“Da Crivelli a
Rubens”, così si intitola la mostra romana allestita nel complesso
monumentale di San Salvatore in Lauro per mostrare al grande pubblico dei
visitatori della Capitale un esempio delle bellezze che si possono ammirare nel
territorio fermano. L’iniziativa del Pio Sodalizio dei Piceni e del comune di
Fermo, in collaborazione della Soprintendenza delle Marche, ha portato a Roma
alcuni capolavori fermani, come la bellissima Adorazione dei Pastori di Rubens
che ha casa nel Palazzo dei Priori di Fermo, e alcune pale di Vittore e Carlo
Crivelli, con l’intento di promuovere turisticamente questo lembo d’Italia così
ricco di tesori d’arte. Un’iniziativa lodevole ma con diversi lati d’ombra.
Il problema è che, più che di una promozione, si
tratta di un ripiego. Infatti molte strutture di Fermo e del Fermano non sono
agibili, almeno temporaneamente, a causa del terremoto. Quindi, come dice lo
stesso Sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, in una discussione sulla sua pagina
rispondendo a un mio quesito proprio su questo argomento, “facciamo di
necessità virtù” e, nell’attesa di avere di nuovo agibili le nostre strutture,
utilizziamo queste opere per fare promozione. Tanto, al momento, non sarebbero comunque fruibili.
Una promozione, però, che rischia di rimanere sterile
perché, se un turista, per esempio, in questi giorni di Pasqua in cui,
normalmente, gli appassionati d’arte di muovo alla ricerca di tesori da
scoprire, giungesse a Fermo, magari invogliato proprio dalla promozione che da
tempo viene mossa per far conoscere questa bella città (vedi il Rubens a Milano
dello scorso anno), troverebbe Palazzo dei Priori chiuso. Se lo stesso turista
facesse un giro per il territorio, troverebbe quasi tutto non visitabile a
causa del sisma. Quindi lo stallo in cui il territorio colpito dal terremoto
vive a causa dei ritardi burocratici vanificherebbe gli sforzi per promuoverlo.
Gran parte delle strutture marchigiane sono state
danneggiate in maniera lieve e potrebbero essere riaperte in breve tempo e con
poca spesa. Ma sono mesi che rimangono chiuse e non si muove una paglia. Lo
scorso fine settimana, tanto per fare un esempio, sono andato a Monte San
Martino per vedere i Crivelli contenuti nella chiesa omonima, ma non sono
potuto accedere perché è tutto chiuso in attesa di sopralluoghi.
In sostanza, promuovere un territorio, attirare
turisti che poi, giungendo, non troverebbero quanto promesso a causa della
lentezza pachidermica con cui si sta tornando alla normalità, è illogico e pericoloso. E la questione
non è soltanto burocratica, è anche politica. Il Governo è scollato dalla
realtà e la Regione si è invischiata nelle tante problematiche causate dalla
sua stessa incompetenza che sembra non riuscire a dipanare la matassa. Nel
frattempo le nostre bellezze se ne vanno in giro per l’Italia e, nelle Marche,
facciamo morire il turismo, prima con il pastrocchio delle strutture ospitanti
gli sfollati, e poi con una politica cieca che non capisce che, senza opere
d’arte, il comparto è mutilato. Sono danni che pagheremo per anni.
Luca Craia