Ultimato ormai da qualche settimana il restauro del
Crocifisso della Cappella delle Anime Sante, del cimitero di Montegranaro, ora
si sta lavorando per poterlo riposizionare nella stessa cappellina, rendendo la
stessa più sicura. La piccola struttura, infatti, necessita di alcuni lavori di
miglioria, onde evitare che, come accaduto in passato, insetti e altri animali
possano entrare e intaccare l’integrità della scultura appena riportata al suo
antico splendore. Per questo l’Assessorato alla Cultura guidato da Giacomo
Beverati, di concerto con l’Ufficio Tecnico Comunale, ha predisposto la
realizzazione di un apposito infisso in cristallo temperato che si aggiunga a
quello già esistente, nonché la sistemazione delle aperture superiori e la
ripulitura generale del vano, in modo di poter accogliere di nuovo e nel
migliore dei modi la preziosa opera. Il tutto richiederà dei tempi relativamente
brevi e si pensa di poter riposizionare il Crocifisso, con una cerimonia
religiosa e civile, entro la primavera, salvo complicazioni.
Il
Crocifisso è stato restaurato su un progetto di Arkeo, di cui io stesso sono il
responsabile, e realizzato dall’artista e restauratore Marco Salusti, sotto l’egida
della Soprintendenza dei Beni Culturali delle Marche, supervisionato dallo
storico dell’arte Claudio Maggini, il tutto finanziato dall’imprenditore
montegranarese Giuseppe Raparo, legato all’opera da motivi affettivi familiari.
Infatti la mamma di Giuseppe era solita fermarsi a pregare proprio davanti a
questo Crocifisso ogni qual volta si recasse al Cimitero dai proprio cari
scomparsi.
Durante
il restauro, quello che sembrava un normalissimo, per quanto bello, crocifisso
settecentesco, ha rivelato continue soprese, assumendo caratteristiche che lo
rendono unico. Abbiamo dovuto rivedere la datazione che, pur non essendo certa,
va sicuramente portata indietro di almeno due secoli. Ma, soprattutto, è la
conformazione stessa dell’opera e la sua storia a renderla interessantissima.
Il Crocifisso è stato più volte rimaneggiato, inserendo delle articolazioni che
lo hanno trasformato in una sorta di fantoccio utilizzabile nelle
rappresentazioni religiose della morte del Cristo e della resurrezione, oltre
che, ovviamente, della crocifissione.
Ora la
scultura è tornata alla sua colorazione policroma originale ma sono stati
mantenuti tutti i meccanismi inseriti successivamente e che ne fanno un’opera unica
nel suo genere. Si tratta quindi di un altro importante e preziosissimo
frammento del patrimonio culturale montegranarese che Arkeo e il sottoscritto sono
orgogliosi di restituire alla città, ringraziando ancora una volta Giuseppe
Raparo per la sua sensibilità e generosità.
Luca
Craia