Uno dei problemi secondari ma
da non sottovalutare legati al terremoto è lo smaltimento dei nastri utilizzati
per le molteplici inaugurazioni. Considerando che si inaugurano strutture più
volte al giorno, magari qualche struttura più di una volta, considerando che
ogni inaugurazione prevede il taglio di un nastro della lunghezza di circa 2/2,5
metri, è logico pensare che, da qui alla consegna di tutto quello che c’è da
consegnare e inaugurare, la quantità di nastri tagliati, troppo corti per
essere riutilizzati e quindi destinati a essere buttati, sia destinata a
crescere esponenzialmente.
Tenendo conto anche del fatto
che i nastri utilizzati per le cerimonie possono essere di vari materiali, è
anche difficile capire come poterli smaltire o riciclare. Infine i nastri
potrebbero essere tossici, data l’enorme quantità di ipocrisia e disonestà
mentale nelle quali sono stati immersi durante l’utilizzo. Da qui il problema
di come stoccarli.
Uno studio recente dell’Università
di Stadtford Sul Naviglio ha dimostrato che i nastri da inaugurazione, in
particolare quelli da post terremoto, hanno un tempo di decadimento che può
variare dal secolo al secolo e mezzo, per cui bisogna trovare un’area dove
stivarli in maniera che non possano più nuocere.
Si stanno valutando aree sul
posto, onde evitare che, durante il trasporto, si disperda del materiale
pericoloso. Molto probabilmente si scaverà un’enorme buca, forse nei territori
dell’Alto Nera, dove seppellire, una volta catalizzato con apposito
trattamento, pare al piombo, l’enorme quantitativo di nastri tricolori.
Ovviamente tutta l’area andrà evacuata.
Per chi non lo capisse, tutto
quello che avete appena letto non è vero, è frutto della mente malata di uno di
quelli che pensano che nelle aree terremotate non vada affatto tutto bene.
Luca Craia