giovedì 13 aprile 2017

Unita Pastorale e Arkeo restituiscono a Montegranaro la “Casetta della Madonna”



Il progetto di restauro del Sacello Lauretano montegranarese parte da lontano, da quando, nel 2010, fu riaperta la “cripta” di Sant’Ugo dopo anni di oblio. Il Sacello era dentro all’antica chiesa, dimenticato, pieno di polvere e ragnatele. Già allora si capì che sarebbe stato necessario intervenire, se non altro per evitare che si deteriorasse ulteriormente. C’erano interventi prioritari, come quello sul Crocifisso processionale o l’impianto di illuminazione, così Arkeo mise da parte temporaneamente l’intento di far restaurare la “Casetta della Madonna” con l’intento di metterlo in campo appena possibile. La decisione di approntare il restauro è stata poi presa nel settembre del 2016, sottoposta all’Unità Pastorale che l’ha approvata con entusiasmo, alla Curia per le necessarie autorizzazioni e, infine, alla Soprintendenza per l’espletamento dell’iter di legge e la consulenza storica e artistica.
L’incarico del restauro è stato affidato da Arkeo, che l’ha completamente finanziato con i fondi raccolti durante le manifestazioni organizzate e con le donazioni liberali dei soci, a Marco Salusti, che collabora con l’associazione montegranarese ormai da anni e, oltre a effettuare lavori importanti per conto dell’Associazione, ne è prezioso consulente. La supervisione dell’opera di recupero è stata affidata dalla Soprintendenza al professor Claudio Maggini, funzionario del MIBACT e storico dell’arte estremamente preparato. L’intervento è partito a gennaio e si è concluso, con il placet definitivo del MIBACT, lunedì scorso. Ed è venuto davvero bene.
Ora la Casetta della Madonna di Loreto è tornata al suo posto, nella chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, ma la vera e propria restituzione alla Comunità montegranarese avverrà lunedì prossimo, Lunedì dell’Angelo. Ci sarà una cerimonia durante la quale racconteremo un po’ di storia di questo particolare oggetto d’arte e racconteremo come si è intervenuti per il restauro. Ci sarà la solenne benedizione dell’oggetto sacro e la possibilità di vedere finalmente i risultati del restauro, risultati che hanno riservato piacevolissime sorprese. Al termine verrà celebrata la SS. Messa allietata dai canti gregoriani del coro Crypta Canonicorum diretto dal Maestro Emiliano Finucci. Si comincia alle 18:00, nella chiesa dei SS. Filippo e Giacomo di Montegranaro.

Luca Craia

Non solo cani. I problemi di convivenza con lo straniero a Montegranaro.

Se l’avessi detto o scritto io, apriti cielo. Mi sarebbero piovute addosso le ire funeste di tutta la nomenclatura radical di Montegranaro, della CGIL di Fermo (che spesso interviene dandomi allegramente del razzista) e degli hater professionisti nazionali e di importazione. Ma, siccome lo hanno riportato tutti e due i quotidiani locali, posso fare mio quanto esposto dall’associazione “Amici di Fido” che, peraltro, risulta in ottimi rapporti con l’Amministrazione Comunale montegranarese. E infatti pare sia vero quanto affermato dagli amici cinofili, ossia che ci sono diversi extracomunitari, in particolare magrebini e cinesi, che conducono cani in violazione di ogni regola sancita e di buon senso e, se qualcuno glie lo fa notare, nella migliore delle ipotesi viene insultato.
Se vogliamo essere onesti, non è una situazione gravissima. È grave ma non gravissima. Ci sono aspetti della convivenza tra autoctoni e oriundi molto più complicati, difficili e pericolosi. Per esempio ci sono bande di ragazzini magrebini che entrano nei negozi e minacciano i proprietari di mettere tutto a soqquadro se non si dà loro del denaro, oppure chiedono denaro agli automobilisti stendendosi in mezzo alla strada davanti alla macchina. Agiscono sempre in branco, sono tutti minorenni, nessuno può o vuole fare niente per fermarli.
Per fare un altro esempio, il Campo dei Tigli è diventato il Bronx. Passarci è pericoloso, specie nelle ore buie. Sono molti i casi, denunciati e non, di taglieggiamento, furto, scippo, minacce. E sono sempre giovani stranieri, quasi sempre, anche loro, Magrebini. Sono noti a tutti personaggi equivoci, spacciatori, gente dedita a traffici strani. Insomma, un quadro tutt’altro che rassicurante, tutt’altro che integrante, se vogliamo.
Poi ci sono le note di colore, chiamiamole così, come quella dei cani di cui parlano gli Amici di Fido. C’è l’episodio della svampita marocchina che ruba la macchina dell’ex assessore Zincarini per farsi un giretto a Civitanova e poi se la parcheggia sotto casa. Ci sono le macchine dei Magrebini puntualmente parcheggiate in modo di prendersi lo spazio di due macchine, o di ostruire la normale circolazione. Ci sono gli insulti gratuiti agli Italiani mentre passano per strada, ci sono le mancate osservanze dei regolamenti comunali come le parabole piazzate ovunque o il conferimento dell’immondizia fatto un po’ come ci pare. Posso continuare ancora a lungo, di esempi ce ne sono a pacchi.
Il punto è che così si convive male, e non è questione di razzismo, amici miei. È vero, ci sono anche gli Italiani che non rispettano le regole, ci sono anche gli Italiani delinquenti, se è per questo. Ma nella nostra piccola realtà locale, che non credo sia tanto diversa dalle altre piccole realtà locali, i Montegranaresi si sentono a disagio per questa situazione, perché chi viene in Italia a cercare una nuova vita non può danneggiare quella degli altri, né in maniera lieve né in maniera pesante. Proprio non può, perché poi non possiamo parlare di integrazione, di accettazione, di accoglienza. La mia esperienza personale è fatto di tentativi di integrazione e accoglienza andati a vuoto, e non sono certo una mosca bianca. E se è vero che ci sono stranieri bravissimi che, invece, fanno del tutto per integrarsi, il loro sforzo è totalmente vanificato dal comportamento degli altri che, invece, di integrarsi nemmeno ci pensano. E questo non va per niente bene.


Luca Craia

mercoledì 12 aprile 2017

Segnali di vita che riprende. Riapre la biblioteca Antolisei di San Severino dopo il sisma.



Le buone notizie, in tema di terremoto, sono poche e quando capitano bisogna divulgarle, se non altro in segno di speranza verso il futuro e di volontà di non arrendersi. In questo quadro si inserisce la riapertura, dopo il terremoto che l’ha tenuta chiusa per mesi, della Biblioteca Comunale “Francesco Antolisei” di San Severino Marche. La biblioteca, ricca di testi radunati tra le varie raccolte storiche della citta settempedana, custodisce otre cinquantamila volumi, tra cui 221 manoscritti, 70 incunaboli e 1.750 edizioni cinquecentesche, nonché il Fondo Coletti dedicata al noto editorialista del Corriere della Sera Francesco Coletti, nato proprio a San Severino nel 1866 e scomparso nel 1940.
La biblioteca riprende a pieno regime a partire da domani, restando aperta tutti i giorni feriali dalle 9 alle 12.30 e, nei giorni di martedì e giovedì anche di pomeriggio dalle 16.00 alle 19.00. È un piccolo ma importante segnale di rinascita che giunge proprio in questi giorni in cui la terra ha ricominciato a farsi sentire. Prendiamolo come un buon auspicio.

Luca Craia