Sono venuti in 30.000 a Macerata
a manifestare il loro antifascismo, 30.000 persone da tutta Italia preoccupate
per una presunta escalation fascista del capoluogo di provincia marchigiano,
sede universitaria antichissima, città, nel suo piccolo, cosmopolita e dalla
cultura storicamente aperta. Le elezioni politiche hanno quantificato i termini
della preoccupazione dei manifestanti: sono 270 gli elettori di Casapound a
Macerata, partito che si rifà dichiaratamente al fascismo; non un numero così
preoccupante, non tanto da giustificare l’epiteto di fascista attaccato al nome
della città di Macerata.
Di “comunisti”, invece, ce ne
sono un po’ di più: in 726 hanno votato Liberi e Uguali, in 288 Potere al
Popolo e in 145 il Partito Comunista, in totale 1159 voti inquadrabili come
potenzialmente “comunisti”. Ora, storicamente non è che i comunisti siano tanto
meno pericolosi dei fascisti, e guardando all’attualità, con quello che è
accaduto nei giorni scorsi durante le manifestazioni sedicenti antifasciste,
avere in città 1159 “comunisti” potrebbe essere preoccupante quanto e più dell’idea
di avere 270 fascisti, che almeno sono in numero inferiore.
Non vorrei che adesso
giungano a Macerata gli anticomunisti a manifestare e che, di manifestazione in
manifestazione, la città diventi la capitale delle sfilate vocianti. Magari se
proviamo a rinsavire e a pensare ai problemi concreti che, a quanto pare, non
mancano, ci guadagniamo tutti.
Luca Craia