Ricevo dal
blog, tramite il modulo di contatto, la seguente lettera di un lettore. Il
testo è completo e circostanziato e ve la giro così com’è, sia per segnalare il
problema, che pare serio, sia per eventualmente stuzzicare un dibattito.
Leggete con attenzione.
Luca Craia
Buongiorno,
scrivo la
presente solo per segnalarvi un fatto che mi sembra meritevole di attenzione.
So che già da
alcuni anni l'Anas, sempre così solerte quando ci sono da evitare lavoro o
spese (poichè in Italia si sa che i soldi dei contribuenti vanno bene per tutto
tranne che per le cose utili o necessarie), ha preso la bella abitudine di
cospargere in primavera diserbanti per tutto il territorio nazionale, in barba
alle più elementari norme di buonsenso e di ecologia, anziché procedere con il
tradizionale sfalcio ai bordi delle strade.
Possiedo una
seconda casa nel comune di Valfornace, in zona parco dei Monti Sibillini.
Appena due settimane fa, proprio recandomi in automobile verso la suddetta casa
sulla superstrada statale 77 ho potuto con mio disappunto notare, per la prima
volta da queste parti, la presenza di vistose strisce di erba secca lunghe
kilometri sulle cunette ai lati della carreggiata stradale, segno evidente
dell'ampio uso di diserbanti. Il tratto da me visionato è quello della
superstrada tra Caccamo e l'uscita di Muccia, ma anche fuori dalla superstrada
sulla vecchia statale procedendo da Muccia verso l'incrocio per
Pievebovigliana. Naturalmente è molto probabile che anche altri ampi tratti
della vecchia statale dove non sono passato, verso Colfiorito o verso Visso,
siano state oggetto delle stesse amorevoli cure da parte dell'Anas.
Mi preme
evidenziare che da queste parti capita spesso di imbattersi in animali
selvatici che attraversano le strade (non è raro che ricci, scoiattoli,
caprioli, cervi o cinghiali vengano investiti). I veleni ingeriti da questi
animali, entrano inevitabilmente nella catena alimentare poiché da parecchi
anni sono ricomparsi i predatori (lupi) che sono in aumento. Ma anche le pecore
o le mucche, che poi producono latte, spesso pascolano nelle immediate
vicinanze delle cunette stradali. Ad andarci di mezzo sono dunque anche le
persone. Tra l'altro, mi risulta ma non vorrei sbagliare, che la normativa
nazionale preveda che un terreno irrorato con diserbanti debba essere tenuto in
quarantena per almeno 48 ore, tempo necessario a far sì che alcuni elementi
tossici si disperdano nell'aria.
Peccato che
l'Anas non può chiudere una statale per 48 ore. E siccome parecchi da queste
parti hanno ancora l'antiquata abitudine di andare in giro in bici o
addirittura a piedi, ecco che respirare veleni anche in campagna, grazie
all'Anas, ora non è più utopia. Ah, che bella cosa il progresso.
Mi si
permetta anche di aggiungere che le strade da me visionate passano vicino al
fiume Chienti ed ai laghi di Polverina e Caccamo, per cui ad andarci di mezzo
sono anche i corsi d'acqua. Insomma, non vogliamo farci mancare proprio nulla.
Il problema
comunque si presenta non solo in questo caso specifico ma, a fasi alterne, su
tutto il territorio nazionale. Finora solo al sud, ora noto con piacere che ci
spostiamo piano piano più a nord, per par condicio.
Trento e
Bolzano preparatevi.
Pensavo che,
almeno in una zona di notevole interesse paesaggistico e naturalistico, non
avrebbero avuto lo stomaco per fare ciò. Ma invece no, evidentemente non c'è
mai limite al peggio ed in questa nostra popolazione italica non esiste più
vergogna da nessuna parte, nemmeno da parte di coloro che dovrebbero
amministrare. Molto probabilmente il fatto che questa bella abitudine sia stata
proposta anche nella Val di Chienti per la prima volta, si deve al fatto che la
popolazione locale è inevitabilmente distratta da problemi un pò più seri
(bisognerebbe dire terremoto, ma in realtà di tutti i problemi solo 1/10 forse
sono dovuti al terremoto in sé ma gli altri 9/10 li ha causati la burocrazia).
Anche i turisti, altri che magari potrebbero prenderla non troppo bene, sono di
fatto spariti grazie allo stesso terremoto. Molto opportunisti perciò i
"signori" dell'Anas locale ad approfittare della situazione venutasi
a creare, la quale fa sì che il tutto potrebbe tranquillamente passare
inosservato e sotto silenzio.
Per la vostra
conoscenza, anche aiutandomi con notizie prese dal web di cui allego i link,
vorrei fare qui una breve cronistoria del fenomeno che, seppur bloccato in
alcune zone del Paese, viene puntualmente ogni volta riproposto dalla stessa
Anas senza vergogna o remore anche da altre parti, con la scusa di risparmio
per la collettività. Risparmio in realtà inesistente, poichè i danni provocati
all'ambiente rischiano di costare alla lunga molto, ma molto di più.
Soprattutto alla salute di persone ed animali. In un comunicato stampa di
qualche anno fa, la suddetta azienda Anas (che dà spiegazioni solo quando
costretta, in questo caso dai mugugni usciti su qualche giornale), si era
affrettata a comunicare che i diserbanti utilizzati (diserbanti a base di
glyphosate la maggior parte dei quali prodotti dalla famigerata ditta americana
Monsanto) sarebbero innocui per la salute:
Peccato però
che altrove, sulla effettiva sicurezza di tali diserbanti vengano sollevati non
pochi dubbi, anche da parte di personaggi non di poco conto quali ad esempio
studiosi universitari.
Si potrebbe
obbiettare che anche alcuni universitari a volte dicono minchiate, mi si
perdoni l'espressione. La verità vera è che ognuno dice la sua tirando acqua al
proprio mulino, come d'abitudine, e quindi l'effettivo grado di pericolosità di
questi diserbanti per persone, animali e vegetali lo conosce in realtà solo il
padreterno. Però così a naso verrebbe da pensare che tanto bene non possono
fare, specie quando irrorati senza tanti problemi nelle immediate vicinanze di
laghi e fiumi (come capita appunto nel caso specifico di cui sono stato
spettatore in prima persona). In tutto questo, a leggere il loro comunicato,
per irrorare questi diserbanti gli operai ANAS dovrebbero aver ottenuto
un'autorizzazione da parte dell'ASL territoriale competente. Ma come si
verifica se questa autorizzazione ci sia stata veramente oppure no? E chi controlla?
Attenendosi
perciò solo ai fatti, è successo che in altre zone del Paese, dove le comunità
o i sindaci si sono mossi per cercare di contrastare il fenomeno, stranamente
l'Anas ha subito dovuto cedere e smettere di irrorare detti diserbanti. Ma
come, non erano innocui?
Va altresì
detto che la stessa Anas, così solerte nel mondo virtuale nel dichiarare non
pericoloso l'uso dei diserbanti, ha incontrato qualche piccolo intoppo si è
passati poi al mondo reale:
Di articoli
cercando in rete ce ne sono molti altri, ma non vorrei dilungarmi troppo. Ad
ordinare le date ed osservando il percorso compiuto dal fenomeno, verrebbe
quasi da ridere: dalle isole al sud ed adesso piano piano ci spostiamo più a
nord. Sembra la spedizione dei mille. A pensar male verrebbe da farsi la
domanda: a chi è che giova realmente tutto questo? Se le ASL e le autorità
facessero affettivamente attività di controllo (cosa che nella realtà non
fanno) quanti fondi e tempo dovrebbero spendere per arginare il fenomeno dei
diserbanti che vengono usati illegalmente nei terreni privati in tutta la
penisola? Non sarebbe più logico e semplice (per le tasche ma soprattutto per
la salute e l'ambiente) troncare il problema alla radice e bandire invece i
diserbanti da tutto il territorio vietandone produzione e commercializzazione?
Davvero vogliono farmi credere che i diserbanti sono necessari?
Chiedo scusa
se mi sono dilungato troppo, ma ritengo sia importante che chi ne ha la
possibilità porti a conoscenza dell'opinione pubblica e degli organi
interessati di questo fenomeno, che ora appare sempre più anche nella nostra
regione.
Cordialmente,
Lettera firmata