giovedì 27 aprile 2017

Terremoto: raffica di incontri tra terremotati e Istituzioni. La Regione Marche in ritardo. Ottenuti impegni ma serve vigilare.



Tra ieri e oggi si sono tenuti due importanti incontri tra le rappresentanze dei comitati spontanei dei terremotai e le Istituzioni che ni occupano dell’emergenza. In particolare ieri i Comitati sono stati ricevuti da Errani, dal Sottosegretario De Micheli e da Borriello, vice capo della Protezione Civile. All’incontro erano presenti anche i Presidenti delle quattro regioni colpite dal sisma. Dall’incontro è emerso che qualcosa si sta muovendo ma ancora c’è molto da fare. Sono state date risposte che i rappresentanti dei terremotati giudicano in parte soddisfacenti, in fatto di rimozione delle macerie, per la quale sono stati forniti tempi più precisi, e spostamento degli sfollati, questione poi trattata in separata sede con i rappresentanti della Regione Marche. Per la viabilità, nello specifico la Valnerina, si è visto che la parte umbra sta ripartendo mentre per la parte marchigiana ancora la situazione è ferma.  Cosa molto importante, si è ottenuto un tavolo di informazione tra Presidenti delle Regioni e i terremotati che si riunirà mensilmente per tenere aggiornata la popolazione sull’avanzamento dei lavori. Per le SAE le Marche non sono state in grado di fornire dati aggiornati, cosa che la dice lunga sul livello organizzativo della Regione.
Regione che oggi ha ricevuto i rappresentati dei comitati locali. Qui il problema fondamentale è quello dello spostamento forzato degli sfollati sulla costa. Secondo i Comitati legalmente gli albergatori sarebbero in obbligo di mantenere l’ospitalità, quindi il problema sarebbe prettamente politico, in quanto è la Regione che dovrebbe far valere questo obbligo. La Regione si è riservata di studiare a fondo la questione tramite l’avvocatura interna, ma pare strano che non lo si sia fatto finora. Il punto, comunque, è etico e investe la sfera umana: non si può trattare tremila persone come fossero animali, spostandoli a destra e a sinistra in virtù del semplice profitto di un’azienda. La Regione necessita del coraggio di far valere le proprie prerogative, fermo restando il ritardo col quale si è intervenuti finora. Infatti, se si fossero rispettati i tempi, oggi gli sfollati sarebbero tornati nelle zone di origine e il problema non si porrebbe.  
Un ottimo lavoro da parte dei Comitati che si spera possa portare risultati apprezzabili. Sappiamo quanto la politica sia abile a promettere e a non mantenere. Alcuni impegni importanti sono stati ottenuti, ora occorrerà vigilare sulla loro attuazione.

Luca Craia

Montegranaro: le associazioni festeggiano il 1 Maggio. Si torna al Laghetto.



Le associazioni montegranaresi tornano a festeggiare il Primo Maggio al parco fluviale del Chienti. L’ultima volta era stato nel 2013, con la grande festa organizzata dall’ultima Proloco ad aver titolo di chiamarsi tale. In realtà anche l’anno scorso era prevista la scampagnata delle associazioni, ma si dovette rimandarla al 2 giugno per via del brutto tempo. Quest’anno, sempre meteo permettendo, le associazioni che si riconoscono nell’Ente Presepe hanno deciso di riprovarci e trascorreranno insieme il giorno del Primo Maggio al Laghetto del Torrione, con il patrocinio del Comune di Montegranaro e, si spera, l’aiuto dello stesso che dovrebbe rendere l’area finalmente frequentabile quanto meno tagliando le erbacce.
È molto bella questa esigenza di ritrovarsi che le Associazioni sentono periodicamente, perché è sintomo che il senso di comunità e di appartenenza è ancora vivo a Montegranaro, nonostante siano molti i fattori a indicare il contrario. Le associazioni sono, lo ripeto continuamente, la parte migliore del paese. Sono fatte di quelle persone che si danno da fare, e tanto, per rendere migliore la propria città, per aiutare i propri concittadini, per rendere la vita a Montegranaro più piacevole. Ci sono associazioni culturali, sportive e di volontariato, e tutti, col proprio impegno disinteressato, fanno sì che Montegranaro resti viva e vivace, con tutte le difficoltà che ci sono.
Si erano già radunate per fare festa lo scorso gennaio, a Villa Sofia, per il tradizionale pranzo dei partecipanti al Presepe. Presepe che, quest’anno, come si ricorderà, non è stato organizzato a causa delle conseguenze e dei rischi legati a recente terremoto. È proprio il Presepe Vivente che ha fatto e fa da collante per questa unione di forze e realtà apparentemente così diverse tra loro, un’unione che si fa sempre più forte e che, finalmente, porta le tantissime associazioni presenti in città a collaborare e a confrontarsi, facendo diventare l’Ente Presepe una Proloco con un altro nome, una forma di aggregazione spontanea, nata dalla stessa volontà dei sodalizi che vi si riconoscono e, quindi, non contaminabile con interessi diversi da quelli delle stesse associazioni, quelle associazioni che, mantenendo la loro assoluta e imprescindibile autonomia, si coordinano e trovano collaborazioni all’interno di questa realtà sovrastrutturale.
Il Primo Maggio sarà un’altra occasione per stare insieme in spensieratezza, godendosi semplicemente la giornata. Non ci sono manifestazioni particolari programmate per questa festa: ci si ritrova per un picnic al laghetto, tutto qui. Si mangia insieme, si ride e si scherza, nient’altro. Ma si starà insieme e, di solito, stando insieme nascono le idee, quelle idee che servono a far crescere Montegranaro. Buon Primo Maggio a tutti.

Luca Craia

Solo 500 turisti a Fermo. Effetto sisma? Sì, ma non della paura del terremoto.



Io non credo che si tratti di paura, che sia questo il motivo per il tracollo delle presenze turistiche a Fermo durante il ponte del 25 aprile. È vero, il calo è drastico - cinquecento presenze sono ridicole - e va assolutamente analizzato, ma imputarlo alla paura del terremoto mi pare semplicistico e, comunque, inesatto. È ovvio che sia una conseguenza del terremoto, ma la paura c’entra poco. La gente non è così stupida, si informa, e sa benissimo che a Fermo i danni sono stati sostanzialmente lievi, che si è lontani dal cratere e che si può girare in sicurezza, per quanto si possa girare in sicurezza ovunque in Italia.
Il problema è molto più serio e complesso e bisogna ragionare in termini di territorio, cosa a cui, a Fermo, non si è abituati. Il terremoto ha privato l’intero territorio di gran parte del suo appeal. Il turismo che viene nel Fermano, specie in stagione non balneare, è un turismo colto, che cerca opere d’arte, testimonianze storiche, gioielli culturali. Con terremoto buona parte di questo patrimonio, che è la vera ricchezza del Fermano e delle Marche, è stata danneggiata o, comunque, resa non fruibile da parte del pubblico. Basti pensare al Rubens, scasato a Roma perché a Fermo non si saprebbe dove metterlo, vista l’inagibilità di Palazzo dei Priori. Ma pensiamo anche all’entroterra, alle chiese chiuse, ai palazzi inagibili. Pensiamo anche in termini più ampi, perché chi viene nelle Marche visita le Marche e se Camerino non è visitabile ne risente anche Fermo, incredibile ma vero.
Il vero danno al turismo derivante dal terremoto è proprio questo, non la paura. Il danno è che, a distanza di mesi e mesi, non si è minimamente pensato a trovare delle soluzioni per il turismo culturale che, in questo modo, morirà. E se d’estate i turisti potrebbero anche tornare, perché il mare è rimasto dov’è e non ha subito danni dal terremoto, nei rimanenti nove mesi il territorio marchigiano non ha quasi più niente da offrire semplicemente perché non ci si è precipitati, come sarebbe stato necessario, a rendere fruibili i nostri beni culturali. La paura non è per il terremoto, è per l’incapacità di certa politica.

Luca Craia