mercoledì 21 febbraio 2018

Case di terra cruda: dall’uscita dall’associazione ai convegni. Una soddisfazione personale.



Non posso che essere soddisfatto nell’apprendere dell’incontro che si terrà domani all’Officina delle Arti di Montegranaro intitolato “La terra è. Ricchezza e complessità dell’architettura in terra cruda in Italia e in Europa”. Sono soddisfatto perché, nell’aprile del 2016, Montegranaro ha rischiato di uscire dall’Associazione Nazionale Città della terra cruda, nonostante fosse una delle città fondatrici della stessa e, grazie all’appello perché ciò non avvenisse lanciato da me attraverso questo blog e fortunatamente recepito dalle forze politiche, si evitò che il Consiglio Comunale votasse lo scellerato punto all’ordine del giorno, dettato solo dalla volontà di risparmiare qualche centinaio di Euro di quota associativa.
Oggi, finalmente, si ridà il valore che merita alla presenza di queste particolarissime costruzioni che possono diventare fulcro di una nuova impostazione turistica del nostro territorio. Vedo l’Assessore Beverati molto motivato in questo senso e me ne compiaccio, perché Montegranaro ha delle peculiarità sulle quali vale la pena puntare e una di queste è proprio la casa in terra cruda.
Mi piace ricordare questo particolare perché, tra le tante accuse che spesso mi si lanciano, alcune forse anche motivate, quella di scrivere in maniera sterile e improduttiva mi pare infondata e questo fatto, tra diversi altri, mi pare lo dimostri.

Luca Craia

Case popolari: l’impegno c’è e anche lo spazio per correggere. Buono l’incontro tra forze politiche



Hanno risposto coralmente le forze politiche montegranaresi all’appello delle tre associazioni che si occupano del centro storico di Montegranaro, Arkeo, Città Vecchia e Il Labirinto, un appello accorato nato dalla preoccupazione per le conseguenze negative di una possibile nuova assegnazione di alloggi popolari sulla base dei criteri in essere, criteri che privilegiano i cittadini stranieri creando di fatto dei ghetti che ostacolano l’integrazione e innescano potenziali sacche di illegalità.
L’incontro, come programmato, è avvenuto ieri sera presso la sede di Città Vecchia, nel cuore del centro storico, e vi hanno partecipato il Sindaco, Ediana Mancini e il Vicesindaco Endrio Ubaldi, accompagnati dall’assessore Giacomo Beverati, competente per il centro storico, e dal Presidente del Consiglio Comunale, Walter Antonelli. Per l’opposizione hanno risposto il Capogruppo Consigliare di Viviamo Montegranaro, Mauro Lucentini, accompagnato dall’esponente della Lega Nord Massimiliano Menghini, per il Movimento 5 Stelle, in rappresentanza del Consigliere Comunale Milco Cotica, c’erano Endrio Pavoni e Matteo Testella, mentre per SI ha partecipato il capogruppo Eros Marilungo.
Il dibattito è stato sostanzialmente sereno, partendo dall’accettazione del fatto che modificare il regolamento sia necessario e imprescindibile. Il problema è che il bando è stato emesso e ora è necessario valutare se sia possibile apportare modifiche in corso d’opera, magari tramite una sospensiva, oppure intervenire in previsione del prossimo bando che, comunque, dovrà essere emesso tra due anni. In questo senso si è deciso di valutare, a breve, insieme al Segretario Comunale, quali siano le possibilità reali di intervento immediato. Si è comunque stabilito di creare un tavolo o commissione ad hoc per riformare il regolamento, attingendo anche da esperienze diverse verificate in Italia, non escludendo di intervenire anche il Regione per suggerimenti e richieste di modifiche alla legge regionale alla quale, comunque, va sempre fatto riferimento.
Un esito molto positivo, quindi, del quale sono realmente soddisfatto, anche se i risultati li vedremo nel tempo. Si è trattata comunque di un’ottima occasione di confronto costruttivo, forse la prima volta dopo anni che le forze politiche montegranaresi si sono trovate sedute e un tavolo non istituzionale per discutere dei problemi reali del paese. Sono anche e soprattutto soddisfatto perché questo dimostra che ragionare sui problemi, anche con divergenze forti e posizioni distanti, è possibile e può essere propositivo, con benefici enormi per Montegranaro. Ora però aspettiamo i risultati, perché la parte delle associazioni è terminata e ora tocca solo alla politica. Noi, comunque, vigileremo.

Luca Craia

martedì 20 febbraio 2018

A che punto è la desertificazione? Relazione semiseria sullo stato delle cose.



Siamo a un anno e mezzo esatto dal quel 24 agosto 2016 che segnò l’inizio dell’Apocalisse per la regione montana dell’Italia Centrale, una data in cui la natura iniziò a distruggere le città e la politica iniziò a distruggere le comunità. Da allora la terra non ha mai smesso di tremare, anche se la forza distruttrice sembra essersi placata. La politica, invece, ha continuato con uguale pervicacia e determinazione la sua opera di smembramento sociale, applicata con sapienza e metodo nel tempo, mascherando di inettitudine un disegno preciso e accuratamente studiato. Il sospetto che l’intento di spopolare l’area colpita dal sisma fosse nascosto dietro lentezze burocratiche e inspiegabili soluzioni politiche e legislative ad alcuni venne molto presto, ma c’è voluto un anno e mezzo per essere quasi certi che la reale intenzione fosse proprio quella di rendere il più deserta possibile una porzione di Paese difficile da gestire, costosa da servire ma anche ricca di materie prime importanti, vedi l’acqua, e di spazi utilizzabili per fini difficili da portare a termine in presenza di popolazioni riottose.
Ora è possibile anche fare il punto dello stato di avanzamento del progetto di desertificazione, essendo passato un lasso di tempo ragionevole per verificarlo. Ebbene, si può dire che, in questo senso, è stato fatto un buon lavoro. Certo, magari ci si aspettava un risultato migliore, mentre ancora ci sono sacche di popolazione che resistono temerariamente e continuano imperterrite ad abitare quelle terre, ma l’opera compiuta a ridotto notevolmente il numero degli abitanti e, soprattutto, ne ha quasi totalmente distrutto la capacità di sostentamento. Le attività produttive sono state fiaccate, molte sono quelle che non ce l’hanno fatta a resistere, l’economia legata al turismo, strettamente connessa al territorio e alla produzione agricola e gastronomica, è stata mortificata enormemente, non essendovi più la possibilità di utilizzare il patrimonio culturale, seriamente compromesso dal sisma e ancora abbandonato a se stesso, e con le attività di produzione e vendita ridotte al lumicino.  I ritardi nella consegna dei moduli abitativi e la scarsissima, quasi scandalosa, bassa qualità degli stessi hanno indotto gli sfollati a non rientrare e sono ancora molti quelli che non riescono a fare ritorno, con una buona percentuale di persone che hanno preferito insediarsi altrove, innestandovi anche la propria attività.
Certo, la riapertura della statale della Valnerina è un brutto colpo per la desertificazione: ora il flusso turistico e commerciale proveniente dall’Italia dell’ovest potrà essere ripristinato, ma era necessario in tempi di elezioni e di ricerca di consenso. Del resto gran parte del danno è stato fatto ed è difficilmente sanabile, e ci si può sempre inventare qualcosa di nuovo per scoraggiare i tentativi, ancora possibili, di rianimare l’economia locale. Direi quindi che siamo a buon punto e, quandanche non sarà possibile rendere perfettamente spopolata la regione montana, al termine del processo gli insediamenti umani saranno talmente ridotti da non rappresentare più un problema. A quel punto questa terra ricca di risorse e di spazi vuoti potrà essere utilizzata in modo proficuo, con buona pace dei testardi montanari che la abitavano.

Luca Craia