venerdì 18 maggio 2018

Il terremoto e gli insulti. Questo è quello che capita quando si toccano interessi politici.


Vi posto di seguito alcuni commenti al mio ultimo articolo sul cimitero di Ussita. L’articolo è nato da alcune foto raccapriccianti, che mostrano le bare ancora esposte a due anni dal sisma, inviatemi da un Ussitano. Il cimitero è zona interdetta, non si può entrare, ma non è mio compito stabilire chi vi sia entrato per fare le foto e se ne avesse l’autorizzazione. Il mio compito, il mio dovere morale, è denunciare la situazione assurda in cui vengono lasciate le salme. Qualcuno, invece, preferirebbe sottacere in nome di una legalità tirata fuori a proprio comodo.

I commenti che vedete provengono tutti da persone schierate politicamente, tutti di sinistra ed estrema sinistra. Gente che parla di rispetto ma non si fa scrupoli nell’insultare pesantemente, ma ci siamo abituati: è la cosiddetta superiorità morale.
Concludo e vi lascio agli screenshot, dichiarando quanto guadagno con i vostri click tanto vituperati: in un anno, se va bene, ci realizzo 140/150 Euro. In un anno ne spendo circa 5 al giorno per i giornali, per tenermi informato su quello che scrivo. È evidente che vado a caccia di click perché ho l’obiettivo di comprarmi la Ferrari.
Ora, se il terremoto non è una priorità per nessuno, è anche grazie a questi signori che, dal primo giorno, tendono a tappare la bocca a gente come me in modo che passi solo la loro, di verità. Per la loro verità, del cimitero di Ussita non si sarebbe mai saputo niente.

Luca Craia

P.S.: nelle eventuali condivisioni di questo scritto, vi pregherei di non insultare a vostra volta. Detesto l'insulto in generale e chi lo utilizza.



Cimitero di Ussita, simbolo dell’immobilismo fluttuante.



di Sibilla Onorati

Gridano vendetta i morti di Ussita, divenuti oggetto di dibattito sui social, dopo che il blog L'Ape Ronza ha mostrato che a diciannove mesi dal sisma, tutto è rimasto immobile. Nessun intervento urgente è stato fatto per mettere al riparo le parti crollate del cimitero del paese, come si nota dalle foto mostrate.
Sulla stampa era stato annunciato un progetto per il cimitero di Ussita, ma a quanto pare burocrazia, procedure e atti amministrativi hanno avuto la precedenza sulle necessità umane. Vedere quelle immagini è un pugno nello stomaco, è estremamente facile oltrepassare il confine tra legittima denuncia e strumentalizzazione. Il silenzio dei morti non fa rumore, provvedere alle loro necessità non è urgente come i bisogni dei vivi. Si possono tranquillamente lasciare in un angolo, dimenticare, aspettando il prossimo turno.
Basterebbe poco, un intervento concreto e deciso, per evitare che quelle bare possano stare alla vista di chiunque, anche di chi le ha fotografate. Per i morti potrebbero però parlare i loro parenti. Che cosa si prova a sapere che la tomba di una madre, di un padre, di un fratello, di qualche vecchio zio, dei propri nonni, si trova in mezzo alle macerie e la bara è visibile? Cosa si prova a non poter più intessere quell'intimo dialogo di silenzio e preghiera, davanti al sepolcro dei propri cari defunti? Anche chi non ha parenti defunti ad Ussita, di sicuro prova profondo fastidio a vedere quelle immagini.
Al di là del fatto concreto, questi morti sono il simbolo dell'immobilismo fluttuante della gestione post terremoto. Un corpus normativo mastodontico e cervellotico, una mole di danni tale da dare lavoro per svariate decine di anni, il rischio è che pezzi di territorio finiscano nel silenzio e nell'oblio, come il cimitero di Ussita. Dove non ci sono i riflettori della notorietà, del turismo, di infrastrutture viarie, economiche, culturali, l'attenzione può svanire, il tempo fermarsi, la distruzione ed il silenzio rimanere una costante per un periodo indefinito, quel tanto che basta a far passare a miglior vita chi a quel territorio è legato, chi vi sente le proprie radici.
Ci potrebbero essere in futuro posti che come l'antica Pompei, ci ricorderanno la potenza distruttrice della natura, restando immobili nell'attimo della distruzione, a ricordare quel tempo che è stato, ma non sarà mai più. La storia insegna che è stato il culto dei morti a tramandare ai posteri lo splendore e la meraviglia delle antiche civiltà, questo è un altro motivo per cui i morti di Ussita non meritano di passare sotto silenzio.

giovedì 17 maggio 2018

I terremotati si accorgono di non esserci. Ma è da molto che non ci sono.


Trovo bizzarro che la signora Alessia Morani, deputato del Pd eletto nelle Marche, quindi direttamente coinvolta o, almeno, così dovrebbe essere, nelle vicende che accompagnano i Marchigiani terremotati dispersi tra montagne di scartoffie, ordinanze, divieti, vessazioni e prese in giro di varia natura, si accorga solo oggi che i terremotati, appunto, non sono tra le priorità del Governo. Lo trovo bizzarro perché, prima di tutto, il Governo ancora non lo abbiamo, è tutta da vedere, come sono da vedere le priorità dell’eventuale esecutivo che potrà nascere, si spera, a breve.
Solo ora se ne accorge, la signora Morani, del fatto che i terremotati siano tutto meno che prioritari. Non lo sono mai stati, nemmeno per i Governi targati Pd, il partito della stessa onorevole marchigiana, che hanno fin qui gestito l’infinita emergenza. E, al momento, non sembra proprio che siano una priorità per quello a venire.
E ci sta, visto che nemmeno per gli stessi terremotati la priorità sono i terremotati. Per loro le priorità sembrano essere altre: ci sono più comitati che terremotati, tanto per dirne una, e non si vogliono affatto bene tra loro, anzi, non perdono occasione per sputarsi un po’ di veleno addosso a vicenda. Poi ci sono gli interessi personali, economici, politici, di semplice visibilità. Poi ci sono gli interessi particolari, di comunità, che non sempre collimano con quelli di altre comunità.
Tutto questo ha generato un clima che sta facendo scappare a gambe levate i pochi rimasti a raccontare la storia com’è, a dire agli Italiani che, nelle zone del terremoto, le cose non stanno affatto andando bene come ci vogliono far credere. E se gli stessi terremotati non sono in grado di stabilire le priorità, di mettere davanti l’interesse comune, di ragionare con una visione d’insieme diversa per la loro terra e per il suo futuro, che cosa vuoi che glie ne importi al Pd, alla Morani, a Di Maio o a Salvini? Semmai si rifaranno vivi alle prossime elezioni. A raccogliere voti e applausi, come sempre.

Luca Craia