Quanti danni può fare un
deltaplano? Nessuno, direte, a parte il danno di cascare per terra col suo
conducente. Eppure c’è un deltaplano che è stato utilizzato per bombardare e
sbrindellare tutta una linea di difesa che qualcuno considerava nemica, forse a
ragione, e che, comunque, combatteva da quasi due anni a favore di una
categoria di persone, poche persone, per la verità, in rapporto a un’intera
popolazione nazionale, che sono state vessate, deturpate, massacrate dallo Stato
in tutti i modi: i terremotati.
La faccenda del cosiddetto
deltaplano di Castelluccio è riuscita dove mesi e mesi di disinformazione
pilotata, di attacchi sui social, di trolling organizzato non sono riusciti:
smembrare l’informazione libera e indipendente. Da quando è esplosa l’ultima
polemica sul non-centrocommerciale di Castelluccio, molti di coloro che
affiancavano i terremotati nella loro quotidiana lotta per sopravvivere alla
burocrazia e allo Stato vessatore hanno mollato, hanno tirato i remi in barca,
hanno smesso di lottare se non con qualche puntata sporadica. Io personalmente
l’ho fatto: dopo quasi due anni di scrivere quotidiano, cercando di dare voce a
chi voce non ha, almeno sulla grande informazione nazionale, cercando di dare
quel punto di vista che manca, di colmare quel buco che fa in modo che la
maggioranza degli Italiani pensi che, nel centro Italia, dopo il terremoto, sia
quasi tutti risolto, ho capito che non poteva più funzionare. E vedo che sono
in molti ad aver, se non smesso, allentato molto la lotta.
La spiegazione è semplice:
non si può lottare contro quelli per i quali lotti. L’impegno messo fin qui è
stato sempre e solo finalizzato al bene di queste genti sofferenti ma, quando
sono le stesse genti a chiederti di smettere, perché convinte che, nella tua
lotta, stai danneggiando loro, allora ti devi fermare, anche se sei convinto
che non è così, che stai ancora andando verso la giusta direzione. Questo è
accaduto col deltaplano: gli stessi terremotati hanno detto basta, hanno
reagito contro chi, anche il quel caso, lavorava per il loro futuro, hanno
scelto un futuro immediato, secondo me profondamente sbagliato, piuttosto che
un futuro giusto e duraturo ma che richiedeva ancora di lottare, di non mollare il
colpo.
Non si può lottare contro
quelli per i quali lotti, anche se hai ragione, anche se vorresti farglielo
capire. E qui sta il capolavoro di chi ha programmato la desertificazione, la
quadratura del cerchio: annullare il dissenso col dissenso. Non è tanto la
minaccia di azioni legali da parte di Alemanno, Sindaco di Norcia, che si
scaglia contro chi, fino al giorno prima, lo difendeva. È la richiesta dei Castellucciani,
e quella a seguire di altri terremotati, di spegnere il megafono, di
comprendere, come se non avessimo compreso, di lasciarli gestire il loro
destino. Ho scelto di farlo, anche se convinto che non stiano facendo la cosa
giusta, ma devo rispettarli, per lo stesso motivo per cui ho lottato per loro
fino a oggi. E, a quanto vedo, sono in molti ad aver scelto come me. E chi se
ne avvantaggia è chi vuole lo spopolamento, vuole l’acqua, vuole la Disneyland
dei Sibillini. Ci sta riuscendo.
Luca Craia