mercoledì 9 novembre 2016

Uniti per Voi - Prosegue la raccolta di calzature per i senzatetto del terremoto



Solo domenica scorsa, alla castagnata benefica, oltre alla bella cifra di 3.000 Euro al netto delle spese, sono state raccolte circa 150 paia di scarpe da uomo da destinare agli ospiti delle strutture rivierasche che provengono dalle zone terremotate. L’appello rivolto agli imprenditori montegranaresi (e non solo) è stato ascoltato ma è ancora possibile donare scarpe a chi è rimasto senza nulla. Presso la Croce Gialla c’è un punto di raccolta dove portare le calzature da donare, che devono essere nuove, anche se difettate non importa, purchè i difetti non ne compromettano la vestibilità. Il 12 i volontari delle associazioni che hanno aderito all’iniziativa “Uniti per Voi” consegneranno quanto raccolto direttamente ai beneficiari. C’è ancora tempo, quindi, per contribuire.

Luca Craia

La vittoria di Trump, la morte del 68 e la fine del mondo



La vittoria di Donald Trump segna la fine di un’epoca, quell’epoca che affonda le radici in quanto accaduto nel mondo nel ’68, anno che, nel bene e nel male, ha influenzato politica e cultura globale fino a questa notte. Questa notte, invece, ma in USA era giorno, il mondo è cambiato e, sicuramente, in peggio. Ma era destinato a peggiorare, qualsiasi fosse stato il risultato delle urne americane. Una vittoria della Clinton avrebbe perpetuato la politica americana degli ultimi vent’anni, una politica imperialista, aggressiva, dissennata, guerrafondaia e corrotta. Sappiamo benissimo cosa avrebbe comportato la vittoria di Hillary Clinton. Non sappiamo cosa comporterà quella del miliardario col gatto morto in testa, almeno non nel lungo periodo.
La fine del ’68, dicevo. La sconfitta della Clinton rappresenta la sconfitta di una cultura ormai degenerata, in cui la facciata ipocrita del politicamente corretto nasconde un mondo marcio fatto di corruzione e disegno socio-politici spaventosi. Gli ideali dei ragazzi degli anni ’60 sono stati traditi da molto tempo, e ora assistiamo a politiche sociali mostruose, incapaci di riconoscerne il fallimento e di adeguarsi alla realtà dei nostri giorni. Il voto degli Americano ha spazzato via questa ipocrisia, preferendo affidarsi a un’incognita piuttosto che rimanere nelle mani di chi ha portato il mondo sull’orlo della catastrofe con politiche perniciose e sbagliate, i cui danni hanno prodotto migliaia di morti, miseria, distruzione e la quasi totale destabilizzazione del mondo occidentale come lo conoscevamo e lo volevamo.
È difficile dire cosa accadrà con Trump. In America, probabilmente, accadrà quello che di solito accade con i governi repubblicani: impoverimento delle classi più deboli, arricchimento di quelle più forti, politiche sociali ridotte al lumicino, abbassamento dei livelli dei diritti civili. Nel resto del mondo, e in Italia, probabilmente assisteremo a un raffreddamento di certe zone di conflitto, come la Siria, dove una probabile riappacificazione con la Russia di Putin potrà sfociare in una rapida soluzione del conflitto con conseguenze in tutto il medio-oriente. A livello economico forse vedremo la fine dell’embargo alla Russia e questo porterebbe indubbi vantaggi per la nostra Nazione. Probabilmente cambieranno le strategie geopolitiche, ma è difficile dire in che modo.
Diciamo, quindi, che una vittoria di Trump può essere vantaggiosa per l’Europa e per l’Italia, almeno nel primo periodo. Ma Trump rimane un uomo pericoloso, incontrollato e incontrollabile, e il suo mandato è lungo. Temo il lungo periodo, e credo lo tema anche la CIA. Non credo che Trump avrà lunga vita, e non mi riferisco alla politica. Ma noi, sudditi dell’Impero Americano senza diritto di voto, siamo solo spettatori di questo scenario che si sta componendo e le cui conseguenze comporteranno grandi cambiamenti per le nostre vite. Noi non possiamo fare altro che goderci lo spettacolo e aspettare l’arrivo della fine del mondo. O della fine di Trump

Luca Craia

martedì 8 novembre 2016

Presepio: una decisione sofferta. Ma resta l’unità delle associazioni



C’era un clima surreale, ieri sera, durante la riunione dell’Ente Presepe, quella riunione che ha deciso di annullare il Presepe Vivente di quest’anno. C’erano facce scure, occhi lucidi, sguardi bassi, una sensazione di impotenza, una tristezza densa e palpabile come la stessa rabbia, sopita per la consapevolezza del fatto che, per questa cosa, non ci sono responsabili. 
È stata una decisione durissima da prendere, ma l’abbiamo presa non solo all’unanimità, ma con una reale comunione di pensiero e sentimento. Abbiamo analizzato i rischi, abbiamo valutato i nostri obiettivi nel confronto con questi rischi. Abbiamo capito che non potevamo permetterci nessun tipo di superficialità. Sono troppe le incognite, troppe le variabili, troppo poco il tempo per mettere rimedio a una situazione che è ancora in essere e in divenire.
Vorrei farvi vedere i volti delle persone che avevo intorno, il volto di Stefania, con gli occhi gonfi, di Mauro, accigliatissimo, di Massimiliano che fissava il pavimento, di Ermanno, Leonardo, Lucio, Novella, Simone, Raul, Manola, Orietta, probabilmente anche il mio: facce da funerale. Qualcuno ha cercato di proporre alternative ma alternative non ce ne sono: il Presepe Vivente di Montegranaro ha ragione di esistere per una serie di motivi, uno dei quali e la sua stessa ambientazione nel centro storico, quel centro storico che oggi, e tra due mesi, non offre sufficienti garanzie di sicurezza. Non possiamo mettere a rischio, per quanto questo rischio possa essere minimizzato, la vita dei visitatori e dei figuranti.
Ma un altro motivo, forse il più importante, per il quale il Presepe Esiste e la coesione tra chi opera per realizzarlo. Fare il Presepe Vivente, nelle tre edizioni precedenti a questa, ha creato uno stato di grazia nel paese che non è realizzabile in nessun altro frangente. C’è una reale pace natalizia, una comunione fortissima, uno spirito di gruppo ineguagliabile. Il lavorare braccio a braccio, mente a mente, per realizzare un progetto così bello e importante è un collante formidabile che serve, ora più che mai, a questo paese che fa tanta fatica a trovarsi comunità.
Ecco perché non lasceremo passare le Feste di Natale come se nulla fosse, ecco perché siamo fortissimamente motivati a creare comunque un evento che ci faccia lavorare, collaborare, sentire uniti. Non sappiamo ancora cosa faremo, ci sono tante idee, nessuna che possa compararsi col Presepe ma, comunque, belle idee. Ci lavoreremo su, nei prossimi giorni, e sono certo che creeremo un evento per Montegranaro e con Montegranaro, un evento che ci faccia sentire una Comunità. Teneteci d’occchio.

Luca Craia