giovedì 18 gennaio 2018

Le telecamere che funzionano e quelle fulminate. Quattro apparecchi da ricomprare. Quindi a volte si rompono.




 
A volte si rompono. Le telecamere, intendo, quelle della videosorveglianza montegranarese, quelle che dovrebbero garantire la nostra sicurezza e scacciare i malviventi dal patrio suolo. Si rompono, anche se sono quasi nuove, se stanno lì solo da qualche mese. Si fulminano. Solo nei mesi di marzo e aprile del 2017 se ne sono bruciate quattro, chissà quante altre nel corso dell’anno. Si sono bruciate per sbalzi di tensione, sbalzi di tensione che possono capitare continuamente, quindi rischiamo di trovarci senza telecamera quando ce n’è bisogno con estrema facilità.
È anche curioso che le telecamere rotte sono state indennizzate dall’assicurazione per € 1025, ma quelle nuove costeranno 6025 Euro. Da qui il dubbio: valevano poco le vecchie telecamere e si è pensato di comprarne di migliori e più costose, o l’assicurazione non copre il danno per intero e, quindi, è una mezza sola? Chissà, per intanto speriamo che le nuove quattro telecamere funzionino almeno per un po’ e, soprattutto, quando ce n’è bisogno, visto che sono tanti i casi in cui ci si faceva conto e invece non sono servite a granchè, come l’ultimo atto vandalico in viale Gramsci.

Luca Craia

Niente corrente né riscaldamenti, ma a scuola si va lo stesso.



Le previsioni meteo per domani, su Montegranaro, sono piuttosto buone, per fortuna: temperature abbastanza miti per il periodo, almeno al mattino, e questo mi tranquillizza un po’. Perché, vedete, domattina i bambini della materna e delle elementari della scuola di Santa Maria andranno in classe al freddo, senza riscaldamenti e senza illuminazione. Si sa almeno da una settimana che l’ENEL avrebbe staccato la corrente venerdì 19, ciononostante si è deciso di fare scuola lo stesso. Ovviamente si starà al buio, e va bene perché pare che ci sarà il sole, ma soprattutto si starà al freddo, perché i riscaldamenti non credo vadano a pile.

Luca Craia

Sulla costa i milioni di Ceriscioli, a Belmonte una colletta per comprare lo scuolabus.



Belmonte Piceno è all’interno del cratere, è stato lesionato in maniera grave e tra i tanti danni c’è la scuola, resa inagibile dal terremoto. I bambini di Belmonte Piceno, quindi, non possono andare a scuola nel loro paese in quanto la scuola non è utilizzabile. Sono costretti ogni mattina a prendere lo scuolabus e andare a scuola in un altro Comune. Ora, però, nasce un problema non di poco conto: lo scuolabus è vecchissimo. È un mezzo del 1994 con 400.000 chilometri sul groppone, è malandato e fa fatica a passare persino la revisione. Ma il Comune non ha soldi per comprarne uno nuovo, Ne ha individuato uno più recente, sempre usato ma in buone condizioni, e servono 34.000 euro, soldi che il Comune di Belmonte non ha. Per trovarli hanno lanciato una sottoscrizione online che vi linko, qualora voleste dare anche voi una mano a questo piccolo centro in difficoltà. 
Faccio una piccola riflessione, perché credo ne valga la pena. La Regione Marche ha inviato una pioggia di milioni a comuni non nel cratere, milioni della ricostruzione post-terremoto, milioni che servono per ricostruire. A Montegranaro, per fare un esempio a me vicino, sono arrivati due milioni e mezzo per rimettere a posto il palazzo comunale che non è stato lesionato dal sisma ma era già sbrindellato per conto suo, e  300.000 Euro per una scuola che non è stata lesionata dal terremoto. A Belmonte, invece, che i danni dal terremoto ci sono e sono anche gravi, i bambini devono andare a scuola fuori dal paese con uno scuolabus vecchio e presumibilmente pericoloso, perché la scuola è stata lesionata dal terremoto e non ci sono i soldi per comprare un mezzo nuovo. Secondo me c’è qualcosa che non quadra. Per niente.

Luca Craia