Nel titolo del Corriere
Adriatico di oggi c’è il sunto dell’italianità quando capitano fatti come
quello di ieri all’Istituto Montani di Fermo, il trionfo della
non-responsabilità. Sì, perché qui non c’è nemmeno più lo scaricabarile, bensì
lo sgravio completo e totale di ogni responsabilità. Il giornale titola “cause
imprevedibili”. È allucinante. Vuol dire che un tetto può cadere in testa ai
nostri figli quando meno te l’aspetti e non si può evitare, come non puoi
evitare che ti colga un fulmine. La Provincia che dice: “controlli in regola” e
la Preside che tranquillizza: “aula poco usata”.
Quindi, riassumendo: la colpa
è solo esclusivamente della forza di gravità che fa questo effetto strano di
far cadere le cose. È imponderabile, la forza di gravità, quasi come il
terremoto. Non puoi sapere dove la forza di gravità colpirà, devi rassegnarti.
I controlli, del resto, sono in regola, per cui se il tetto crolla la colpa è
del tetto. E se l’aula è poco usata, le possibilità che questo tetto caschi
addosso a qualche ragazzo si riducono, e se proprio succede, vorrà dire che
doveva succedere.
Insomma, non si è posata
ancora la polvere sollevata dalle travi che si sono infrante sul pavimento che
già c’è l’autoassoluzione, la corsa a sgravarsi da ogni colpa prima ancora che
ci sia una perizia seria, un’indagine, uno studio per capire cosa sia
effettivamente successo. Perché non è possibile capire, in poche ore, quale sia
la causa del crollo, ma già si è capito che non ci sono responsabili e non ce
ne saranno. In altri Paesi, l’uomo delle istituzioni che si trova di fronte a
un disastro simile, oltretutto potenzialmente catastrofico, quanto meno dà le
dimissioni in attesa degli esiti dell’inchiesta che di norma ci deve essere. Da
noi, invece, è comunque scevro da colpe, qualsiasi cosa accada, e la poltrona
non si lascia.
Luca Craia