Ancora vittime sulla Mezzina, oggi. Un ragazzo di 32 anni
che perde la vita per strada è una tragedia straziante, specie per chi, come
me, in vita sua ha percorso moltissimi chilometri per lavoro e sa quali rischi
si corrono, molto spesso non per causa propria. Molto spesso gli incidenti sono
frutto di comportamenti incauti, ma altrettanto spesso accadono per lo stato
delle infrastrutture che, in Italia, come purtroppo sappiamo bene, sono da
troppo tempo abbandonate a se stesse con una manutenzione superficiale e insufficiente.
Non so, al momento, come sia accaduto. So però che la strada
teatro di questa sciagura è una strada pericolosa. La Mezzina è una strada a
scorrimento veloce di fatto ma non di diritto, è una strada che porta ad andare
veloci ma non è adatta per farlo, è una strada densa di un traffico che non era
stata progettata per sostenere. Ci sono incroci a raso pericolosissimi e poco
segnalati, ci sono cartelli insufficienti, una segnaletica latitante e,
soprattutto, un manto stradale viscido e insidioso, specie se bagnato e peggio
se ghiacciato.
È una strada che manca di manutenzione, che avrebbe bisogno
di un asfalto drenante, di segnali chiari, di regolamentazione agli incroci,
come le tanto invocate rotonde. È una strada in cui la velocità andrebbe
limitata con sistemi attivi e passivi. Invece non si fa nulla. Le rotatorie
sono un miraggio, ma potrebbero salvare vite e impedire incidenti gravi se
installate a ogni incrocio. E il tutor, che c’era, almeno in un tratto, è stato
tolto, eliminando anche l’ultimo deterrente efficace.
Sono profondamente addolorato per quanto accaduto, e sono
arrabbiato. Perché gli incidenti capitano, per carità, ma si può e si deve fare
del tutto per limitarli. Su quella strada non si sta facendo niente.
Luca Craia