lunedì 5 febbraio 2018

TERREMOTATI CHE PROTESTANO E IL PALAZZO CHE PARLA DI ALGORITMI: PER FRATELLI D’ITALIA DOPO UN ANNO E MEZZA DAL SISMA LA SINISTRA DICHIARI IL SUO FALLIMENTO



ELENA LEONARDI: GIACENTI DA 5 MESI IN COMMISSIONE LE MIE DUE PROPOSTE DI LEGGE PER TUTELARE SOGGETTI CON PARTICOLARI ESIGENZE E PER NON SPOPOLARE ULTERIORMENTE L’ENTROTERRA COLPITO


Comunicato integrale
 
Mentre i Commissario De Micheli sul numero del periodico “Panorama” del dicembre scorso promette la consegna di tutte le casette entro febbraio e parla di algoritmi per accelerare la ricostruzione, nelle zone terremotate del maceratese si consuma l’ennesima protesta di cittadini sfiniti ed esasperati.
Il nocciolo della questione, afferma la capogruppo regionale Elena Leonardi, è che la cosiddetta “norma salva-Peppina” entrata in vigore a livello nazionale, taglia fuori diverse situazioni che fanno passare per “abusivi” coloro che, per rimanere nelle zone in cui hanno sempre vissuto  si sono industriati da soli per poter sopravvivere. E la burocrazia cosa fa? Invece di trovare una soluzione, dato che ancora siamo in una fase di emergenza infinita, li considera “fuori legge” dando loro ulteriori grattacapi oltre a quello di essere stremati dal 24 agosto del 2016.
Ricordo che in Consiglio Regionale ci sono due mie proposte, una di legge regionale ed una di  modifica del Codice del Paesaggio che da settembre giacciono ferme nella competente commissione. Con questi atti la sottoscritta – prosegue Leonardi – intendeva modificare una legge regionale dell’agosto scorso introducendo un articolo chiamato “particolari misure per insediamenti isolati o per soggetti con peculiari esigenze” , un atto che poteva garantire la realizzazione autonoma di Sistemazioni di Emergenza con requisiti di compatibilità paesaggistica e senza costituire variante al Piano Regolatore. Un altro atto, quello della Proposta da Inviare alle Camere, intendeva agire sul sistema sanzionatorio del Codice del Paesaggio in merito all’accertamento della compatibilità paesaggistica da parte delle autorità competenti. Come ho già evidenziato, si tratta di buon senso: di calarsi  nella realtà, per le zone colpite dai terremoti, con la previsione di soluzioni abitative limitate in dimensioni ma che permettano la possibilità del mantenimento sul posto dei residenti e de i loro familiari al di là delle aree SAE individuate con tutta la procedura che conosciamo.
Gradirei uno stop ai tagli dei nastri e un impegno concreto e veloce da parte anche del Presidente della Giunta Regionale, in qualità di Vicecommissario, per trovare una concreta soluzione a tutte queste famiglie che stanno protestando perché  tagliate fuori ingiustamente dalla norma nazionale cosiddetta “salva Peppina”.

Terminato il sondaggio sulla sicurezza della circonvallazione di Montegranaro.



Poco partecipato, il sondaggio sulla sicurezza della Circonvallazione Nord di Montegranaro pubblicato nei giorni scorsi sulla pagina Facebook de L’Ape Ronza: 58 voti in tutto. Credo sia normale: i sondaggi su Facebook obbligano a esporsi con nome e cognome e, quindi, diventa più difficile esprimersi, specie a Montegranaro, col clima avvelenato che c’è. Propongo e continuerò a proporre sondaggi nella consapevolezza che essi non rappresentano nulla di scientifico, nulla di demoscopico, ma solo allo scopo di stimolare, se possibile, una discussione. E la discussione c’è stata, sul tema della circonvallazione, troppo spesso teatro di incidenti e strada pericolosa sia per le condizioni generali della stessa che per il comportamento degli automobilisti. L’esito del sondaggio, che proponeva due opzioni (Facebook non dà la possibilità di aggiungerne altre) tra l’adozione di limitatori di velocità o del tutor, ha segnato una netta preferenza per la prima possibilità: il 64% dei votanti si espresso a favore dei limitatori di velocità. Questo non vuol certo dire che sia questa la soluzione migliore o che i Montegranaresi preferiscano questa piuttosto che altre. Ma pare evidente che il problema sia sentito e che vada risolto. Auguriamoci che chi di dovere ne prenda atto e cominci a muoversi.

Luca Craia

Macerata insegni: non c’è la verità assoluta. Serve riconoscere il problema e risolverlo insieme.



Quello che è successo sabato scorso a Macerata mi ha profondamente turbato, sia perché vi era coinvolta mia figlia, rimasta bloccata a scuola a causa delle sparatorie ma passata, di rientro da un’attività in teatro, a pochi metri da via dei Velini quasi nello stesso istante in cui il decerebrato con la pistola agiva, sia perché Macerata è anche la mia città: ci sono nato, ho vissuto lì gli anni più lieti, quelli della giovinezza, alcuni dei miei migliori amici sono di Macerata e quando mia figlia ha scelto Macerata per i suoi studi non ho potuto che esserne felice, conoscendo la città, i suoi abitanti, i valori che vi si sono sempre riconosciuti. Sabato tutto questo mi è crollato addosso, insieme alla paura per mia figlia. E questo mi ha fatto molto arrabbiare.
Sono arrabbiato con gli estremi, con coloro che non si rendono conto che abbiamo un problema serio e pericolosissimo e che dobbiamo risolverlo non con la demagogia ma con il pragmatismo e la razionalità. Sono arrabbiato con chi non riconosce nell’immigrazione incontrollata e nelle politiche attuate finora la causa di tanti problemi di ordine sociale, di criminalità, dell’aumento vertiginoso della pericolosità delle nostre città. Sono arrabbiato con chi non ragiona, ma va avanti per slogan, per assunti ideologici, magari ben protetto nella propria casa senza la consapevolezza che oggi la criminalità, almeno quella a basso livello, quella che rende invivibili interi quartieri, è in mano agli stranieri.
Ma sono arrabbiato anche con chi urla odio e intolleranza, con chi fomenta pericolosi idioti come quello di Macerata, contro chi, nonostante l’orrore accaduto sabato, continua a difendere atti ignobili e inqualificabili come quello. Sono arrabbiato con chi strumentalizza il disagio dei cittadini per il proprio tornaconto elettorale, con chi non prova ribrezzo per la violenza, con chi irresponsabilmente rischia di portare il Paese allo scontro ideologico.
A Macerata, in pochi giorni, abbiamo avuto la dimostrazione che il male non è schierato. Il male ha mosso la mano di un ospite, di uno straniero che passa la vita a delinquere, e l’ha portato a uccidere una ragazza innocente e fare scempio del suo corpo. Poi il male ha armato un imbecille e gli ha fatto prendere in ostaggio un’intera città, minando ogni nostra sicurezza, seminando una paura che non è finita con il suo arresto.
Mi auguro che non ci siano comitati antirazzisti per Macerata come ci sono stati per Fermo: Macerata non lo merita, così come non lo meritava Fermo. Però spero che ci si fermi a ragionare, che smettano le grida che incitano l’odio e che si plachi l’ansia da caccia alle streghe, da una parte e dall’altra.
L’Italia ha un problema con l’immigrazione, negarlo è ottuso, a meno che non si sia in malafede. Per risolverlo bisogna prenderne coscienza, prima di tutto, per poi ragionare insieme su come trovare una soluzione. Una soluzione che non può essere drastica, una soluzione che deve prima di tutto essere umana e rispettosa dei diritti che ogni essere umano ha. Fermiamoci, tutti, anche noi comuni cittadini armati di tastiera, e ragioniamo sganciandoci da ogni pregiudizio ideologico e morale. L’Itala ha bisogno urgente che si intervenga efficacemente su questo problema, perché corriamo due rischi: quello di veder degenerare la nostra società verso la barbarie, con città invivibili e criminalità diffusa e incontrollabile, oppure quello di consegnare il Paese a cerebrolesi come quello armato di pistola che ha ammazzato la tranquillità e la sicurezza di Macerata. Fermiamoci tutti, smettiamo tutti, facciamolo per noi stessi e per il nostro futuro.

Luca Craia

domenica 4 febbraio 2018

La danza macabra del centro. Un luogo morto dove sprecare soldi senza progetto.

Ho fatto una passeggiata in centro, a Montegranaro, di domenica sera, verso le 18. Ho incontrato una persona e un cane. Però ho visto locali chiusi, una piazza desolata, cartelli con scritto "vendesi" sulle vetrine, persino la chiesa sbarrata, una desolazione sconfortante specie sul marciapiede costato mezzo milione di Euro e che avrebbe dovuto ridare vita al cuore del paese. 
Dopo oltre sei mesi dalla sua apertura possiamo tranquillamente affermare che, se la missione era ridare vita al centro, la missione è miseramente fallita. E abbiamo sprecato mezzo milione di soldi pubblici, di soldi nostri.
Rivalutare il centro si può, ma serve un progetto. Con un progetto, non servirebbe nemmeno spendere mezzo milione per un marciapiede, basterebbero due transenne. Ma il progetto non c'è, ci si arrabatta tra iniziative di associazioni, una volta ogni tot, e qualche buona idea dell'amministrazione buttata là random , do cojo cojo. 
Brutta fine per un centro che, in verità, non ha mai goduto, negli ultimi anni, di buona salute. Il cinema non funziona: si è preferito spendere i suddetti 500.000 Euro sul marciapiede rinunciando a spenderne circa 35.000 per adeguare il La Perla al digitale.
E sul marciapiede non marcia alcun piede. Tutto chiuso, sbarrato, morto. Soldi buttati perché manca la visione di insieme, il progetto. È stata semplicemente soddisfatta l'ansia di costruirsi il mausoleo politico. Un mausoleo tristemente deserto ma che piace tanto all'amministrazione Mancini e alla sua claque. 

Luca Craia