venerdì 2 marzo 2018

Ultimo giorno di campagna elettorale e poi silenzio. Ultime riflessioni.

Verrebbe da benedire la mezzanotte di oggi, quando finalmente taceranno i comizi della campagna elettorale più brutta e incarognita della storia italiana. Verrebbe da accogliere il silenzio elettorale come una manna dal cielo, non solo per le tonnellate di scemenze che i vari candidati ci hanno propinato in questi mesi, quelle fanno parte del gioco e ci siamo abituati, qualcuno addirittura riesce ancora a crederci. Il silenzio è benedetto perché, si spera, per un po’ si fermeranno le violenze verbali da social network, le accuse reciproche e fondate di fascismo, la guerra civile mediatica scatenata sapientemente tra Italiani in difficoltà, con le loro diverse, spesso opposte, interpretazioni della soluzione.
C’è tanta puzza di eversione in Italia. Puzza talmente tanto che le maestre gridano odio per strada invece di educare i bambini, tanto che quelli che sventolavano la bandiera della pace ora spaccano le ossa ai poliziotti e i tutori dei diritti dei più deboli massacrano i carabinieri. Hanno aperto la caccia al fascista, con licenza di uccidere, e vedono fascisti dappertutto, basta non pensarla come loro. Da un punto di vista squisitamente elettorale è un suicidio: regalano voti alla destra, impauriscono gli Italiani. Da un punto di vista di civiltà è un cataclisma, il crollo dei valori democratici, della libertà di opinione, della dialettica politica. Non la pensi come me, se fascista a io ti meno. Da qui a prendere in mano un’arma e gambizzare i giornalisti o rapire e uccidere i politici è un attimo.
Ultime ore per pensare, riflettere, decidere. Ho idea che saranno tantissimi gli Italiani che non voteranno, che consegneranno la scheda bianca o la annulleranno il voto. Del resto lo spettacolo della politica è spaventoso e le risposte che tutti aspettavamo non sono arrivate. Io, come ho già detto voterò.
Voterò a destra, per la prima volta in vita mia, dopo l’incommensurabile delusione del PD, rivelatosi emulo peggiorativo del berlusconismo, e della sinistra, completamente sganciata dalla realtà, ancora attaccata a ideologie stantie e superate, capace di violenza di tipo fascista e di derive eversive pericolose.  Non sono contento di votare Lega e non ritengo che la Lega possa rispondere alle mie domande e a quelle degli Italiani come ci si aspetterebbe. Ma condivido alcune delle sue proposte, come del resto ne condivido alcune anche del Movimento 5 Stelle, ma le mie priorità in questo momento trovano maggior conforto in ciò che propone la Lega.
Voterò Lega, come è noto, anche per il candidato locale, un amico, una persona che stimo e che credo possa fare bene, in generale e per il nostro territorio: Mauro Lucentini. Mauro ha dimostrato negli anni capacità politiche e caratteristiche umane che riscuotono la mia fiducia, e in campagna elettorale si è mosso a un livello ben superiore a quello medio dei vari candidati. La sala dell’Horizon gremita di gente, l’altra sera, è un segnale importante: ce la può fare e speriamo ce la faccia. Al Senato Pazzaglini avrà il mio voto, anche se il suo seggio è sicuro. Lo avrà sia perché ritengo che, nell’ambito del terremoto, abbia fatto un buon lavoro, certamente commettendo errori, ma dando grande impegno. Lo avrà anche perché sono schifato della campagna mediatica costruita contro di lui appositamente a scopo elettorale. Non so e non posso sapere se le accuse che gli sono state mosse sono fondate, per quello ci penserà chi di competenza. Trovo però aberrante che ci si sia occupati di Pazzaglini solo in campagna elettorale mentre per un anno e oltre di terremoto i giornali lo hanno totalmente ignorato.
Dichiaro apertamente il mio voto per due motivi: il primo è la speranza che ci siano lettori dell’Ape che condividano il mio ragionamento e votino come me, perché ritengo che un candidato locale valido sia importante; il secondo è per una questione di onesta: mi leggete, sapete come la penso, regolatevi di conseguenza. Buon voto e speriamo bene.


Luca Craia

giovedì 1 marzo 2018

I comunisti mi fanno paura, perché sono più fascisti dei fascisti.



Avrei sperato in una presa di distanza forte, in un distinguo netto, in una riaffermazione della dialettica politica come valore democratico assoluto e indiscutibile. Invece no, la sinistra italiana si trincera e difende a spada tratta la violenza verbale e fisica, di cui abbiamo avuto notevoli e ripetute testimonianze negli ultimi tempi: centri sociali che assaltano poliziotti, che massacrano carabinieri, che spaccano, tirano bombe carta ripiene di ferro, bruciano; fanno eversione, perché di questo si tratta: eversione. L’eversione non ha un colore politico, è eversione e tanto basta. È eversivo il fascista che pensa al ritorno di un regime mussoliniano (anche un po’ scemo, per dirla tutta), ed è eversivo il comunista che mette a ferro e fuoco le città. Anzi, nel comportamento eversivo del comunista trovo un’aggravante nella presunta e sempre sbandierata superiorità morale.
Io sono un antifascista, nel senso che ho combattuto contro i fascisti da una vita e tutt’oggi, nonostante abbia dichiarato che voterò a destra per la prima volta in vita mia, non mi esimo in nessuna occasione di combattere le idiozie fasciste, le idolatrie, la violenza verbale e il razzismo conclamato, anche se questo mi mette in una posizione defilata e isolata. Ma sono prima di tutto un democratico, una persona che affonda le proprie radici culturali e politiche in un concetto di democrazia ampio e imprescindibile, al quale non intendo rinunciare. Per queste mie profonde convinzioni io combatto il fascismo con la dialettica e col dialogo, mi adopero per dimostrarne gli errori e le falsità.
Questo mi aspetterei dalla sinistra sedicente democratica. Non è ammissibile la violenza, mai, nemmeno contro l’ideologia fascista che anche io repello. Invece oggi non si usa la dialettica, non si usa il dialogo, non si utilizza questa presunta superiorità morale della sinistra ma ci si erge a giudice e carnefice senza appello, pronta a farsi giustizia, nella propria errata convinzione di giustizia, con l’uso della forza e della violenza.
Non la pensi come me, quindi non hai il diritto di parlare. In questo modo non ha diritto di parola Casapound, movimento dichiaratamente fascista col quale, comunque, occorre dialogare, e non ha diritto di parola la Lega di Salvini, che definire fascista è una libera interpretazione, per quanto esso sia un movimento di destra. Diventa quindi legittimo impedire a chi non la pensi come noi di esporre il proprio pensiero, e per farlo è concesso l’uso della violenza. Vengono giustificati i giovani col volto coperto che assaltano le forze dell’ordine e persino la maestrina indiavolata che grida morte alla polizia per poi, magari, tornare a insegnare a scuola, certamente non la tolleranza e la democrazia.
L’antifascismo non giustifica la violenza. Nulla giustifica la violenza. Usare la violenza per combattere un’idea violenta è contraddittorio, stupido e pone sullo stesso piano entrambe le parti. E il fatto che a sinistra, in linea generale, questo concetto non venga minimamente espresso mi fa realmente paura, perché l’eversione, come dicevamo, non ha colore, e l’eversione di sinistra, al pari di quella di destra, ha regalato ben gravi lutti all’Italia. Io mi sento di combatterle entrambe e ritengo che chi non lo fa, qualsiasi sia la motivazione o la giustificazione con cui si autoassolve, ne diventa complice.

Luca Craia

Santa Lucia di Recanati: interrogazione regionale di Fratelli d’Italia su ritardi e disservizi



Elena Leonardi: si aumenti l’organico del personale tecnico di radiologia


Comunicato integrale
 
Le continue proteste ed i disservizi che si stanno verificando presso l’Ospedale di Comunità di Recanati hanno portato alla redazione di un’interrogazione regionale  a firma Elena Leonardi , capogruppo di Fratelli d’Italia. Nell’atto vengono elencate le criticità che si riscontrano presso varie unità operative o ambulatori del presidio recanatese.
Così come evidenziato negli organi di informazione riporto la situazione di “affanno” in cui si trova la radiologia -  esordisce la Leonardi – il tutto per la carenza dei tecnici: con due figure che prestano servizio al mattino ed una al pomeriggio la situazione a volte diventa insostenibile, proprio al momento della concessione delle ferie o della malattia del personale medesimo.
La rappresentante del partito della Meloni evidenzia inoltre il fatto che di sabato mattina si trovi un solo tecnico al lavoro il quale deve far fronte alle prenotazioni, agli esami richiesti in via di urgenza dai medici di famiglia, a quelli che giungono dal Punto di Primo Intervento ed infine a quelli che pervengono dal reparto delle cure intermedie, che il medico internista prenota il venerdì per il giorno dopo.
La Leonardi, che è anche vicepresidente della Commissione regionale alla Sanità, ricorda sia l’audizione fatta proprio in questa sede sia gli incontri con gli esponenti della maggioranza con le conseguenti rassicurazioni fornite da chi gestisce la sanità regionale, ai comitati impegnati nella difesa dei servizi essenziali del “Santa Lucia”.
Nell’interrogazione si ricordano inoltre altre serie carenze, ad esempio: dalla sostituzione dell’OPT (macchinario per l’ortopantomografia) che è rotto dal primo novembre, con la conseguenza che l’utenza deve rivolgersi presso altri presidi sanitari e, ancora, il mammografo che risulterebbe sottoutilizzato. Vengono difatti erogate  circa 200 prestazioni al mese, vale  a dire dieci al giorno per cinque giorni a settimana e tutte in screening. Con un tecnico aggiuntivo se ne potrebbe fare molti di più, accorciando le lunghe liste di attesa e allo stesso tempo rendendo il servizio più remunerativo per la sanità pubblica.
In momenti di emergenza neve come in queste ore per la stragrande maggioranza dei cittadini, spostarsi è un serissimo problema e avere la possibilità, in territori collinari come questo, di usufruire di servizi essenziali nelle proprie zone è un diritto che viene a volte a mancare.
Le belle promesse del Pd regionale si concretizzano, secondo la Leonardi, in bolle di sapone quando devono applicarsi alla realtà territoriale. L’evidente situazione di disagio continuo per gli utenti denota lo scarso interesse verso la sanità pubblica che la Giunta Ceriscioli continua a tenere superata ormai la metà della sua legislatura.