Nottata di passione per l’area
montana del centro Italia: scosse di importante intensità si sono susseguite
raggiungendo, alle 5,11 i 4,6 gradi della scala Richter. L’epicentro è stato
localizzato a 2 chilometri a sud-ovest di Muccia, a una profondità di 9
chilometri. Una scossa di questo tipo viene ancora definita “debole” ma si
avvicina pericolosamente alla soglia dei 5 gradi, in cui la scala inizia a
indicare movimenti medio-forti. Unanimemente i geologi definiscono normale
questa attività sismica che si protrae ormai da anni nell’area in questione,
attività legata ai due grandi eventi del 2016 e che, presumibilmente, andrà
avanti ancora per parecchi mesi. L’entità della scossa di questa notte ha anche
dimostrato quello di cui parlava Emanuele Tondi pochi giorni fa, ossia la possibilità
di ripetersi di eventi simili ma comunque inferiori a quelli principali.
È comunque preoccupante, non
tanto l’attività sismica in atto, quanto che le istituzioni se ne curino relativamente.
Scosse di questo tipo possono aggravare i danni già fatti in precedenza: pensiamo
ai danni indiretti a stabili in zona rossa sostanzialmente integri ma
confinanti con altri edifici danneggiati: queste scosse potrebbero danneggiare
severamente anche queste costruzioni che, ad oggi, potrebbero essere recuperate
agevolmente. I ritardi con cui si sta procedendo nella cosiddetta ricostruzione
sono, quindi, potenzialmente pericolosi quanto le scosse, se non di più.
Va anche considerato l’effetto
psicologico sulle popolazioni, già fortemente provate da una situazione
difficile da sostenere e che va avanti da troppo tempo. Il continuo tremare
della terra non fa che peggiorare la percezione di pericolo e abbandono di
questa gente che avrebbe invece finalmente bisogno di certezze. Anche di questo
le Istituzioni dovrebbero preoccuparsi.
Luca Craia