mercoledì 18 aprile 2018

Potature viale Gramsci. Si corregge l’ordinanza. Ascoltate le istanze. Prevale il buonsenso, ma parzialmente.

Per fortuna la ragione e il buon senso spesso prevalgono. Dopo la segnalazione arrivata da queste pagine (leggi l’articolo) delle disposizioni impartite dall’ordinanza nr. 66, con la quale si rendeva sostanzialmente off-limits viale Gramsci per tutto il fine settimana prossimo per potare le piante del viale, è stata emessa oggi un’ulteriore ordinanza, la 68, che annulla e sostituisce la precedente e riporta il tutto in un quadro molto più ragionevole.
Le disposizioni precedenti erano davvero assurde e imponevano la chiusura totale del viale nei giorni di venerdì e sabato, giorni in cui, presumibilmente, il commercio gode del maggior movimento, creando così un inutile danno agli esercenti. La correzione non impone più la chiusura al transito se non per lo spazio occupato dall’autocarro che esegue i lavori e limita il divieto di sosta al lato giardini, ferma restando la chiusura pedonale del giardino stesso.
Si tratta certamente di un notevole miglioramento, anche se continua a rimanere incomprensibile il motivo per cui certi lavori si debbano svolgere il fine settimana, mentre la logica vorrebbe che si limitassero i disagi ai commercianti che già hanno tanto dato in termini di sacrifici durante la realizzazione del nuovo marciapiede e che già stanno subendo ulteriori danni dalla gestione quantomeno fantasiosa delle aperture dello stesso. Comunque miglioriamo, e niente non è.

Luca Craia

Prigionieri delle manifestazioni. Organizzare rispettando i residenti.


Voglio esprimere totale e piena solidarietà a Giuseppe Vesprini che, come recita il Corriere Adriatico di oggi, ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica perché, ogni qualvolta vengono organizzate delle manifestazioni nell’area del centro sportivo La Croce di Montegranaro, lui e la sua famiglia si ritrovano prigionieri in casa. Questo accade in quanto il nostro amico vive in un fabbricato posto esattamente sotto il complesso sportivo, dal quale si esce tramite una stradina che si immette nell’anello che circonda gli impianti, univa via di uscita dalla loro proprietà. Quando, e succede spesso, ci sono eventi che impegnano la strada interna al complesso, è evidente la difficoltà se non l’impossibilità di esercitare la propria libertà di muoversi. 
L’ultimo evento, la manifestazione di auto d’epoca dello scorso fine settimana, organizzato dal Comune e dal Rotary Club locale, insieme al CAEM, deve aver fatto funzione di goccia che trabocca il vaso e Peppe è esploso. Giustamente, direi, anche in considerazione di quanto Giuseppe denuncia, ossia della pericolosità di far correre delle auto per una strada stretta in cui, capitasse qualcosa, il rischio di veder piombare un veicolo nel giardino di casa non era per niente remoto.
È tutto vero quello che dice Vesprini: oltre ai disagi legati alle manifestazioni, la strada che collega gli impianti con la principale è un viottolo stretto e non asfaltato che si immette direttamente sulla principale intersecando un’altra strada che proviene dalla bocciofila, creando una situazione estremamente pericolosa. Insomma, ci sono un sacco di motivi di scontento per Vesprini, ma la sua cattività dovuta alle manifestazioni non è un fatto isolato.
Lo sanno bene nel centro storico, quando si chiude dentro puntualmente chi ci vive ogni qualvolta c’è qualcosa in piazza, mettendo un divieto molto anticipato che non esclude i residenti che, pure, non creano alcun fastidio alla manifestazione perché vanno altrove. Lo sanno i commercianti di viale Gramsci, vittime proprio in questi giorni di divieti a oltranza, immotivati e dannosi, per una semplice potatura di piante.
Insomma, troppo spesso di fanno ordinanze, si dispongono divieti e chiusure, senza curarsi degli effetti di queste disposizioni su chi vive in quelle aree. Eppure basterebbe poco: un po’ di attenzione ai particolari e di rispetto per le persone.

Luca Craia

Macerata capitale del male? No, è solo il luogo dove è stato capito come vanno le cose in Italia.


Non trova pace Macerata, non la trova dall’orrendo fatto di sangue che ha visto protagonista la povera Pamela e l’ordinaria delinquenza nigeriana, diventata per un giorno straordinaria, a cui è seguito l’ignobile raid xenofobo di Luca Traini che ha assediato da solo la città. Da allora Macerata è diventata, suo malgrado, un simbolo. È un simbolo per gli antifascisti o sedicenti tali che vedono fascisti dappertutto in una sorta di ossessione schizofrenica, e per i fascisti che accusano Macerata di essere una specie di buco di scarico della società italiana, dove converge tutta la feccia. Entrambi, accomunati da scarsa intelligenza, inesistente rispetto e una macroscopica necessità di visibilità, non si fanno scrupolo di eleggere Macerata a palcoscenico per le loro oscene parodie.
L’ultima uscita di Roberto Fiore, leader del movimento neofascista “Forza Nuova” fa venire i brividi. Ecco come descrive Macerata in una nota data alla stampa: “poliziotti, avvocati, magistrati, criminalità nigeriana, traffici di ogni tipo, dalla droga agli organi, sono gli squallidi elementi di un quadro la cui regia è in mano ad una massoneria potente e assassina”. Un quadro allarmante, una fotografia di Macerata che né i Maceratesi né chi ci ha vissuto per anni e la ama come casa propria si sarebbe mai aspettato di trovare stampata sui giornali.
Macerata non è così, e Roberto Fiore sta evidentemente strumentalizzando biecamente il fatto che Macerata ha scoperto, in maniera improvvisa e dolorosa, di non essere la città tranquilla, oasi di pace, che tutti pensavamo fosse, forse ricordando tempi passati ancorché recenti. Macerata ha scoperto di essere afflitta dagli stessi mali che affliggono quasi tutte le città italiane, mali che vanno combattuti e sconfitti con forza, mali che si sono incancreniti grazie a politiche miopi e stordite da ideologie anacronistiche, ma che non fanno di Macerata e del suo territorio la fogna che Fiore vorrebbe dimostrare.
Non è con gli slogan dei neofascisti o coi canti partigiani dei radical che Macerata risolverà i suoi problemi. Non è mettendo alla berlina un’intera provincia e chi la abita che si possono risolvere i problemi, che pure ci sono e sono grossi, di criminalità, corruzione, droga. Si risolvono chiedendo leggi serie e la loro applicazione, si risolvono sostenendo l’opera delle Forze dell’Ordine e non impegnandole invano per sciocche quanto pericolose manifestazioni i cui si fronteggiano idioti di opposti schieramenti.
Macerata è come ogni altra città italiana. È afflitta da un male che va curato. La ricetta non è certo quella che propone Fiore.

Luca Craia