sabato 14 aprile 2018

Elogio dovuto ai Carabinieri di Montegranaro. L’impegno per rendere sicuro il territorio


Coi 200 chilogrammi di hashish sequestrati ieri, che vanno ad aggiungersi ai trenta chili dello scorso novembre e ai tanti altri quantitativi medio piccoli sequestrati recentemente, i Carabinieri di Montegranaro hanno certamente inferto un duro colpo al sistema di spaccio della droga nell’area di Montegranaro e zone limitrofe, una zona che, evidentemente, sta diventando una sorta di centrale di smistamento per lo spaccio di stupefacenti. Un lavoro capillare, certosino, che sta portando risultati eccellenti, dei quali credo sia giusto dare merito alla squadra comandata dal Maresciallo Giancarlo Di Risio, una squadra ormai collaudata fatta di professionisti preparati.
Montegranaro non è più il paese tranquillo che conoscevamo un tempo. Oggi gli episodi di criminalità si susseguono quasi quotidianamente e, mentre i cittadini manifestano sempre più forte il bisogno di sicurezza, le istituzioni hanno finora risposto minimizzando. Il lavoro dei nostri Carabinieri va nella direzione opposta e scrive un messaggio rassicurante per i cittadini, nonostante gli strumenti legislativi siano molto spesso inadeguati se non inefficaci.
Capita spesso di vedere protagonisti di atti criminali tornare a piede libero in brevissimo tempo e questo rischia di inficiare il lavoro investigativo e di controllo delle Forze dell’Ordine. Ciononostante, l’impegno è incessante e questo continuo colpire la criminalità, come con l’azione di ieri, certamente la indebolisce e fornisce dei vantaggi alla società civile. Ma questo impegno va sostenuto dai cittadini, che devo essi stessi essere vigili e attenti e segnalare le situazioni anormali. E anche interrogarsi sul perché la nostra piccola realtà, un tempo oasi di pace e tranquillità, sia così degenerata e in così breve tempo.


Luca Craia


Il rilancio del turismo passa anche dalla garanzia di sicurezza. L’idea di Sisma Safe


Perché i turisti disertano le Marche dopo il terremoto? Evidentemente perché non si sentono sicuri, hanno paura che si verifichi un altro evento come quelli del 2016 e preferiscono evitare di trovarsi in un luogo potenzialmente pericoloso. È un atteggiamento illogico perché, con questo ragionamento, tre quarti di Italia sarebbe da evitare. Ma, nella sua illogicità, nasconde anche un sacrosanto diritto ad essere sicuri e questo può essere garantito, ovviamente entro certi limiti. Rilanciare il turismo nelle zone terremotate, quindi, passa anche nello sforzo di dare tranquillità al turista, nel farlo sentire al sicuro.
L’idea dell’associazione Sisma Safe è proprio questo: dare, al turista prima e al cittadino di conseguenza, la possibilità di sentirsi al sicuro all’interno di una struttura ricettiva o abitativa. Le tecnologie moderne consentono di raggiungere livelli di vulnerabilità sismica estremamente bassi persino nelle strutture storiche, figuriamoci in un albergo o un ristorante di recente costruzione. Per questo l’associazione ha pensato a un marchio, che si chiama come l’associazione stessa, Sisma Safe. Un marchio che significa che la struttura del fabbricato in cui alloggiamo è stata esaminata da tecnici qualificati ed è stata trovata conforme ai requisiti previsti dalla normativa antisismica, requisiti che, se rispettati, rendono uno stabile veramente sicuro.
L’associazione si sta muovendo a tutto raggio per far comprendere l’importanza del concetto di sicurezza anche e soprattutto quando parliamo di turismo e ricettività. Un marchio che venga riconosciuto universalmente come garanzia di sicurezza potrebbe essere estremamente efficacie per far ripartire l’economia turistica delle zone terremotate, affiancato a un’adeguata campagna informativa e promozionale.
Ecco, queste idee sono quelle che possiamo ritenere davvero costruttive. Certamente non possiamo tranquillizzare i potenziali ospiti sperando che dimentichino il terremoto non parlandone più e facendo finta che sia tutto risolto. Occorrono progetti concreti per ridare slancio al turismo in tutta la Regione e, in particolare, nelle zone più colpite. Ovviamente, prima di tutto, occorre la ricostruzione che, al momento non c’è.

Luca Craia

Cittadino marocchino legato all’Isis: da mesi la Lega di Fabriano chiede risposte su prevenzione e sicurezza.


Comunicato integrale

È di ieri la notizia dell'espulsione con decreto del Ministro dell'Interno per motivi di sicurezza nazionale di un cittadino marocchino, residente a Cerreto d'Esi. Nel suo telefono è stato trovato del materiale riconducibile alla propaganda dell'Isis: video di decapitazioni e indicazioni per realizzare un ordigno esplosivo.
Il soggetto in questione, oltre a frequentare la moschea di Cerreto, frequentava anche la moschea, camuffata da Centro Culturale, di Fabriano ubicata prima in via Dante ed ora in via Buozzi.
Vorremmo ricordare ai benpensanti che come Lega siamo stati in piazza per più di un mese per chiedere informazioni sui frequentatori del Centro, e come risposta non abbiamo ricevuto altro che insulti e subito dileggi da parte dei consiglieri comunali e dall’Amministrazione.
Abbiamo addirittura assistito ad un consiglio comunale aperto da una dichiarazione del responsabile del Centro Culturale Islamico della Misericordia sull’integrazione, senza poter esercitare il nostro diritto al contraddittorio. Risulta facile per queste persone dichiararsi contro ogni forma di terrorismo senza però dissociarsi pubblicamente da Hamas e da Hezbollah.
Non eravamo cassandre e non siamo diventati veggenti: chiedevamo soltanto, e continueremo a farlo, informazioni e prevenzione per la sicurezza di tutti. Episodi del genere non vanno taciuti; ma da parte di chi dovrebbe farsi carico della sicurezza della propria comunità c'è un silenzio assordante, che copre la scarsa considerazione con cui l’Amministrazione comunale ha deciso di (non) affrontare il problema.
In tutto questo, ci venga quindi almeno permesso un sentito ringraziamento alle Forze dell'Ordine per il lavoro svolto quotidianamente e in questo caso specifico.