Pur avendo qualche minima competenza di diritto
pubblico e costituzionale, non sono affatto in grado, se non in linee di
massima, di dare un giudizio circa la volontà del Movimento 5 Stelle e di Fratelli
d’Italia di chiedere la messa in stato d’accusa per il Presidente Mattarella.
Posso però, da cittadino ed elettore, dare un giudizio politico sul suo operato
anche e soprattutto perché il suo operato è stato fin qui più politico che di
garanzia costituzionale. Credo sia evidente, salvo ai soliti obnubilati da
pregiudizi ideologici, che il Capo dello Stato abbia operato non per una
salvaguardia della Nazione quanto per evitare speculazioni economiche sulla
pelle dell’Italia, speculazioni minacciate neanche tanto velatamente da diverse
voci provenienti dai vertici europei. Questo considerando il tutto sotto buona
fede.
Poi possiamo fare illazioni, e ne sono state fatte
tante in questi giorni. Possiamo immaginare pressioni occulte, propositi
politici a favore del Pd, volontà di arginare il fenomeno Lega e 5 Stelle.
Fatto sta che, alla luce dei fatti, nessuno dei propositi del Presidente sembra
possa ottenere qualche risultato. La protezione economica dell’Italia nei
confronti di speculazioni economiche e danni derivanti dal mercato si è
disintegrata di fronte a due giorni di massacro, tra spread e rendimenti in borsa.
L’eventuale vantaggio del Pd pare naufragare di fronte a sondaggi che non lo
vedono affatto avvantaggiarsi di questa situazione, mentre la Lega, e
probabilmente anche il Movimento 5 Stelle, si avviano a migliorare anche
sensibilmente la performance elettorale ottenuta il 4 marzo. Insomma: un
disastro.
Un disastro che diventa un autentico pastrocchio, perché
la funzione di salvaguardia degli interessi degli Italiani è venuta di fatto
meno, sia da un punto di vista costituzionale, che da un punto di vista
economico. Ma, soprattutto, il problema è politico e istituzionale. La crisi in
atto sta comportando fratture irreparabili, logorando la reciproca fiducia tra
parti dello Stato e prolungando uno stato di incertezza politica in maniera
pericolosissima. I danni economici cominciano a diventare pesanti ed è difficile
pensare a un rientro dell’emergenza prima delle prossime elezioni, che si spera
avvengano presto.
Un governo a guida tecnica, come quello che sta
tentando di nascere da parte di Cottarelli, non ha possibilità di ottenere la
fiducia in Parlamento, né è pensabile trovare altre maggioranze che non
ricreino gli stessi motivi di frizione che ci hanno portato fino a questo
punto. Toccherà quindi rivotare in fretta e, se pasasse l’ipotesi di voto a
fine luglio, non ci sarebbe nemmeno il tempo di produrre un correttivo alla
legge elettorale per introdurre almeno un premio di maggioranza che risolva il
blocco generato dall’attuale legge. Il rischio, quindi, è che si voterà per
tornare esattamente dove siamo adesso.
Insomma, un pastrocchio madornale, generato non si sa
bene perché ma che sta portando l’Italia verso una situazione forse senza
uscita. E la responsabilità, checchè se ne dica e a parte fantasiose supposizioni su progetti elettorali inconfessabili, ricade tutta su Mattarella.
Luca Craia