martedì 23 gennaio 2018

Verrà puntellata la casa cadente di via Castelfidardo. Un’altra impalcatura sempiterna?




Saranno effettuati, tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima, i lavori di messa in sicurezza dello stabile cadente che ha causato, con l’aggravarsi della sua situazione di staticità, la chiusura parziale di via Castelfidardo, una delle arterie principali del centro storico di Montegranaro. I lavori non sono destinati a protrarsi a lungo in quanto si tratta di un semplice puntellamento della struttura, certamente non qualcosa di risolutivo come si avrebbe auspicato.
Un nuovo puntellamento, quindi, che va ad aggiungersi agli altri che caratterizzano ormai da anni il castello montegranarese. Ovviamente il privato non può essere obbligato a nulla di più che a impedire che lo stabile possa nuocere, ma il fatto che gli stabili pericolanti e puntellati aumentino senza che si veda alcun miglioramento sul fronte delle ristrutturazioni e dei recuperi immobiliari. Esistono situazioni di puntellamenti e messa in sicurezza che giacciono sulla pubblica via da decenni, come la famosa impalcatura di via Don Minzoni, installata nel 2001.
Fino a oggi nessuna politica e nessun investimento è stato fatto, nonostante i tanti proclami. E anche il fantomatico piano di recupero voluto dall’assessore Beverati non dà ancora segno di sé nonostante se ne parli ormai da quasi un anno. Era stato ventilato per gennaio anche un incontro con le tre associazioni del centro storico, Arkeo, Città Vecchie e Labirinto, ma gennaio sta finendo e dell’incontro non si sa ancora nulla. Intanto, come si vede, la situazione si aggrava pesantemente, considerando che via Castelfidardo è una delle poche strade carrabili del centro storico e un puntellamento non agevolerà certamente il transito dei veicoli.

Luca Craia

lunedì 22 gennaio 2018

La comunicazione, la propaganda e la fuffa



C’era un mio amico, quando ero ragazzo, che ogni giorno raccontava un’avventura amorosa. A dargli retta sembrava che fosse un invidiabile tombeur de femme se non fosse che, indagando un po’, si scopriva che dal suo racconto andava scremato un buon 70/80%, per rimanere su una realtà fatta di approcci minimali e con esiti non proprio entusiasmanti. Ciononostante la sua fama di dongiovanni cresceva di pari passo alle sue conquiste millantate, a dimostrazione che, spesso, la realtà può essere camuffata, ingigantita, manipolata a piacimento solo sapendo come raccontare le cose.
È un paragone piuttosto calzante col moderno modo di fare politica, una politica fatta di altisonanti proclami, cerimoniali pomposi e immotivati, inaugurazioni di nulla o quasi. È il caso della Giunta che regge il Comune di Montegranaro, che sta semplicemente provvedendo a svolgere la propria funzione lavorando, più o meno efficacemente, sull’ordinaria amministrazione. L’ordinaria amministrazione, in quanto ordinaria, non ha nulla di straordinario, nulla di cui ci si debba vantare perché si tratta di fare semplicemente quello che si è chiamati a fare.
Ma se si utilizza la comunicazione a dovere, l’ordinario può diventare straordinario, specie se gli organi di informazione si limitano a pubblicare i comunicati preconfezionati e studiati, appunto, per sortire l’effetto desiderato. Ecco allora che il rifacimento di un vetusto e pericoloso marciapiede, con una spesa di appena 15.000 Euro, diventa un’opera faraonica per la quale mostrare il petto gonfio d’orgoglio in attesa di un’immeritata medaglia. Medaglia che puntualmente arriverà perché, un po’ per una sapiente claque, un po’ per leccapiedismo, un po’ per ottusità mentale, il popolo dei social non mancherà di sperticarsi di lodi. Ma è un marciapiede, non la Tour Eiffel

Luca Craia

Problema smaltimento scorie terremoto: come stoccare i nastri delle inaugurazioni?



Uno dei problemi secondari ma da non sottovalutare legati al terremoto è lo smaltimento dei nastri utilizzati per le molteplici inaugurazioni. Considerando che si inaugurano strutture più volte al giorno, magari qualche struttura più di una volta, considerando che ogni inaugurazione prevede il taglio di un nastro della lunghezza di circa 2/2,5 metri, è logico pensare che, da qui alla consegna di tutto quello che c’è da consegnare e inaugurare, la quantità di nastri tagliati, troppo corti per essere riutilizzati e quindi destinati a essere buttati, sia destinata a crescere esponenzialmente.
Tenendo conto anche del fatto che i nastri utilizzati per le cerimonie possono essere di vari materiali, è anche difficile capire come poterli smaltire o riciclare. Infine i nastri potrebbero essere tossici, data l’enorme quantità di ipocrisia e disonestà mentale nelle quali sono stati immersi durante l’utilizzo. Da qui il problema di come stoccarli.
Uno studio recente dell’Università di Stadtford Sul Naviglio ha dimostrato che i nastri da inaugurazione, in particolare quelli da post terremoto, hanno un tempo di decadimento che può variare dal secolo al secolo e mezzo, per cui bisogna trovare un’area dove stivarli in maniera che non possano più nuocere.
Si stanno valutando aree sul posto, onde evitare che, durante il trasporto, si disperda del materiale pericoloso. Molto probabilmente si scaverà un’enorme buca, forse nei territori dell’Alto Nera, dove seppellire, una volta catalizzato con apposito trattamento, pare al piombo, l’enorme quantitativo di nastri tricolori. Ovviamente tutta l’area andrà evacuata.
Per chi non lo capisse, tutto quello che avete appena letto non è vero, è frutto della mente malata di uno di quelli che pensano che nelle aree terremotate non vada affatto tutto bene.

Luca Craia