giovedì 1 marzo 2018

Zeiss verso il licenziamento. Che ne dicono Petrini e Verducci? Fallimento totale delle politiche del Comune.



Stanno facendo un gran lavoro, i sindacati, almeno le sigle CGIL e CISL, per poter salvare il salvabile nella situazione della ZEISS di Montegranaro. Peccato che, ormai, pare non ci sia più nulla da fare. Né c’è mai stato, a quanto si direbbe. Ma le hanno provate tutte, persino telecomandare l’Amministrazione Comunale di Montegranaro per farsi organizzare l’inutile, e a tratti ridicolo, Consiglio Comunale aperto di un anno fa, una bellissima farsa alla quale hanno partecipato, ognuno impersonando il proprio ruolo carnevalesco, le nomenclature dei partiti sedicenti “dei lavoratori”. Non è servito a nulla, né che avessimo mai avuto dubbi al riguardo, e oggi siamo probabilmente alla parola fine di questa brutta vicenda.
Se le sorti dei lavoratori sembrano ormai segnate, è il momento di capire dove risiedono le responsabilità. E non è difficile: gli imprenditori italiani delocalizzano le produzioni, e lo fanno non per mancanza di amor patrio, ma perché l’imprenditore, per mestiere, deve creare profitto, altrimenti non fa l’imprenditore ma il missionario, ed è un’altra cosa. In Italia fare profitto è difficile, in qualche caso impossibile. E la responsabilità risiede nei vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni, soprattutto in quelli più recenti, quelli che, mascherandole per iniziative a salvaguardia del mondo del lavoro, hanno inserito norme che sono riuscite in un solo colpo a impoverire i lavoratori, aggravando lo stato di crisi per via della diminuzione della capacità di spesa del singolo, e gli stessi imprenditori, quando l’unica e sola cosa da fare era ridurre la tassazione sul lavoro dipendente.
Vero, ci sono altre iniziative importanti da portare avanti, come il “made in” tornato prepotentemente di moda in campagna elettorale, ma sono tutte iniziative che richiedono tempo e i cui effetti, qualora venissero davvero messe in campo, li vedremmo nel medio-lungo periodo, non certo in tempo per salvare i lavoratori della Zeiss. E questo i due rappresentanti del Governo intervenuti al Consiglio Comunale voluto e preteso dai Sindacati e prontamente eseguito dalla Giunta Mancini, non lo hanno detto né allora né mai. Anzi, da quel Consiglio Comunale non registriamo alcuna azione da parte loro per salvaguardare quei lavoratori ma soprattutto il mondo del calzaturiero, quello stesso mondo dove oggi stanno cercando, e forse troveranno, i voti per essere rieletti.


Luca Craia

mercoledì 28 febbraio 2018

Regione: ordinanza per l’acquisto di 356 appartamenti. L’ammissione del fallimento del sistema SAE



Se mai avessimo avuto bisogno di una conferma al nostro “sospetto” che il sistema delle SAE, quale soluzione temporanea all’emergenza sismica, in attesa di una ricostruzione che sembra sempre più lontana, fosse un errore se non una vera e propria presa per i fondelli, arriva oggi una nuova ordinanza della Protezione Civile, a firma del capo della stessa, Angelo Borrelli, con la quale si autorizza l’acquisto di ben 356 appartamenti nelle Marche da consegnare al posto delle SAE ancora attese, per una spesa complessiva di 56 milioni di Euro, ossia una media di 157.000 Euro ad appartamento.
L’ordinanza, per andare al sodo, dichiara in maniera piuttosto esplicita il fallimento delle SAE come concetto, in quanto ammette, in un colpo solo, la difficoltà di consegnare le unità abitative provvisorie e, soprattutto, che il costo delle stesse è troppo alto, in quanto recita, nel momento in cui autorizza il Comune di Tolentino a costruire ex novo delle abitazioni (contraddicendo se stessa quando viene motivata con “un minor consumo del suolo”), che lo stesso può costruire nuovi alloggi “qualora tale soluzione risulti economicamente più vantaggiosa rispetto alla realizzazione di insediamenti temporanei”. Se la realizzazione di abitazioni stabili e definitive risulta meno costosa dell’impianto di unità abitative temporanee, com’è nelle cose, significa che le unità temporanee costano troppo, e da qui non si scappa. Allora non si capisce perché non si sia andati direttamente a costruire unità definitive e non temporanee, visto che il tempo impiegato per la consegna di quest’ultime si è dilatato tanto da rendere più veloce addirittura l’edificazione di abitazioni definitive che, alla fine, sarebbero anche costate meno.
L’assegnazione di questi appartamenti acquistati per i terremotati rimane, comunque, temporanea, in attesa della ricostruzione, se mai ci sarà. Il vedersi assegnato uno di questi appartamenti, logicamente, fa decadere il diritto al CAS. Nel momento in cui queste case torneranno di nuovo libere, esse entreranno a far parte del patrimonio immobiliare dei comuni da destinarsi ad abitazioni popolari, il che, con la normativa vigente, creerà probabilmente nuovi ghetti per stranieri. Insomma, nel complesso un totale disastro.
In un anno e mezzo dal primo furioso terremoto si potevano costruire nuovi edifici nelle aree colpite, senza allontanare le popolazioni dal loro nucleo originale e senza sperperare denaro pubblico in casette di legno che dureranno pochi mesi, nella migliore delle ipotesi. Si poteva anche partire con la ricostruzione diretta e, in questo momento, si starebbe a buon punto e si sarebbe speso meno, salvaguardando l’integrità comunitaria delle città colpite.
Si giunge oggi, invece, a questa ordinanza che sostanzialmente dice “ok, ci siamo sbagliati, ma andiamo avanti lo stesso”.

Luca Craia

Come sta andando l’emergenza neve a Montegranaro? Né bene né male. Bravi gli operatori. Il solito tifo.



La nevicata non è stata copiosa come quella del 2012 e come altre del passato, ma è stata importante ed è naturale che, in un paese come Montegranaro, scosceso per larghissima parte, con strade strette e difficili da gestire per i mezzi di sgombero neve, qualche disagio venga a crearsi. Per analizzare come sia stata gestita l’emergenza forse è presto e occorrerebbe attendere il ritorno alla normalità, ma un piccolo ragionamento si può già azzardare, quanto meno su quello fin qui avvenuto.
Che io non abbia in simpatia quest’amministrazione comunale e un dato assodato e non ne ho mai fatto mistero ma, in questo caso, se non posso lodare i nostri amministratori non li posso nemmeno accusare più di tanto. L’emergenza, fino a questo momento, è state gestita in modo da garantire quanto meno la mobilità generale, e questo è un fatto positivo. Ma la mobilità capillare non è stata minimamente gestita, tanto che ci sono intere zone del paese che non hanno visto un mezzo spargisale o uno spazzaneve. Ci sono certamente delle scusanti che derivano dal poco personale a disposizione, dalla carenza di mezzi e dal fatto che, comunque, Montegranaro non è un paese di montagna attrezzato debitamente per queste emergenze. Però si può e si deve migliorare e qui di margini di miglioramento ce ne sono molti.
Le direttrici principali sono state sempre percorribili, con le dovute cautele, e di questo va preso atto. Ma ci sono cittadini quasi imprigionati in casa che non hanno vista garantita la loro libertà alla mobilità: cito il caso eclatante di via Zoli, che ogni volta nevichi viene chiusa per non essere più gestita, mentre chi ci abita ha gli stessi diritti e le stesse necessità degli altri cittadini. Idem dicasi per il centro storico che, tolta la piazza, se l’è cavata solo con le braccia dei residenti e la consueta e ormai radicalizzata rassegnazione. Zone periferiche, come San Tommaso e il Torrione, ma anche molte altre, come addirittura via Boncore, sono state completamente dimenticate, e questo non va bene. 
Un elogio agli operatori, però, va fatto. Sono stati bravissimi e solerti, hanno lavorato notte e giorno per ottenere quanto meno la possibilità di percorrere il paese in auto e di poter garantire le emergenze. Per questo mi sento di plaudire sentitamente. Bravi. Per il resto noto le solite tifoserie: chi la vede tutta bianca e chi la vede tutta nera. Ovviamente non è né l’una né l’altra cosa: si poteva fare meglio ma si poteva anche fare peggio. Puntiamo al meglio per il futuro.

Luca Craia