Divide et impera, dicevano gli antichi Romani. Gli
antichi Romani sapevano bene come dominare la gente, erano abilissimi e hanno
fatto scuola. Oggi, evidentemente, c’è chi ha imparato molto bene la lezione e
sa l’importanza di avere un popolo diviso, litigioso, pronto alla pugna anche
con chi pensa allo stesso modo ma magari lo dice in modo diverso, lo fa in modo
diverso o, semplicemente, ha un’idea per primo. Il caso dei terremotati è
lampante: divisi in mille comitati e comitatini, si accusano a vicenda di
strumentalizzazioni fantomatiche senza spiegare, però, il pro della presunta
strumentalizzazione.
Fatto sta che ci si divide su tutto, si fanno i gruppetti
coi capetti come a scuola e ci si guarda in cagnesco, pur dicendo esattamente
le stesse cose, pur volendo esattamente le stesse cose, pur puntando tutti allo
stesso obiettivo. Tante energie sprecate, tempo perso, impegno buttato per
farsi la guerra a vicenda quando il “nemico” è un altro e lo sanno tutti. Ma l’uomo
è caduco, e spesso la vanità, l’ambizione, la voglia di emergere è superiore ad
ogni buona volontà. Lo sanno bene quelli che hanno tessuto questa trama
ignobile ma quasi perfetta che punta alla desertificazione delle zone montane
del centro Italia, lo sanno bene e ci fanno un grande affidamento.
Loro sponsorizzano i terremotati buoni, quelli del vattuttobene
che, furbescamente, sono passati al vamaluccio mamiaccontento. Quelli del post
commovente, del dare voce ai terremotati ma mai quando si lamentano, quelli che
bisogna rabboccarsi le maniche anziché lamentarsi, quelli delle SAE che ci si
sta bene, quelli del ma che va cercando questo che manco è terremotato. Quelli
non litigano con nessuno, vanno d’accordo con tutti (con me no, sono stato
bannato da alcuni gruppi di questo tipo, penso tra i pochi), non partecipano a
niente ma non ostacolano niente, però seminano discretamente zizzania. E la
zizzania, si sa, cresce bene dappertutto. Gli altri si azzuffano tra loro. E
qualcuno, ai piani alti, si frega le mani e si complimenta con se stesso.
Luca Craia