Prendo spunto dallo sfogo pubblicato
ieri dal Sindaco di Visso, Giuliano Pazzaglini, sul suo profilo Facebook.
Pazzaglini è noto per essere uomo di azione ma pacato e riflessivo e, se si è
lasciato andare a una riflessione amara e forte come quella, è evidente che la
situazione è tutt’altro che rosea. Pazzaglini punta il dito contro chi attacca
la sua amministrazione e invoca l’unità tra i terremotati, dichiarando nel
contempo poche speranze di ottenerla. Vi copi e incollo quanto scritto dal Sindaco:
“Dovrebbe
insegnare qualcosa ai troppi idioti che con l'acqua alla gola ancora credono
che attaccandoci tra noi si danneggia solo l'altro... siamo tutti sulla stessa
barca, siamo più o meno tutti sulla stessa situazione (ovviamente a parità di
danno)... serve l'impegno di tutti per sperare di risollevarci... anche se nn
mi illudo che certi individui riescano a capirlo... accecati da anni di odio
non si rendono conto di dove siamo... come cani che azzannano nonostante
l'acqua alla gola per cui conta solo stringere più forte... chissenefrega se
poi affogano anche loro... l'unica cosa che conta è abbattere il nemico...”
Ovviamente Pazzaglini parla dal suo punto di vista. Dal mio, che guardo il
tutto col distacco di chi non ha alcun interesse particolare ed economico nelle
zone del cratere e che si interessa della questione per amore verso quella
terra e verso la verità, il ragionamento del Primo Cittadino di Visso va
ampliato. In effetti è da molto che noto il sorgere di conflitti interni tra le
vittime del terremoto, conflitti tra i residenti e i possessori di seconde
case, tra chi è rimasto e chi è stato sfollato sulla costa, conflitti con le
amministrazioni comunali, conflitti, soprattutto, di matrice politica tra chi
difende l’operato di Governo e Regione e chi giudica i fatti.
Credo che questi conflitti facciano molto male. Potenzialmente le
divisioni, in una situazione estrema come questa, possono causare più danni del
terremoto stesso. Il problema principale, dopo il sisma, è la lentezza con la
quale si stanno approntando le soluzioni che, a 175 giorni dall’ultima grave
scossa, ancora sono molto lontane. Sia che si pensi a una volontà politica
diretta allo spopolamento delle aree colpite, sia che si imputino i ritardi all’incapacità
di chi gestisce l’emergenza, dividersi gioca contro l’interesse dei terremotati
stessi.
È ovvio che ci sia un’esasperazione tangibile e giustificabilissima, ma
occorre rimanere razionali e, soprattutto, non smettere di fare fronte comune.
Non ci possono essere divisioni tra terremotati, non si può non lavorare all’unisono
tra cittadini e amministrazioni locali. È uno sforzo necessario e
imprescindibile. E, per quanto riguarda coloro che strumentalizzano
politicamente la situazione o ragionano coi paraocchi ideologici, vanno solo
ignorati.
Luca
Craia