Io lo capisco, Di Maio: è
difficile adesso scendere a compromessi, dopo aver urlato a tutto il mondo che
non si accettano compromessi. Sono convinto che la posizione apparentemente
irremovibile del leader del Movimento 5 Stelle sia dovuta al fatto che la
posizione va tenuta, almeno per salvare la faccia, e che la strategia sia di
tenerla il più possibile in fase di trattativa, ma non in eterno. Il punto è
che l’Italia ha bisogno di un governo, e per farlo, evitando di ritrovarci di
nuovo il Pd magari a fare un’altra legge elettorale del piffero, bisogna che
anche i puri grillini si sporchino un po’ le mani stringendo quelle degli
altri.
Del resto, l’atteggiamento da
vergine casta e pura non può pagare in eterno e mettere il Paese nelle
condizioni di tornare a votare con questo pastrocchio di legge elettorale, o di
ritrovarsi un governaccio stile Monti, alla fine rischia di creare più danni
che benefici al Movimento 5 Stelle. Quindi la spocchia ormai tradizionale dei
grillini, quella presunzione di santità che, comunque, non appartiene all’uomo
e, quindi, nemmeno al grillino, va parcheggiata. Magari con i modi e i tempi
che Di Maio probabilmente ha capito.
È la matematica che non va. A
parte le strategie, affermare che gli Italiani vogliono un governo a 5 Stelle è
sbagliato aritmeticamente, e se Di Maio lo dice per calcolo politico, la base
lo deve comprendere. Se si è preso il 32% dei voti, c’è un 68% di Italiani che
non vuole il Movimento 5 Stelle al governo o che, quantomeno, vorrebbe un
atteggiamento un pelino più costruttivo. Nell’interesse del Paese, non solo del
Movimento.
Luca Craia