sabato 19 novembre 2016

Solidarietà: triangolo Palata – Montegranaro – Visso. L’Italia che ci piace.



È un cittadino di Montegranaro, visto che ormai risiede nel nostro paese da molti anni lo possiamo considerare un Montegranarese doc, ma ha mantenuto intatti e forti i legami con la patria natia, Palata, un bellissimo paesino in provincia di Campobasso, in Molise. Si chiama Mario Iadonato e fa il carabiniere, è brigadiere presso la stazione di Montegranaro.
Per la sua missione, Mario ha incontrato una coppia di sessantenni di Visso che è stata vittima del terremoto. Il sisma ha fatto crollare la loro casa, un casale fuori paese dove i due vivono allevando animali. L’uomo e la donna non vogliono lasciare la loro terra e il loro bestiame, vogliono mantenere viva la loro attività, non vogliono perdere le loro radici. Ma la casa non c’è più e vivere in tenda in inverno è impossibile.
Così Mario ha deciso di aiutarli e per farlo ha fatto appello ai tanti amici che ancora ha a Palata. Serve una roulotte da installare nel terreno dei due coniugi per permettere loro di passare l’inverno in attesa della primavera e di qualche intervento che riporti Visso nelle condizioni di essere vivibile. Usata una roulotte costa intorno ai 1500 Euro. A Palata hanno risposto subito e con entusiasmo e in pochi giorni hanno già raccolto oltre 1000 Euro.
Trovo molto bella questa iniziativa, un moto spontaneo di solidarietà che unisce l’Italia per un gesto che ci fa sentire un popolo più di tanti discorsi retorici. Mi piace anche che Mario sia un Montegranarese, a testimonianza del grande cuore che questo paese, quando vuole, sa avere. Mi piace anche l’affermazione del principio che i due coniugi di Visso stanno dimostrando, non volendo lasciare la loro terra. Quindi voglio ringranziare, da Italiano e da Marchigiano, Mario e gli amici di Palata, luogo che conosco e che so abitato da gente di gran cuore che ho avuto la fortuna di incontrare. È una bella storia. Ogni tanto vale la pena raccontare anche belle storie.

Luca Craia

Il topo può attendere secondo Roberto Basso



Delle due vicende che stanno interessando la scuola di Santa Maria la più grave è la presenza di topi nell’edificio, in particolar modo nelle aule. La questione è seria perché i roditori sono potenzialmente molto pericolosi per la salute umana, specie in considerazione del fatto che gli escrementi sono stati trovati nei giochi dei più piccoli, che potrebbero mettere in bocca oggetti contaminati.
L’atteggiamento tenuto dal Sindaco è stato stupefacente, arrivando addirittura a negare la veridicità di quanto denunciato da insegnanti e genitori in quanto nessuno avrebbe visto fisicamente il topo, non considerando, forse, la presenza di escrementi e morsicature sugli oggetti prove sufficienti della presenza dei roditori.
Ma anche i provvedimenti presi dall’assessore all’ambiente Roberto Basso non sono da meno: pare che si provvederà a una nuova derattizzazione, stavolta si spera più radicale rispetto alla precedente, e all’igienizzazione dei locali la prossima settimana. I bambini, quindi, saranno costretti a passare la giornata scolastica nelle aule contaminate ancora per qualche giorno, rimanendo esposti a rischi ancora per un po’. Insomma, non c’è fretta, del resto non c’è mai.

Luca Craia

Caos Santa Maria: non facciamo del personale il capro espiatorio.



Il rischio, in tutto questo caos che sta capitando nel plesso scolastico di Santa Maria, a Montegranaro, è che, come capita troppo spesso, si trovi facilmente il colpevole nel personale. Certo, servire ai bambini del cibo maleodorante è stato un errore, ma l’errore è riconducibile a ben altre responsabilità, diverse da quelle del personale di cucina e di mensa. Quello che è evidente, infatti, è che non esiste una procedura da seguire in questi casi così come non esiste una formazione specifica del personale, e di questo la responsabilità è politica. Il personale di cucina che si trovi nella condizione di dover decidere cosa fare in casi limite come questo deve sapere esattamente come muoversi e per questo è necessaria una procedura da seguire che deve essere fornita dall’alto.
Nel contempo il personale deve avere una preparazione specifica sulla preparazione e sulla conservazione dei cibi che, da quanto si evince dalla relazione della Commissione Mensa che, nelle persone del Consigliere Comunale Endrio Pavoni e del Consigliere di Istituto Laura Petrini, ha effettuato un’accurata ispezione nella giornata di ieri.  Da questa ispezione sono risultate evidenti disfunzionalità a livello di conservazione del cibo e questo denota come il personale non sia adeguatamente preparato. È logico che non vi è responsabilità nei lavoratori bensì vi è una mancanza in chi non ne ha garantito la formazione con corsi e aggiornamenti adeguati. Il personale, se ben preparato, può evitare che queste cose accadano ma può anche fornire un servizio molto migliore anche a livello di qualità della nutrizione. Ma per farlo occorre fare formazione che, mi pare di capire, non c’è mai stata e questo è un problema di scelte politiche.
La responsabilità non può nemmeno ricadere sul dirigente che, nel caso specifico, è a capo dell’ufficio più operativo di tutto l’apparato comunale. Spezzo volentieri una lancia a favore del dirigente dell’Ufficio Cultura perché capisco che, con la mole di lavoro che pesa sul suo ufficio, è umanamente impossibile seguire tutto a dovere. Occorrerebbe eventualmente scorporare le mansioni, distinguendo la cultura dall’istruzione.
Le responsabilità, quindi, sono squisitamente politiche e derivano da scelte sbagliate, non fatte o da mancata conoscenza delle reali problematiche da risolvere. L’atteggiamento degli Amministratori in questo caso, ancora una volta, testimonia come l’approccio verso i problemi sia sbagliato. Si parte sempre dalla negazione del problema per poi passare alla sua minimizzazione mentre, per evitare polemiche e fornire un reale servizio alla cittadinanza, basterebbe prendere atto e attivarsi subito per trovare le soluzioni.

Luca Craia

venerdì 18 novembre 2016

La politica svuota i piccoli centri. Qual è il disegno?

Al contrario di quanto è accaduto per eventi analoghi avvenuti in passato, per il duplice sisma del 2016 pare che la politica nei confronti dei terremotati sia molto differente. In passato si cercava di mantenere le popolazioni in loco, allestendo villaggi prefabbricati, casette di legno e poi ricostruendo i centri abitati. Una procedura lunga anni, che però manteneva vivi e vitali i territori. Col terremoto de L’Aquila sono anche apparse le cosiddette “new town”, orrori architettonici e urbanistici che hanno massacrato i centri storici e impedito la loro rinascita, tanto che ancora oggi il capoluogo abruzzese ha un centro storico pressochè deserto. Ciononostante i territori hanno continuato a vivere perché, comunque, le popolazioni sono state lasciate sul posto e il tessuto sociale non ha avuto danni permanenti.
Nel caso odierno, invece, si assiste a una politica opposta e incomprensibile: le popolazioni sono state immediatamente spostate in luoghi lontani, lungo la costa, con una sorta di deportazione pseudo-volontaria che ha immediatamente desertificato le aree geografiche colpite dal sisma. Così facendo si rischia seriamente di sfaldare il tessuto sociale e creare i presupposti perché i centri danneggiati dal terremoto rimangano città vuote, prive di strutture sociali, economia, vita.
Portare via la gente può essere un provvedimento sensato nel breve periodo, ma è indispensabile che gli abitanti tornino quanto prima nei loro paesi e ricomincino a ricostruire, prima delle case, il tessuto economico e sociale, senza il quale le città non possono vivere. Quello che si rischia che possa accadere è che le persone “trapiantate” lungo la costa qui attecchiscano e mettano radici, inizino nuove attività economiche e restino in maniera definitiva in luoghi lontani dalle loro città, causandone la morte.
Non si può permettere che città magnifiche come Norcia, Visso, addirittura Camerino e tutti gli splendidi borghi dei nostri Sibillini diventino città fantasma. Sono centri ricchi di bellezze, storia, cultura ma anche di economie che non possono finire o essere traslate altrove. La politica del governo sta andando in questa direzione e credo sia una politica dissennata, che creerà danni enormi all’economia non solo delle aree direttamente colpite dal sisma ma alle stesse regioni e scompenserà gli equilibri sociali. Mi auguro che le misure prese fino a oggi siano solo temporanee ma, essendo già passati mesi dal primo terremoto, il tempo sta rendendole in qualche modo definitive.

Luca Craia