’ultimo. E faccia. Dio la benedica se farà davvero
qualcosa.
Luca Craia
Il testo della petizione del 28 aprile 2012
I sottoscritti cittadini,
CONSIDERANDO
la grave situazione di crisi economica e sociale in
cui versa l’intera Italia e la nostra città, crisi che ha portato come
conseguenza l’intensificarsi di fatti di cronaca estremamente
preoccupanti anche in funzione del fatto che la nostra
città è sempre stata tranquilla e sicura;
la legge italiana che assegna giustamente gli alloggi
popolari alle classi meno abbienti;
che le classi meno abbienti nel nostro tessuto sociale
sono costituite quasi interamente da cittadini stranieri;
che nella nostra città esistono zone ad
altissima concentrazione di residenti stranieri e queste zone risultano
fortemente degradate;
la ristrutturazione dell’edificio dell’Ospedale
Vecchio in piazza Leopardi e via Garibaldi e la destinazione prevista per lo
stabile come complesso residenziale per residenza popolare e che, quindi,
il complesso verrà presumibilmente occupato quasi interamente da residenti
stranieri creando, di conseguenza, un ghetto potenziale all’interno del centro
storico di Montegranaro;
che questo possa creare una situazione di estremo
disagio per i cittadini stranieri stessi e, nel contempo, una potenziale
pericolosità della zona che già risulta in stato di degrado
CHIEDONO
che venga riconsiderato il progetto di
ristrutturazione dell’edificio dell’Ospedale Vecchio e che ne venga ridefinita
la destinazione in modo tale che esso non risulti interamente destinato a
residenza popolare ma che l’edificio stesso possa essere utilizzato in maniera
diversificata scongiurando o, almeno, riducendo i rischi e i pericoli.
In fede