sabato 28 aprile 2018

Sicurezza sulle strade: lo stradone Fermo-San Giorgio non ha più il tutor, forse funzionava troppo bene.


Va bene, lo sappiamo tutti che la provinciale 239, meglio conosciuta come “lo stradone”, la strada a quattro corsie che collega Fermo a Porto San Giorgio, è passata dalla Provincia di Fermo all’Anas e che quindi la Provincia se ne può tranquillamente disinteressare. Però, viste le ripetute dichiarazioni del Presidente Canicola e dell’assessore alla viabilità Perugini, che si sono detti a più riprese preoccupatissimi per la sicurezza degli automobilisti, mi sarei aspettato che queste preoccupazione non cessassero nel momento in cui termina la propria responsabilità diretta. E invece pare che sia così.
Che i tutor lungo questa strada fossero ormai spenti da tempo era cosa nota, anche se, non avendo la certezza matematica che questo fosse vero e vedendo ancora le apparecchiature installate all’inizio e alla fine della strada, gli automobilisti continuavano a rispettare con un certo scrupolo il limite dei 70 Km/h. Ora però sono state rimosse anche le telecamere, e questo ce ne siamo già accorti in tanti e ne hanno parlato anche i giornali. Cosa possiamo aspettarci? Molto probabilmente si tornerà a correre veloci, come si faceva prima dell’avvento dei tutor e, Dio non voglia, potrebbero tornare a verificarsi i tanti incidenti anche gravi che capitavano in passato. Insomma, la sicurezza se ne è andata a farsi benedire.
Che c’entra la Provincia? La decisione di togliere i tutor è stata presa dall’Anas, quindi la responsabilità è sua, non certo della premiata coppia Canicola-Perugini. Però qualcosa si poteva fare per evitarlo, si poteva intervenire politicamente, si poteva prendere qualche iniziativa, protestare, fare un comunicato stampa, almeno ribadire che, chi toglieva i tutor, si sarebbe preso la piena responsabilità di quello che sarebbe potuto accadere. Perché non è stato fatto? Evidentemente tutta questa preoccupazione per gli automobilisti non c’è o c’è solo quando c’è da fare cassa, come è accaduto sulla Mezzina con l’arcinota questione degli autovelox contestati (e battuti) dai multati.
L’autovoelox. La soluzione potrebbe essere, e sono pronto a scommettere che lo sarà, proprio l’infernale macchinetta messa a tradimento. Con l’autovelox si fa cassa, un sacco di soldi, molti di più di quelli che fruttava il tutor che tutti, o quasi, avevano imparato a rispettare. Ora si tornerà a correre, dicevamo, e probabilmente si tornerà anche a incassare un bel po’ di soldi dalle multe. Alla fine, che ci frega della sicurezza?

Luca Craia

IL CAPOLAVORO DEL COMMISSARIO DE MICHELI

Comunicato integrale

Quando nell’apparentemente lontano 9 settembre 2017 il Consiglio dei ministri nominò Paola De Micheli commissario straordinario alla ricostruzione le sue prime dichiarazioni furono :
“E' un incarico importante e gravoso, lo affronterò con umiltà e determinazione" - “opererò non solo per la ricostruzione materiale delle zone colpite dal sisma, ma anche per la rinascita civile e sociale delle comunità"(fonte Ansa).

“RINASCITA CIVILE E SOCIALE DELLE COMUNITÀ “
Non sapevamo cosa intendesse con queste parole, ma da umili terremotati, pensavamo avesse buone intenzioni e comunque, tutto sembrava fuorché, la volontà di trovare scuse ed espedienti per aggredire, proibire e addirittura denunciare penalmente quelle popolazioni già duramente colpite dal terremoto! 
Un Commissario straordinario(straordinario di che ed in che cosa poi...) dovrebbe, a nostro avviso, prendere a cuore le esigenze delle persone sfortunate delle quali dovrebbe occuparsi e mettere in piedi tutte le misure possibili affinché questo stato negativo,inaccettabile e deprimente delle cose, cambi in maniera repentina e radicale.

Così non è stato, anzi.... nei pochi mesi in cui lei stessa è stata operativa, si ricordano gli innumerevoli tagli di nastro di Sae incomplete ed inutilizzabili (nessuna delle Sae “consegnate” durante le inaugurazioni fino a dicembre, potevano essere immediatamente abitate dal terremotato di turno!) o di opere finanziate da privati e dove i politici di turno hanno fatto a gara a presentarsi attribuendosi non si capisce quale merito e quale motivazione alla loro stessa presenza, visto che di pubblico ancora non è stato fatto nulla! 

Da Dicembre il nostro amato Commissario De Micheli va in giro a raccontare che non può “agire o modificare” nulla di concreto e sostanzioso prima perché il parlamento era “depotenziato perché il governo stava per dimettersi, poi perché il governo,dimissionario, non avrebbe avuto la forza di modificare alcuna legge, poi perché effettivamente non vi era la possibilità di “legiferare” causa assenza di governo. 

Nel frattempo......mancano ancora il 35% di Sae, i posti di lavoro perduti sono sulle migliaia di unità, la tutela sanitaria e contrattuale dei lavoratori delle Sae appare una chimera(c’è stato anche uno sciopero), i suicidi e l’incremento dell’uso di ansiolitici tra i terremotati sono purtroppo in costante aumento, la burocrazia blocca, de facto, le approvazioni delle(poche) pratiche presentate e registra un assurdo 16% nelle approvazioni, i villaggi Sae mancano di zone di aggregazione dove le comunità potrebbero confrontarsi e ritrovarsi, non è stata assolutamente istituita una vera zona franca urbana differenziata per danni subiti, gli incentivi ci sono soprattutto da chi viene da fuori e non c’è alcuna priorità alle imprese/ lavoratori colpiti dal terremoto, non è stato fatto assolutamente nulla per dare la possibilità ai non residenti di rientrare ed alimentare quel flusso commerciale indispensabile alle imprese locali non soltanto per il rilancio, ma per il semplice sostentamento delle loro attività, ma ci sono due record del quale questo premuroso Commissario può vantarsi: 

1) AVER IMPOSTO IL PAGAMENTO DELLE TASSE A CHI NON È IN GRADO DI PRODURRE CHIEDENDOGLI DI INDEBITARSI CON LE “SOLITE BANCHE” con tanto di lettera ai sindaci 

2) AVER CONFEZIONATO UN DECRETO GRAZIE AL QUALE ALMENO 400 TERREMOTATI SONO STATI DENUNCIATI PENALMENTE ; DECRETO CHE,ANZICHÉ SALVARE, HA CONDANNATO SENZA APPELLO CHI DA SOLO, CON I PROPRI RISPARMI E SUL PROPRIO TERRENO, SI È COSTRUITO UNA CASETTA DI LEGNO TEMPORANEA PER NON ABBANDONARE LA PROPRIA ATTIVITÀ E/O GOVERNARE LE PROPRIE BESTIE! 

Questa sarebbe la rinascita civile e sociale delle comunità? 
È questo che intendeva caro Commissario? 

AVVISO A POLITICI E POLITICANTI: 
Il tempo concesso sta per scadere, i terremotati sono stanchi di questo teatrino volto a spartirsi le poltrone!
Dovete dare priorità ai problemi che non possono essere rimandati e vanno immediatamente affrontati.
Non possiamo aspettare ancora! 

Convocheremo i comitati dei cittadini e prenderemo insieme una decisione, ma non staremo di certo ad attendere e subite inermi queste incomprensibili ingiustizie!

Francesco Pastorella 
Coordinatore Comitati Terremoto Centro Italia

venerdì 27 aprile 2018

Il deltaplano del deserto. La strategia del terremoto prende corpo.

Se qualcuno si fosse chiesto il perché, secondo chi ha teorizzato la cosiddetta "strategia della desertificazione", tra cui il sottoscritto, chi ha gestito l'emergenza infinita e perdurante del terremoto volesse svuotare di vita i luoghi colpiti dal sisma, oggi ha la risposta nelle foto pubblicate dall'ANSA che ritraggono l'enorme orribile ferita alla montagna inferta dalla spianata destinata a sorreggere il cosiddetto "deltaplano", il centro commerciale che dovrebbe ospitare le attività dislocate di Castelluccio ma che è voluto, finanziato e gestito da una super-multinazionale. Metri cubi di calcestruzzo, metri quadri di orrore in mezzo a uno dei luoghi più belli di Italia. 
Si è riusciti a stendere quella crosta di cemento perché non c'era popolazione a vigilare. Si è riusciti a infliggere questo squarcio sanguinante perché prima si è provveduto a svuotare l'area di esseri umani. Mentre si abbattono casette di legno e si minacciano gli abitanti di terribili azioni legali per aver chissà come deturpato il paesaggio con innocue minuscole costruzioni, alle falde del Vettore si spacca, squarta, massacra il territorio con una tranquillità talmente assoluta che spiega tutto.
A che serve desertificare? A fare questo. Prepariamoci al peggio.

Luca Craia 

Beverati ci riprova: Il Giardino in Piazza torna a Montegranaro sabato e domenica prossimi.

L'edizione 2017

Il 17 marzo scorso era stata annullata per maltempo l’annunciata manifestazione “il Giardino in Piazza”, organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Montegranaro per ridare un minimo di vivacità al centro di Montegranaro, solitamente deserto durante i fine settimana. L’idea è buona e giunge nel 2018 alla sua terza edizione, dopo le prime due che, per quanto molto interessanti, hanno richiamato poco pubblico in generale. Ora ci si riprova, dopo l’annullamento, riproponendo l’intero programma per domani e dopodomani.
L’idea, dicevamo, è molto buona, e vede un allestimento di piazza Mazzini molto particolare, trasformando il cuore di Montegranaro (o quello che dovrebbe esserne il cuore) in un autentico giardino pieno di piante, fiori e arredi da esterno. Come l’anno scorso ci sarà la presenza del celebre personaggio televisivo, esperto di giardinaggio, Alessandro Magagnini che interverrà ripetutamente con diverse proposte. Il programma è comunque molto ricco e prenderà il via alle ore 15 di sabato per proseguire fino alle 21, per poi riprendere alle 10 di domenica mattina e concludersi, sempre domenica, alle 22,30 con un non meglio definito “spettacolo a sorpresa”. Potete trovare l’intero programma sulla pagina Facebook del Comune di Montegranaro.
Credo che i Montegranaresi debbano augurarsi un successo per questa manifestazione, perché è uno dei rari tentativi di portare intelligentemente un po’ di gente in centro, e quando dico centro dico quello vero, dentro le mura castellane, quel luogo troppo spesso e troppo a lungo dimenticato dalle varie Amministrazioni Comunali. Certo, non sarà facile, viste le tante manifestazioni “concorrenti” che si possono trovare in zona, prima fra tutte la Fiera di Primavera a Monte San Giusto. Ma è giusto provarci e confidare in una buona risposta dei Montegranaresi e, perché no, anche di gente da fuori, magari che venga anche per visitare l’ecclesia di Sant’Ugo, per l’occasione aperta da Arkeo nel pomeriggio di domenica (16.00-19.00), oppure per gustarsi una delle tante offerte divertenti del programma.

Luca Craia

Gli adesivi di Salvini impiccato, Pavia che fa compagnia a Macerata. Quando l’antifascismo fa paura.


Premetto, onde sgomberare il campo: chi scrive è convintamente antifascista, anticomunista, antitotalitarista. Ciò detto passiamo ai fatti. Non ha fatto in tempo a sopirsi, anzi, non si è sopita per niente la polemica sui fatti di Macerata del 25 aprile, quando il gruppo antifascista – o sedicente tale – Antifa ha pensato bene, con tanto di benedizione dell’Amministrazione Comunale (poi redentasi, ma a danni fatti) di appendere un fantoccio dalle sembianze di Benito Mussolini, e poi un altro rappresentate un generico fascista, a una forca eretta in pieno centro per far giocare i bambini alla pignatta, insegnando loro che spaccare la testa a un fascista (e, conoscendo i soggetti, fascista può essere chiunque che non la pensi come loro) è cosa buona e giusta. 
A rotative ancora ben calde, con articoli stupefacenti che, invece di condannare il gesto, lo giustificano, lo minimizzano, addirittura individuando responsabilità in chi si è per questo indignato circa l’ennesima sputtanata immeritata per la città di Macerata (vedi Cronache Maceratesi, per esempio), arriva una notizia che farebbe quasi dire “mal comune mezzo gaudio” se solo non fosse che il gaudio non c’è e il mal comune è un male raddoppiato. La notizia racconta che, a Pavia, circolano adesivi raffiguranti Salvini impiccato a testa in giù, riservando la stessa sorte a Trump, Erdogan e Netanyahu, e la scritta in inglese, tanto per far capire che sono imbecilli ma sanno le lingue, "make fascists swing again".
Verrebbe da dire che i cretini fioriscono a primavera come i fiori di pesco. Peccato che non si tratti solo di quattro cretini scriteriati, ma che, come abbiamo potuto vedere dagli articoli di stampa, l’idea di “impiccare” l’avversario politico non fa poi così ribrezzo come ci si aspetterebbe. Del resto ormai da tempo ci siamo accorti di un ritorno di fiamma, a sinistra, di quel concetto becero e reazionario che giustificherebbe la violenza contro il fascista di turno. Chi ha anni a sufficienza come me ricorderà che, negli anni di piombo, per gli estremisti di sinistra e per gli anarchici insurrezionalisti, fascisti erano tutti coloro che non erano comunisti o anarchici e, alla fine dei giochi, rientrò nella definizione anche qualche compagno un po’ troppo moderato.
Ho già scritto della mia preoccupazione per la recrudescenza della violenza di sinistra che, ben inteso, non è né peggiore né migliore della violenza di destra. Del resto, in queste cose non c’è né destra né sinistra, c’è solo l’imbecillità umana. A preoccupare ulteriormente, però, c’è questa tendenza a minimizzare, a non calcolare fatti che in realtà sono gravissimi, a non stigmatizzare questi accadimenti e a non condannarne senza mezzi termini gli autori.
La situazione politica in Italia, senza governo da 54 giorni, è terribile e al momento non si vedono soluzioni. Le forze politiche sono allo sbando, il Paese si sta incancrenendo tra recriminazioni, accuse e timori per il futuro. In questo terreno fertile, gli estremismi ingrassano e crescono rapidamente. Almeno chi è sano di mente, chi ha principi democratici saldi, soprattutto chi ha la responsabilità di informare la gente sia responsabile e non cada nella tentazione del tutti contro tutti. Soprattutto non giustifichiamo la violenza, mai e poi mai. La violenza e la democrazia non possono andare d’accordo.

Luca Craia