Se fossimo un Paese normale,
un Paese dove non sia più importante il tifo per la propria squadra che la
famiglia, dove la gente sia abituata a ragionare con la propria testa anziché seguire
le direttive del leader di partito, un Paese in cui il cittadino senta il bene
pubblico come suo e si adoperi per la sua protezione, tutto quello che è
accaduto a Macerata, nella sua estrema tragicità, ci servirebbe da monito, da
spunto per evidenziare un problema grave che affligge la nostra società, uno
sprone a ragionare e a trovare razionalmente e civilmente una soluzione.
I fatti di Macerata, dei
quali negare l’interconnessione è in malafede, ci indicano come i problemi
della legalità, del rispetto delle regole uguale per tutti, dell’ordine pubblico
e di un’immigrazione incontrollata e mal gestita stiano minando in maniera
seria la stessa stabilità della nostra società. Negare che la situazione dell’ordine
pubblico sia drasticamente peggiorata negli ultimi vent’anni è impossibile: ci
sono zone delle nostre città uscite dal circolo della legalità e della civiltà,
zone franche di illegalità dove persino i tutori dell’ordine faticano a
entrare. Negare che la criminalità di matrice straniera sia responsabile di
questa degenerazione è altrettanto impossibile perché è evidente, sotto gli
occhi di tutti.
Nel contempo non si può generalizzare
né additare come criminale ogni immigrato. E allo stesso modo, come Paese
civile, abbiamo il dovere di aiutare chi viene da noi a chiedere aiuto o di
dare l’opportunità a chiunque di costruirsi un futuro nella nostra Nazione. Ma abbiamo
anche il dovere verso i nostri concittadini di fare in modo che tutto questo
avvenga nel rispetto dei diritti di tutti, nella più totale uguaglianza, nella
tutela della nostra cultura e nel rispetto delle nostre regole. Purtroppo è chiaro che questo aprirsi verso
chi viene da lontano per trovare un futuro da noi è stato gestito fino a oggi in
maniera totalmente sbagliata, sia per buona fede sia per tornaconti economici e
politici.
I fatti di Macerata hanno dimostrato
che è giunto il momento di correggere gli errori e di ristabilire una regolamentazione
dell’immigrazione e dell’accoglienza che possa tutelare sia i cittadini
italiani che coloro che arrivano in Italia nella speranza di una vita migliore.
È doveroso che tutto questo sia indolore per tutti. Fino a oggi non lo è stato,
con ogni evidenza, se l’illegalità è così diffusa e distrugge la nostra
serenità e la nostra qualità della vita.
L’occasione di riflessione,
che possa diventare il punto di partenza per una riforma generale del sistema,
non può essere sprecata a causa dell’ottusità di pochi e della venalità di
ancora più pochi. Eppure assistiamo a una corsa a chi esaspera di più, a chi
trova più punti di vantaggio su chi la pensi diversamente, sull’antagonista
politico e ideologico.
È triste che si sia dovuti
arrivare al divieto di organizzare manifestazioni a Macerata. È triste che sia
stato necessario, perché denota la nostra profonda immaturità come cittadini e
l’inadeguatezza delle organizzazioni che si propongono di organizzarci, partiti,
movimenti, associazioni. Il Prefetto non può ordinare alle forze politiche e
sociali di sedersi intorno a u tavolo e discutere pacificamente, può solo
evitare che si azzuffino per strada. Dovrebbe invece essere sentito come un
preciso dovere nei confronti dei cittadini italiani e stranieri, perché da
questa situazione usciamo solo col dialogo e con il confronto costruttivo, certamente
non con lo stallo derivante da minacciose dichiarazioni e da manifestazioni
violente.
Non ho visto iniziative in
questo senso, nemmeno da partiti sedicenti democratici. C’è solo l’arroccamento
sulle proprie posizioni, l’indisponibilità a muovere un solo passo nella
direzione di capire le ragioni dell’altro. Eppure mai come in questo caso vale il
detto “in medio stat virtus”, perché nessuno ha ragione, nessuno possiede la
verità ma essa risiede soltanto nella mediazione e nella ricerca del bene
assoluto, che è certamente irraggiungibile ma quanto meno deve essere il
riferimento di tutti.
Luca Craia