lunedì 21 maggio 2018

Via Zoli, arrivano i dissuasori di sosta. La resa nei confronti dell’ineducazione


A Montegranaro si parcheggia un po’ come ci pare, lo sappiamo, siamo il paese detentore del primato per il parcheggio creativo e questa propensione ormai genetica a inventarsi i parcheggi più assordi e, comunque, più irrispettosi delle regole e del prossimo sembra ormai essere assunta come irrimediabile persino dalle autorità preposte. Così adesso arrivano i dissuasori di sosta, archetti o paletti, ancora non si sa, in via Zoli. In questa strada, piuttosto stretta ma molto trafficata, che collega il paese a viale Gramsci, è costume consolidato parcheggiare sull’unico marciapiede, costringendo i pedoni a passare in mezzo alla strada esponendosi a rischi evidenti.
La decisione di mettere i paletti, quindi, va nella direzione di tutelare la sicurezza dei pedoni, e questo va benissimo, ma suona come una resa. Significa che non è ritenuto possibile educare gli automobilisti al rispetto, anche e soprattutto tramite i mezzi a disposizione delle autorità di controllo, che siano multe, rimozioni o quant’altro.
Questi mezzi vengono ampliamente utilizzati nel vicinissimo viale Gramsci, dove la multa scatta con estrema facilità, ma nel resto di Montegranaro vige il parcheggio selvaggio autorizzato nei fatti. Questo fornisce l’erronea idea che è lecito fare come vogliamo purchè non lo facciamo nel salotto buono del paese. Ecco allora che, quando si vogliono far rispettare le regole perché questo è necessario, non si può fare affidamento sul buon senso delle persone ma occorre ricorrere a mezzi coercitivi come i dissuasori. La qual cosa mi pare molto triste, oltre che esteticamente deprecabile.

Luca Craia

Porto Sant’Elpidio: spara alla moglie e la uccide dopo un litigio.


Si chiama Giuseppe Valentini, il settantacinquenne che oggi, durante un litigio in casa, nella frazione Corva, ha imbracciato il suo fucile da caccia e ha sparato due colpi al petto e al volto della moglie uccidendola. Ignote le cause del litigio. Al momento sul luogo del delitto, una casa fuori dall’abitato, ci sono ancora le Forze dell’Ordine e i soccorsi sanitari.

Luca Craia

L’Abbraccio e Incipit per parlare di Hospice e della storia di Marcella


Comunicato integrale

“Amore non conosce misura” è il lungo racconto della vita di Marcella Samuelli, che una volontaria dell’Associazione l’Abbraccio ha registrato e trascritto durante il ricovero dell’autrice nell’Hospice di Montegranaro.
Marcella non poteva più scrivere ma voleva realizzare un sogno: quello di raccontare la sua vita non comune, affatto banale, mai semplice e tranquilla: disabile dall’età di quattro anni a seguito della polio, ha vissuto la guerra, ha conquistato autonomia e ruolo sociale attraverso il lavoro, il volontariato, la vita non facile agli inizi della  Comunità di Capodarco accanto a Don Franco Monterubbianesi. Da lì il matrimonio, la gioia di due figli, la perdita del marito dopo una lunga e dolorosa malattia, e poi la sua stessa malattia con i molti mesi passati in ospedale, fino all’Hospice – eccellenza del sistema sanitario pubblico - dove, per dirla con le sue parole, ha “ricominciato a vivere tanto da poter finalmente scrivere questo libro”
Di questo suo sogno, lei ha fatto dono all’Associazione l’Abbraccio che con la diffusione del libro e le occasioni pubbliche per presentarlo, promuove l’esperienza dei volontari in Hospice e la cultura delle Cure Palliative per una sempre maggiore e più corretta informazione, sulle delicate e complesse questioni del fine vita.
Tra gli infiniti modi per scrivere un’autobiografia, e gli altrettanto infiniti motivi per mantenere viva la memoria di un individuo, questo libro certamente sceglie il rispetto e la tutela della dignità della persona malata non più guaribile, realizzando il principio fondamentale della Cure Palliative, regolate dalla legge 38/2010 e praticate prevalentemente negli Hospice di tutta Europa.
“Amore non conosce misura” nel raccontare una singola vita, testimonia la Vita, che dobbiamo onorare e celebrare, fino all’ultimo respiro come ha fatto Marcella: portando attenzione ed ascolto nelle relazioni umane, dandoci il tempo da dedicare al volontariato e alla condivisione, praticando il valore della gratuità, della solidarietà e del rispetto delle fragilità umane, nella forma più semplice che ogni individuo può esercitare: il prendersi cura di coloro che abbiamo accanto.