giovedì 10 novembre 2016

Terremoto. Augusto Ciampechini scrive alla direzione CDU e chiede provvedimenti



C’è anche una politica che si attiva per il terremoto nelle Marche. Il Responsabile CDU per le Marche, Augusto Ciampechini, ha inviato una missiva a Mario Tassone, segretario nazionale del CDU, e alla Direzione Nazionale, in cui chiede di portare in parlamento proposte serie e urgenti per sostenere le Marche a seguito del terremoto. “È poco perchè la federazione popolare ha un solo parlamentare però è cio che posso fare io nel mio piccolo” dice Ciampechini, ma secondo me non è affatto poco e se ogni rappresentante politico marchigiano facesse lo stesso forse si potrebbe ottenere qualcosa. Intanto già sappiamo che il 16 novembre prossimo, in occasione dell’incontro nazionale del CDU – Federazione Popolare per in No, verrà redatto un documento da inviare al governo. Intanto vi posto, di seguito, il testo integrale della lettera di Augusto Ciampechini.

Luca Craia

Caro Mario, cari amici della direzione, del comitato e del CDU, permettetemi di inviarvi, prima del consiglio nazionale del prossimo 16 Novembre due righe sul sisma che ha colpito l'Italia centrale ed in maniera pesante e devastante la mia provincia, Macerata.

Dopo il terremoto del 24 Agosto che ha colpito Accumoli, Norcia ed Amatrice (magnitudo 6.0) il 3 e il 15 Settembre è stata colpita Norcia (magnitudo 4.0), successivamente il 26 Ottobre Visso (magnitudo 5.4 e 5.9), il 30 Ottobre Pievetorina (magnitudo 6,5) e dal 24 Ottobre al 5 Novembre sono seguiti più di 1000 eventi sismici, con profondità ipocentrali comprese mediamente tra 5 e 10 km, concentrati prevalentemente in prossimità di Castelsantangelo sul Nera (MC), Visso (MC), Ussita (MC), Fiastra (MC), tutti in provincia di Macerata.- Fonte INGV (Istituto nazionale geofisica e vulcanologia)

Nella mia provincia sono state colpite abitazioni, attività commerciali, luoghi di culto, ritrovi associativi, patrimoni cuturali e turistici, beni ospedalieri e assistenziali.

Amici, noi non possiamo abbandonarli, l'italia non può abbandonarli, il CDU non può abbandonarli.

Penso a: Treia – Recanati – Macerata - Corridonia – Pollenza – la mia Monte San Giusto e tanti altri comuni, PIEGATI E PROVATI economicamente e psicologicamente. Poi: Tolentino – San Severino – Cingoli - Caldarola - Belforrte del Chienti - S.Severino M.- Castelraimondo - Matelica - Sarnano – Gualdo - San Ginesio, FERITE MORTALMENTE E ancora: Colfiorito - Serravalle – Muccia - Pievetorina - Pievebovigliana – Camerino, DISTRUTTE! Bellissimi borghi andati in frantumi, i più fortunati feriti in maniera indelebile, economie solide e robuste messe in ginocchio, imprese familiari ed eccellenze produttive che non riapriranno più, un settore come quello del commercio e dell'offerta turistica spazzato via in molti di questi comuni e messo a terra negli altri, famiglie intere che non hanno più una casa dove ripararsi, anziani e case di riposo collocati d'urgenza in altri istituti, ospedali sgomberati in tutta fretta con interi reparti inagibili. Questo è il drammatico quadro quadro d'insieme della provincia di Macerata: un bombardamento intensivo e continuativo, che ha distrutto economicamente, socialmente e psicologicamente tutto. In questo quadro un pensiero poi va agli sfollati che sono stati trasferiti in massa lungo la costa (da P.to Recanati a Pedaso), a questi come politici e classe dirigente dobbiamo risposte. Questa gente deve tornare nelle proprie case, riaprire le proprie attività commerciali e popolare di nuovo i propri territori, loro ne hanno diritto e noi abbiamo il dovere di sostenerli: aiutatemi, aiutateci!

I cittadini Maceratesi, devono continuare a vivere non possono pensare di essere abbandonati a se stessi. Occorrono misure urgenti, concrete, veloci, occorrono misure straordinarie a sostegno della popolazione e delle imprese, come:

- Per i privati: - la sospensione degli acconti imposte (30/11) e Imu/tasi (16/12) per essere eventualmente pagati a saldo (Giuglo/Luglio 2017) con possibile rateizzazione. - la cancellazione dell'IMU sulle case inagibili (fino alla ricostruzione) - l'abbattimento del 50% dell'Imu per chi è costretto a lasciare la propria abitazione (fino al rientro o per un anno) - la cancellazione dei mutui che gravano sulle case distrutte dal sisma, detraendo l'eventuale risarcimento dell'assicurazione sulla casa dove presente. - lo stop delle rate dei mutui per quelle abitazioni inagibili, per chi ha perso il lavoro e per chi ha perso la propria attività, per almeno 12/18 mesi. - la creazione di un “fondo perduto” per l'acquisto della (prima ed unica) casa in sotituzione della casa che è stata resa inagibile dal terremoto (prevedendo che la nuova casa insista nella provincia di residenza dell'acquirente).

- Per le imprese: - prevedere la sospensione immediata 6/12 mesi di tutti i versamenti per imposte e contributi, anche quelli oggetto di rateizzaizioni già esistenti (iva, ires, IRPEF, INPS, inail, imu e tasi e tari) pagando successivamente gli importi dovuti con un piano d'ammortamento che preveda almeno 18/24 rate. - sospendere tutti gli adempimenti che ricadono nel periodo Novembre 2016 Marzo 2017. - la creazione di un “fondo perduto” legato ai territori per imprese che vogliono ripartire o per nuove iniziative.

Per gli enti locali: - La possibilità di bandi veloci e urgenti finalizzati alla ricostruzione o al recupero edilizio - Aiuti finalizzati alla ricostruzione di strade, scuole, ospedali, sedi degli enti e beni culturali. - una deroga (sforamento della spesa) per l'assunzione di personale a tempo determinato di tecnici (geometri, ingegneri).

Per il legame politico, per l'amicizia e la stima reciproca che ci lega vi chiedo, vi imploro, di farvi portavoce di queste nostre necessità presso gli organi competenti, adoperandovi nei modi più opportuni e mettendo a disposizione il vostro fare.

Con cordialità e vivo ringraziamento, vi saluto e vi abbraccio

Augusto Ciampechini -
Responsabile CDU per le Marche

Perché non ci teniamo i soldi della differenziata?




Non sono io il primo a fare questa domanda né è la prima volta che la faccio ma, vista la recente pubblicazione, da parte del Comune di Montegranaro, dei dati relativi alla raccolta differenziata da gennaio a oggi, me la pongo di nuovo. Intanto, però, non comprendo il motivo di tanta fretta per la pubblicazione dei dati, visto che siamo a fine anno e si poteva tranquillamente aspettare la fine di dicembre per avere il quadro completo. Probabilmente l’assessore è rimasto un po’ a secco di visibilità e ha opportunamente creato una finestra per tranquillizzarci e farci sapere che ancora esiste, bontà sua.
La domanda, però, è un’altra. Ho fatto un conto col pallottoliere sulla base di questi dati, quindi prendetelo con beneficio di inventario, con le molle, le pinze e tutto il resto in quanto non ho la minima pretesa di avere cifre esatte. Le cifre, in questo caso, ci servono solo per ragionare. Comunque, prendendo tra le vari voci di rifiuti differenziati a base di cellulosa (carta e cartone) e sommandole mi risultano 384 tonnellate di materiale differenziato che può essere immesso sul mercato. Prendendo poi i dati diffusi dal COMIECO per il mese di ottobre 2016, considerando il grado 1.04 di qualità del macero, che è un grado intermedio tra il più buono e il meno buono, mi risulta un prezzo medio di 77 Euro a tonnellata. Moltiplicando i due fattori abbiamo un introito potenziale di 29.568 Euro che, in un quinquennio, diventano 147.840 Euro. Ho considerato solo carta e cartone, ma anche per gli altri materiali differenziati si possono fare conti analoghi.
Ma a me, dicevo, le cifre precise interessano poco, mi interessa il ragionamento che è questo: se commercializzando i nostri rifiuti differenziati riusciamo ad avere una voce di bilancio interessante come questa, non si capisce perché la dobbiamo lasciare al gestore del servizio piuttosto che goderne direttamente. Conosco la risposta: in cambio abbiamo servizi che prima non avevamo. Mi sento di controbattere preventivamente: tralasciando la qualità di detti servizi, sulla quale stenderei un pietoso velo, ricordo che abbiamo già pagato un cospicuo aumento del costo del servizio base col quale si potevano tranquillamente coprire i servizi supplementari. La commercializzazione dei rifiuti e gli introiti conseguenti, perché non ce li teniamo noi?

Luca Craia

Le Marche dimenticate



È forse il terremoto più brutto della storia moderna. Lo è per le purtroppo tante vittime, per gli ingentissimi danni, per le enormi sofferenze a cui gli scampati sono ora soggetti. Lo è perché capita nel momento storico più buio della nostra storia, un momento in cui non c’è un governo che faccia davvero gli interessi nazionali, in cui c’è una crisi economica senza precedenti, in cui la società stessa si sta sfilacciando, in cui la percezione della realtà e manipolata come non mai.
A farne le spese sono tutti i terremotati che, dal primo movimento tellurico, avvenuto ormai due mesi e mezzo fa, ancora non hanno visto un provvedimento, solo uno, che li faccia sperare in qualcosa. Ci sono ancora le tende che volano via col vento, i pantani di fango, le mense comuni. I nostri tesori d’arte sono lasciati alle intemperie, non fosse per i volontari, con un MIBACT assolutamente assente e un Franceschini latitante. Siamo ancora in piena emergenza dopo un tempo enorme dalla prima emergenza, un tempo in cui si sarebbe dovuto iniziare a ristabilire una certa normalità.
Le Marche stanno messe peggio rispetto al Lazio martoriato. Le stanno già dimenticando, non se ne parla quasi più e questo è un bruttissimo segnale. Spariti dai telegiornali Castel Sant’Angelo, Ussita, Visso. Figuriamoci i centri che hanno subito relativamente meno danni. Non ci sono state vittime nelle Marche nel sisma più recente, grazie a Dio. Ma abbiamo perso paesi interi, tesori inestimabili. La nostra fascia montana e pedemontana, e per pedemontana, per la nostra geografia, significa a venti chilometri dal mare, non ha più parte della propria economia, quella legata al turismo culturale. E non si vede nulla all’orizzonte, a parte i proclami incredibili e puerili del Presidente del Consiglio.
Andando di questo passo non ci sarà alcuna ricostruzione. Del resto L’Aquila docet, la città è ancora un fantasma e quella è L’Aquila, mica Ussita. La gente, trapiantata sulla costa, se non ritorna in fretta sulle proprie terre le perderà, attecchirà sul litorale, troverà qui sostentamento e non tornerà più verso le proprie radici che moriranno. È necessario agire in fretta ma non pare aria. Le Marche, oggi, vedono davanti a loro un destino segnato: la desertificazione di un territorio bellissimo, tra i più belli d’Italia, ricchissimo, potenzialmente una miniera d’oro che viene lasciata morire, implodere sotto il peso non delle macerie ma dell’incapacità e della disonestà di chi prende le decisioni e non le prende. È una tragedia immane, infinita, un genocidio culturale portato avanti con televendite politiche che ci fanno credere il contrario. E il bello è che ci crediamo.

Luca Craia