martedì 10 aprile 2018

La terra trema e non smette, ma per le scuole di Montegranaro non c’è fretta.


Una considerazione, se vogliamo, lapalissiana che credo abbiano già fatto in molti e che pare forse superfluo che la faccia anch’io, visto che parlo di sicurezza nelle scuole montegranaresi, in quasi beata solitudine, ormai da un anno e mezzo. La considerazione è questa: la terra sta tremando, non smette, esiste anche la possibilità, per quanto remota, che si verifichi un evento poco inferiore, come intensità, a quelli del 2016. La prova l’abbiamo avuta stanotte quando una scossa di 4.6 gradi di magnitudine ha fatto tremare un bel pezzo di Marca facendo anche danni non irrilevanti. Ciononostante, per le scuole di Montegranaro, per metterle in sicurezza, per garantire l’incolumità dei bambini, non c’è fretta. Santa Maria vedrà iniziare i lavori solo nella prossima estate e i piccoli alunni resteranno in uno stabile tutt’altro che sicuro fino alla fine dell’anno scolastico, mentre per le altre scuole ancora non si è partiti nemmeno con gli studi sulla vulnerabilità sismica. Che volete che vi dica?

Luca Craia

Perché è sbagliato portare via il liceo classico.


Il dibattito, a Fermo, è accesissimo: fa bene la Provincia a dare una nuova sede al Liceo Classico oppure sarebbe più rispettoso lasciarlo dov’è? Personalmente ritengo che ogni pezzo di centro storico che venga portato via è un frammento di vita che viene tolto al cuore delle città, e portare via una scuola così importante potrebbe infliggere un duro colpo alla parte antica di Fermo. Certo, una sede più moderna e funzionale ha una sua logica, ma è anche vero che un palazzo storico come quello che ospita il liceo fermano attribuisce un enorme valore all’insegnamento e prestigio alla scuola stessa. Infine credo sia sicuramente più sicura una scuola di nuova costruzione, come si spera sia la struttura che dovrebbe ospitare l’istituto, ma è anche vero che oggi, mettere in perfetta sicurezza un edificio storico, è possibile. In sostanza, lasciare la scuola dov’è sarebbe molto più utile per la città, senza sacrificare nulla in termini di sicurezza e praticità.
Ma vorrei fare un’altra valutazione che non sempre, anzi, quasi mai si fa quando si abbandona un edificio storico per spostarsi in uno di nuova concezione: che fine farà quello vecchio? Credo che sia obbligatorio o, quantomeno, dovrebbe essere obbligatorio che, nel progetto complessivo che sposta un’attività o un servizio, specie se pubblico, da un luogo a un altro, prevedere una nuova destinazione per lo stabile che si lascia. Nel caso specifico, cosa ne sarà del palazzo sede attuale del liceo? Il rischio è che si creino tanti spazi vuoti nei centri storici, spazi destinati al degrado e a diventare una cancrena per le città antiche. Se la Provincia di Fermo continuerà, come pare, a perseguire l’idea di trasferire il plesso scolastico, abbia almeno ben chiaro cosa fare e a cosa destinare la vecchia sede.

Luca Craia


Casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra. Dove sono i tagliatori di nastri?


Ora mi aspetterei delle spiegazioni. Perché, vedete, di norma, con una scossa di magnitudo 4.6, non dovrebbe cascare nulla. Intendiamoci: è bella forte, fa tremare tutto, ma non è concepibile che, in una struttura creata apposta per farci vivere dentro le persone colpite dal terremoto e per essere installata proprio nell’area del terremoto stesso, area che, si sa, ballerà ancora per un bel po’, con una scossa di magnitudo 4.6 caschi giù tutta la mobilia. Ed è andata bene che non ci ha preso nessuno sotto.
E non è possibile che crolli il campanile di una chiesa, non è possibile perché doveva essere messo in sicurezza. Non è possibile che caschi giù il muretto di contenimento di un’area SAE. Non è possibile che, case comprese nelle zone rosse ma sostanzialmente integre, vengano danneggiate dalle altre case che erano lesionate e che nessuno ha messo veramente in sicurezza.
Ora vorrei vedere i tagliatori di nastri, vorrei sentire le loro voci e le loro spiegazioni. E vedrete che le sentiremo, e magari saranno anche convincenti, per qualcuno. Ma, signori miei, qui mi pare evidente che siamo di fronte a un disastro totale, un disastro che non è causato dal terremoto ma soltanto da negligenza, disonestà, incapacità. Sarà ora che qualcuno si prenda le proprie responsabilità?

Luca Craia