Come volevasi dimostrare: apprendiamo che, nel registro degli
indagati per il crollo del cavalcavia dell’A14 che, ricordiamolo, uccise due
coniugi che passavano tranquillamente in autostrada senza poter immaginare che
un ponte gli potesse cadere sopra, ora figurano dei nomi. E questi nomi sono
tutti della ditta Delabech,
che eseguiva i lavori. Si ipotizzano i reati di disastro colposo e di omicidio colposo
plurimo, ovviamente, ma le responsabilità, a quanto pare, restano circoscritte
a chi eseguiva i lavori. Ovviamente è obbligo degli inquirenti indagare sui
primi anelli della filiera degli interventi e delle decisioni su quel cavalcavia
maledetto, ma sembra che ci si stia concentrando solo su questi.
Si parla, finalmente, anche delle
responsabilità inerenti all’aver lasciato aperto il traffico in autostrada
durante lavori così delicati. Il punto è che anche qui l’ipotesi sembra essere
che la Delabech non abbia informato la Pavimental, società per la quale
lavorava in subappalto, della necessità di chiudere il tratto. Quindi
Pavimental e Autostrade per l’Italia sarebbero scevre di colpe. L’ipotesi
sembra la solita soluzione all’italiana, quella che prospettavamo da tempo,
ossia quella che a pagare sono gli elementi più deboli.
Ricordiamo, comunque, che la Pavimental,
che aveva l’appalto e lo aveva girato alla Delabech, è un’azienda che
appartiene alla holding Atlanta, alla quale partecipa anche Società per l’Italia.
Che a pagare, quindi, alla fine siano i soliti poveracci pare normale, la
soluzione più semplice.
Luca
Craia