venerdì 14 aprile 2017

Buona Pasqua agli sfollati, con l’augurio di resurrezione per le vostre comunità

Penso con tristezza e mi immedesimo nella sofferenza di chi, dopo il Natale, passa anche le feste di Pasqua lontano da casa, di chi una casa forse non ce l’ha più, di chi forse non ha più nemmeno un paese, un luogo dove conservare i ricordi, le radici. Penso a chi è stato sballottato come una cassa da un posto all’altro, a chi è stato estirpato dalla propria terra e posto in una provvisorietà prolungata e reiterata in un altrove che non può e non deve diventare mai casa. E penso a quelle terre martoriate, a quei paesi sventrare, feriti, offesi dall’impeto della natura e dai torti degli uomini.
Voglio formulare un augurio, col cuore in mano, l’augurio di chi non ha vissuto le sofferenze di chi ha subito tutto questo ma le ha sentite proprie per quell’empatia che c’è quando si ama un luogo, quando lo si sente in parte proprio, quando si sente l’amore per una terra condivisa. E il mio auguro è semplice, perché la Pasqua è resurrezione e non voglio augurare nient’altro: resurrezione degli spiriti, delle volontà, resurrezione del sentimento di comunità e di appartenenza. Auguro la resurrezione di queste terre ferite, sanguinanti ma non morte e che mai e poi mai dovranno morire.
Le case si ricostruiscono, i monumenti si restaurano, il senso di comunità può e deve ricrescere da quel poco o tanto che è rimasto, dai rapporti umani che restano nonostante la distanza e le difficoltà. Risorgano le comunità della Valnerina, della Salaria, del Teramano, della Val di Chienti, della Val di Tenna, dei Sibillini tutti. Risorga lo spirito di unità che è la forza di queste terre, risorga e si rafforzi la voglia di fare e di guardare al futuro insieme.

Luca Craia

Il giardino del paese invaso dalle erbacce. Spendere soldi senza manutenzione è scriteriato.



Ci hanno speso parecchi soldini, due anni fa, per rifare il giardino di viale Gramsci. Certo, l’intervento era indispensabile per fermare la frana, e non è neanche certo che ci si sia riusciti, però c’è stata l’inaugurazione in pompa magna con tanto di foto ricordo e un gran sbrodolarsi per questo intervento che era più una manutenzione che un’opera vera e propria. Se guardate le foto che corredano questo articolo vedrete come si presentava il giardino principale di Montegranaro ieri, Giovedì Santo, giornata di vacanza per i bambini, giornata in cui si presuppone che la gente frequenti i luoghi di aggregazione cittadina come questo.
Le erbacce sono più alte delle siepi. C’è sporco dappertutto. Ci sono alberelli e arbusti decorativi letteralmente soffocati dalla vegetazione spontanea che cresce rigogliosa perché nessuno va a toglierla. Tutto questo lo notiamo mentre stanno procedendo i lavori per il rifacimento dell’altra metà del viale, il marciapiede a ridosso dell’abitato. E a me sorge una domanda: a che serve spendere soldi se poi non si fa nemmeno l’ordinaria manutenzione del bene che si crea? Come sarà questo luogo tra un paio d’anni, se la cura che se ha è questa? Ai posteri l’ardua sentenza.

Luca Craia

Cittadini incivili e amministrazione dormiente: miscela micidiale



In questo breve pezzo vi mostro tre foto scattate in via Cavallotti a Montegranaro. La prima è una panchina spaccata completamente. Le panchine non si spaccano da sole, quindi è pensabile che ci sia stato qualcuno che l’abbia fatto trovandolo normale e forse anche divertente.

La seconda mostra alcuni pezzi di travertino divelti dal marciapiede e spaccati. Anche il travertino non si spacca da solo, quindi anche in questo caso direi che c’è stato l’intervento di qualche buontempone che ammazza il tempo in questo modo.

La terza foto mostra un cartello di divieto di sosta, uno di quelli messi per informare il cittadino di quando passa la spazzolatrice e, quindi, del fatto che in quel periodo è meglio non sostare. Il cartello è piegato su se stesso e illeggibile. Sarà stato il vento? Forse, ma siccome tutti i cartelli di via Cavallotti come questo, posti a distanza di pochi metri l’uno dell’altro, sono piegati allo stesso modo, c’è da pensare che sia stato lo stesso spiritoso di cui sopra.
Sono episodi minimi, se vogliamo, ma ci mostrano due aspetti per i quali Montegranaro sta degradando velocissimamente. Il primo è la stupidità del cittadino incivile che non capisce che, danneggiando i beni pubblici, danneggia se stesso. Il secondo è la pubblica amministrazione che non fa nulla per arginare il fenomeno. Non usa le telecamere per individuare l’autore e sanzionarlo, non controlla, non fa sapere che chi si comporta così è fuori dalla società. In questo modo ci stiamo giocando tutto.

Luca Craia

giovedì 13 aprile 2017

Corecom-Rai: spazio ai Comuni terremotati. Ma prima occorre ricostruire.

È una buona iniziativa quella del CORECOM Marche e della RAI regionale che propongono spazi televisivi allo scopo di dare voce alle comunità colpite dal sisma per rilanciare se stesse e il proprio territorio. Secondo Cesare Carnaroli, ex sindaco di Fanio e attuale presidente del Comitato Regionale per le Comunicazioni, è importate “rilanciare l'utilizzo pubblico dello spazio destinato ai programmi dell'accesso, dando la possibilità di intervenire ai Comuni del cratere, alla Protezione civile, alle associazioni”, idea che contrasta con i fatti fin qui registrati che, invece, vanno nella direzione della desertificazione delle aree colpite dal terremoto. La realizzazione di una “TV di comunità” che promuova il territorio è un passo importante per riportare alla vita queste zone così danneggiate anche da un punto di visto sociale ed economico. Per attuare il progetto occorrerà stilare un protocollo tra CORECOM e RAI Marche ma, visto che la stessa prassi è stata sperimentata con successo in Umbria, è ragionevole pensare che si possa giungere alla sua attuazione in tempi brevi.
Il problema rimane, però, la ricostruzione che non parte. È impensabile promuovere un territorio che ancora mostra le ferite aperte del sisma, dove ancora non sono state rimosse le macerie e dove alcune arterie principali, vedi la Valnerina, sono ancora interdette al traffico. È anche i soprattutto impensabile ricostruire comunità senza i cittadini e, finchè non si provvederà a riportare a casa gli sfollati, cosa che non pare attuabile prima della fine della prossima estate, ogni altro buon proposito rimarrà soltanto tale. E qui Carnaroli dovrebbe scambiare due parole col suo collega di partito, Luca Ceriscioli.

Luca Craia

Finalmente l’asfalto in zona industriale. Impegno rispettato? No, vittoria del pressing degli imprenditori.



Fa sorridere leggere i soliti toni trionfalistici usati su Facebook dal Vicesindaco Ubaldi, in questo caso a proposito della partenza dei lavori di rifacimento del manto stradale nella zona industriale del Chienti, a Montegranaro. Per carità, si tratta di un’operazione ben congeniata, a quanto si è potuto apprendere da Il Resto del Carlino, e il risultato sarà senz’altro apprezzabile dopo anni di sofferenze per gli imprenditori, i lavoratori e gli stessi clienti costretti a transitare in strade irriconoscibili come tali. Ma c’è poco da autoincensarsi, esercizio in cui il nostro Vicesindaco è un campione assoluto.
È innegabile, infatti, che l’iniziativa dell’Amministrazione Comunale scaturisca dal pressing operato soprattutto dagli imprenditori montegranaresi, con in capo Dino Bigioni, che hanno condotto una battaglia importante e ora incassano il premio. È difficile pensare che si potesse giungere a una soluzione rapida senza l’intervento pesante dei calzaturieri che, sostanzialmente, hanno messo spalle al muro il Comune costringendolo ad agire. Ricordiamo bene le precedenti affermazioni rinunciataria di Aronne Perugini, che ha sempre affermato l’impossibilità di riuscire in questa operazione salvo poi riuscirci e contraddire se stesso.
Bene, quindi, perché la vittoria è per Montegranaro che, finalmente, acquista la decenza di una delle sue porte di ingresso principali ed elimina un elemento di autentica vergogna nei confronti di chi volesse recarsi sul suolo cittadino per turismo o acquisti. Ma la solita medaglia lasciamola stare o, se proprio la vogliamo assegnare, diamola agli imprenditori montegranaresi.

Luca Craia